di Stefano Mencherini*
I tempi non sono dei migliori, già. La nostra quotidianità è dilaniata dai problemi, dalle difficoltà. Due dei nostri figli su quattro è disoccupato. La corruzione dilaga e succhia linfa ad una possibile ripresa economica e sociale del Paese. I nuovi costumi che sembrano direttamente ripescati dal medioevo dagli attuali governanti, riempiono le cronache dei giornali e della politica trasformata in gossip di basso livello. E c'è in giro un imbastardimento dei rapporti umani, un calpestio generalizzato di diritti (da quelli dei lavoratori a quelli dei carcerati) che tinge di nero il nostro futuro. Ecco, in questo contesto va inserita e ripresa la storia di don Cesare Lodeserto, “figlio adottivo” di un alto prelato, Cosimo Francesco Ruppi, col quale inventò un modo facile facile per riempire i propri conti correnti di denari pubblici e di donazioni private e di accrescere così il proprio potere. Tutto con la scusa della solidarietà. Così nacque il “Regina pacis” di San Foca, un moderno campo di concentramento per migranti irregolari che ai tempi era il più famoso e il più grande d'Italia. Dove, lo hanno dimostrato i processi (finora quasi tutti prescritti) non venivano risparmiate ai riottosi sevizie e torture in barba alla cristianità e ai valori del Vangelo. La città Lecce e la Puglia rimossero la questione. Stampa e televisioni locali censurarono preventivamente ogni dettaglio e continuarono a dar spazio a quel torbido personaggio in clergiman e al suo vescovo sodale venduti come benefattori, contro ogni evidenza. Dal vaso del Cpt, un vero e proprio verminaio, uscirono le peggiori nefandezze denunciate nel 2003 in un film inchiesta, “Mare nostrum”. Chi provò a far emergere la verità fu sbeffeggiato, minacciato, isolato: cittadini comuni, giornalisti come magistrati. Ma il tempo da ragione spesso alla verità. E molti di quei “vermi” alla fine, negli anni, sono emersi in tutta la loro squallida e maleodorante vitalità. Eppure la giustizia non è ancora arrivata, nonostante le condanne per reati che farebbero rabbrividire un delinquente abituale. Ecco perchè oggi, a distanza di quasi dieci anni da quei fatti, vogliamo mettere un freno all'oblio. Anche perchè, pare, che il Lodeserto abbia trovato un altro Eldorado per portare avanti i suoi loschi traffici. Con le ennesime coperture della Curia leccese e con il placet e i finaziamenti di numerosi attori della politica non solo salentina e pugliese. In queste ore, al Senato, su questi nuovi fatti pubblicati da “Paese Nuovo”, ha chiesto lumi un parlamentare: Vincenzo Vita. Non lasciamo cadere nel vuoto per l'ennesima volta i suoi e i nostri interrogativi. Che la magistratura indaghi ancora e che la giustizia, se esiste per certi personaggi, non cancelli la presunta infamità di chi ha tradito i propri precetti religiosi e calpestato diritti umani inalienabili.
*Giornalista indipendente e regista Rai
(pubblicato il 19 gennaio 2011 sul quotidiano del Salento "il Paese nuovo")