di Federico Orlando*
Cara Europa, il ministro Alfano, nel presentare C’era una volta un Vaticano, di Massimo Franco, si è arrogato il diritto di giudicare se le cose che fa il governo, o la cricca di comando, potranno ricevere il consenso dei cattolici nell’urna. «Sbaglia chi crede che tutto ciò che è scritto sui giornali orienti il popolo cattolico», dice il ministro della giustizia. «La coalizione di cui faccio parte ha difeso i valori e le sensibilità cattoliche». Ma un cardinale vero (Martins) gli replica a giro di posta: «Ma come fa il ministro a sostenere una tesi del genere? I cattolici al momento del voto sapranno scegliere e non si dimenticheranno delle vicende di questi giorni, sulle quali sono intervenute con parole severe i cardinali Bertone e Bagnasco». A me sembra che le parole di Alfano sulle ragazze e le notti brave facciano il paio con quelle del suo premier quando disse che avrebbe strozzato chiunque avesse ancora scritto o fatto cinema e tv sulla mafia.
Adesso capisco perché quando i Rais cadono, debbono scappare anche i loro ministri e regimi.
ALCEO DE ROSA, PALERMO
Caro De Rosa, ricordo benissimo quelle parole del 2009, che potevano sembrare scherzose ed erano uno dei tanti veleni coi quali da sedici anni il premier sta cambiando il senso comune sulle tracce della pedagogia mussoliniana: l’Era fascista, l’uomo fascista, la razza fascista.
Diceva il 28 novembre 2009 a Olbia: «Se trovo chi ha fatto le nove serie de “La Piovra” e chi scrive libri sulla mafia che vanno in giro in tutto il mondo a farci fare una bella figura, giuro che li strozzo». Così Berlusconi. E Mussolini parlava allo stesso modo, identificando regime fascista e Italia: «Chi parla male del fascismo calunnia l’Italia nel mondo». Sono vecchi modellini dialettici, fingere di difendere una cosa nobile (l’Italia nel mondo, i valori cattolici) per mantenere in piedi sistemi ideologici e di interessi: presentati come paese o come fede. Ma la resistenza al fascismo non cessò, così non cessa la resistenza della società civile alla mafia, anche oltre i casi eroici conosciuti, alla Saviano.
Un giorno siamo avviliti dalle molte richieste di associazione alla ’ndrangheta; un altro vediamo fiorire nella società civile indagini “letterarie”, libri, film e giornali: proprio sulle cose di mafia che si vorrebbero silenziare e, forse, proteggere.
L’ultimo impegno antimafioso, Strozzateci tutti, è un’antologia di 640 pagine, edito da Aliberti (Roma), ed è opera di ventitré giovani scrittori del Sud, a cura di Marcello Ravveduto, con la collaborazione di Bruno De Stefano, Sergio Nazzaro e Claudio Pappaianni. Ogni autore contribuisce con un saggio, raccoglie canzoni popolari, riscrive storie di persone e comunità. È un contributo da sottolineare nel 150° compleanno dell’unità italiana. L’opera è stata premiata da Articolo 21 nel salone della Provincia di Roma, con l’intervento del presidente Zingaretti. Insomma, la lotta contro le mafie continua, anche sul piano della denuncia e della rappresentazione del male; e non sarà la minaccia di “strozzare” chi lo fa a distoglierci dalla lotta per un’Italia meno sporca e un po’ più sicura.
Scrive Marco Travaglio nella prefazione all’antologia: «Se Berlusconi pensava di strozzarne uno per educarne cento, ora ha trovato almeno ventitrè scrittori che lo sfidano a strozzarli tutti insieme. Non sarà facile, l’unione fa la forza».
Vale lo stesso per le donne: umiliate e offese come genere, sia che si ribellino al mercimonio di corpo, immagine, ruolo, sia che lo subiscano scambiandolo per libertà, senza alcun arricchimento critico e di crescita sociale: è necessario chiamarne il maggior numero nelle piazze, dove si riuniranno domenica 6 e soprattutto domenica 13 febbraio; e convincerne quante più possibile a manifestare insieme, non solo donne ma donne e uomini, perché insieme si costruisce una società nuova e più solida. La si costruisce anche per i figli delle ragazze che sono state gettate nella tempesta da una cricca di governo che – dice abusivamente il ministro della giustizia – non ha offeso l’etica cattolica.
E l’etica in generale? O Alfano crede che siamo nell’Islam? Ma anche gli islamici, alla fine, rovesciano i Rais.
*da Europa