di Gian Piero Orsello
Premetto che il tentativo di distruggere la Costituzione repubblicana, sorta per volontà dei partiti antifascisti dopo la Resistenza e la Liberazione, dovrà e potrà essere impedito dal referendum previsto dall'art. 138 della Costituzione vigente per il quale non occorre alcun quorum ed è sufficiente quindi la maggioranza dei voti dei cittadini italiani per bloccare questo aborto sorto per volontà dell'attuale maggioranza di governo che ancora una volta subisce il ricatto della Lega e dei suoi zelatori approvando un testo pericoloso quanto sgrammaticato. Oltre all'opposizione unanime di tutti i partiti dell'Unione , vi sono state opinioni dissenzienti nell'attuale Senato , a dispetto del parere improvvido del suo presidente, come quella di Scalfaro - che presiede il Comitato per il referendum - di Andreotti e del Vicepresidente Fisichella, mentre da parte di alcuni partiti dell'attuale maggioranza si sono registrate preoccupazioni e pareri divergenti come quelli di Bruno Tabacci e di Bobo Craxi.
Il governo ha paura del referendum e vuole rinviarlo il più possibile nel tempo, anche forzando i termini fissati dall'art. 138 della Costituzione. Che giudizio si può dare quindi di questo testo approvato ora al Senato, dopo il voto di alcuni mesi or sono da parte della Camera, e che attende altri due obbligatori passaggi parlamentari?
Si tratta di un mostro giuridico e politico e non si può dare alcun giudizio di merito in quanto si tratta di proposte maldestre, incoerenti e avventate , inesistenti in ogni altro Paese democratico che non voglia corre il rischio di quella "dittatura della maggioranza", per seguire l'opinione di Giovanni Sartori (che ha commentato l'approvazione avvenuta da parte del Senato con l'espressione "uno schifo" , ripetuta tre volte), ispirandosi alle tesi sostenute all'epoca da Alexis de Tocqueville. D'altronde è particolarmente significativo l'articolo pubblicato su un quotidiano certamente non fazioso come il "Corriere della sera", il 24 marzo scorso, da un esponente certamente non della sinistra come Ernesto Galli della Loggia, che, commentando la votazione avvenuta al Senato ha intitolato il suo scritto "La patria perduta".
Per approvare la Costituzione della Repubblica, nel 1947 occorsero centinaia di esponenti politici di grande levatura, di preclare qualità , di specifica preparazione e di specchiato passato: per predisporre questo insano documento è bastata la scampagnata in una baita di montagna di alcuni signori la cui competenza è dimostrata dalla loro produzione , alla base del testo approvato dal Senato.
Sulla divisione dell'Italia in tante regioni con competenze inaudite e pericolose per l'unità nazionale, sullo strapotere del premier tuttofare, sul ruolo offensivo per il Presidente della Repubblica, sulla limitazione dei poteri tanto del Parlamento quanto della Corte costituzionale, sul contorto rapporto legislativo Camera-Senato , condivido ciò che pensano la grandissima maggioranza dei costituzionalisti italiani, le valutazioni di Romano Prodi, di Massimo D'Alema, di Piero Fassino, di Leopoldo Elia e di tutti i leaders dell'Unione dell'Ulivo.
Ciò che occorre fare da subito è illuminare tutti i cittadini sul rischio che corrono anche della decurtazione dei loro fondamentali diritti e dei loro legittimi poteri, per favorire un disegna sostanzialmente anticostituzionale ed eversivo nei confronti della Repubblica e della democrazia parlamentare. Perciò l'Associazione Articolo 21 con tutti i suoi esponenti ed aderenti si deve mobilitare per sostenere la legittima richiesta di un referendum che è detto "confermativo", ma che nella sostanzia deve divenire concretamente "abrogativo" di quanto spavaldamente deciso dall'attuale maggioranza.
Si può aggiungere che sul tema del progetto approvato dal Senato con l'approvazione di cinquanta modifiche alla parte seconda della Costituzione - e che v'è da augurarsi davvero che non diventi mai parte integrante della Costituzione della Repubblica! - occorre anzitutto osservare che tale progetto costituirebbe l'introduzione nell'ordinamento italiano di un sistema di natura sostanzialmente plebiscitaria, che non soltanto contrasterebbe in modo radicale con l'ordinamento costituzionale democratico posto a base della Costituzione della Repubblica entrata in vigore il 1° gennaio 1948 , ma contrasterebbe anche con alcuni principi fondamentali contenuti nella prima parte della stessa Costituzione (art. 2: "solidarietà politica"; art. 5: "Repubblica una e indivisibile") e forse con altri ancora.
Infatti il disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa "Modificazioni di articoli della Parte seconda della Costituzione", prospetta una radicale trasformazione di tutto l'attuale disegno costituzionale, dichiarando invece di incidere soltanto sulla seconda parte della Costituzione e non sulla prima, mentre in realtà , come è ben noto, la distinzione fra prima e seconda parte della Costituzione, evidente sul piano formale, non è concretamente operativa su quello sostanziale, sia perché la struttura della prima parte trova perfetta corrispondenza nella tessitura pluralistica della seconda, sia perché le interferenze tra le disposizioni costituzionali in materia di diritti e di doveri e quelle in materia di organizzazione sono continue.
Un ragione ulteriore per evitare di correre altri rischi ancora maggiori è quella di combattere senza alcuna incertezza e con assoluta determinazione il progetto predisposto dal governo della destra e dalla sua maggioranza parlamentare.