di Gianni Rossi
Viviamo tempi duri e grigi, pieni di incertezze, zeppi di contraddizioni e infarciti di sproloqui storici, filosofici, geopolitici. Il berlusconismo mediatico di questi ultimi 25 anni ha creato una cappa di ignoranza culturale e di volgarità ostentata che difficilmente si riuscirà a diradare in tempi brevi. Questo lavaggio di cervello, prodotto dall’invasione dei programmi “spazzatura” della TV commerciale, negli ultimi 16 anni ha invaso il panorama radiotelevisivo pubblico e privato, fino ad estendersi nella carta stampata. Pochi programmi e pochi organi di stampa resistono ancora a questo “neo-imbarbarimento” medievale delle coscienze. Il fronte degli “oscurantisti” al servizio del Sultano di Arcore si serve di intellettuali, politici e personaggi dello spettacolo, per rifare a loro modo la storia dell’Italia recente e per propagandare “false verità” su tutto quanto è lo scibile umano.
Le bugie se grandi e dette con spudoratezza e ripetutamente possono diventare appunto delle “false verità”!
Nell’intervista-monologo al TG1 dell’ex-comunista Giuliano Ferrara, da sempre consigliere filosofico-morale-politico di Berlusconi, l’ira funesta del barbuto direttore de Il Foglio si è scagliata contro i “Neo-Puritani”, raccolti attorno all’editore de L’Espresso e Repubblica, l’ingegner Carlo De Benedetti, accusati di essere dei tagliatori di teste come Cronwell fece con il re d’Inghilterra Caro I nel Seicento e, pertanto, nemici del liberalismo e della volontà popolare, l’unica, secondo il “Vate rosso” e lo stesso Sultano, in grado di poter giudicare “l’eletto del popolo”, sia esso un deputato, un ministro, un presidente del consiglio o della repubblica, o un despota.
I salti illogici nel rifare la storia e nel propugnare “false verità” sono davvero incredibili!
Se è il “popolo sovrano” che deve da solo giudicare chi lo guida, allora va ricordato che nei secoli ogni volta il “popolo sovrano” ha sempre giudicato con violenza sanguinaria i propri regnanti o i gli “eletti del popolo”. E molte “teste coronate” sono cadute per poi aprire fasi storiche nuove, del tutto imprevedibili. Fu così per la rivoluzione francese nel 1879, quando i regnanti, Luigi XVI e Maria Antonietta, furono ghigliottinati nel 1793 dal “potere popolare” impersonato dai giacobini e poi furono edificate le fondamenta degli stati moderni, liberali.
Ma già al tempo di Oliver Cronwell, il regicidio di Carlo I fu deciso dal Parlamento nel 1649, dopo un periodo di guerra civile tra i fautori del parlamentarismo e i lealisti del re. Certo, Cronwell era un Puritano, ma non un fondamentalista, era contrario all’ala estremista dei Quaccheri e dei Presbiteriani, oltre che dell’ala radicale politica dei Livellatori. Tra le sue prime leggi ci fu quella per la libertà di culto (escluso il cattolicesimo), che permise agli ebrei di ritornare in Inghilterra dopo 350 anni dalla loro persecuzione. Con Cronwell, Lord Protettore, il regno d’Inghilterra si aprì definitivamente al parlamentarismo e alla monarchia democratica. Alla fine del Seicento e agli inizi del Settecento da Londra partì il movimento rivoluzionario dei club massonici, portatori di idee innovative, che trasferendosi in Francia e nel resto dell’Europa suddivisa in tanti regni e principati innescò il “virus” delle idee liberali di “fratellanza, uguaglianza, libertà”.
Dall’Inghilterra “neo-puritana” (che spinse i fondamentalisti Quaccheri ad emigrare nelle colonie dell’America del Nord), così disprezzata e misconosciuta da Ferrara, sono arrivate la rivoluzione industriale e le idee economico-sociale del liberalismo. Ogni rivoluzione porta con sé violenza e tirannide, come dovrebbe aver studiato da giovane il “Vate rosso” dalle lezioni del padre Maurizio (direttore dell'organo ufficiale del PCI, l’Unità) e della madre Marcella (caporedattrice della rivista ideologica del PCI, Rinascita), entrambi una vita nel PCI, nella segreteria particolare di Togliatti ed esponenti dell’ala filosovietica del partito.
La “volontà popolare” nel Belpaese non si è mai espressa con la violenza verso i propri regnanti o tiranni: lo stesso Mussolini fu fucilato su ordine del CLN e solo quando fu esposto in pubblico a Piazzale Loreto, il suo corpo e quello della sua amante Claretta Petacci furono fatti oggetto di violenza. Niente a che vedere con quanto dovette subire il cadavere del Puritano Cronwell, neppure tre anni dopo la sua morte: il 20 gennaio del 1661, nell'anniversario dell'esecuzione di Carlo I, il corpo venne riesumato dall'Abbazia di Westminster e sottoposto al macabro rituale del’esecuzione postuma, ovvero fu impiccato e decapitato. Quindi, il corpo fu gettato in una fossa comune, tranne la testa, che venne infilata su un palo ed esposta davanti all'Abbazia fino al 1685, per volontà del nuovo re, Carlo II, che in vita ebbe 8 amanti ufficiali, 16 figli illegittimi, tutti ricompensati col titolo di baronettti e, in fin di vita, si riconvertì al cattolicesimo!
Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania, in Francia, in Spagna (solo per citare i maggiori paesi che hanno conosciuto guerre civili, movimenti di liberazione, oggi in prima fila tra i paesi capitalistici, democratici e liberali) i governi, gli intellettuali, gli opinionisti non si capacitano per la “mollezza” dei costumi della “cattolicissima Italia” e per l’incapacità ad indignarsi del popolo, così clemente nei confronti dei vizi privati e le inefficienze pubbliche di Berlusconi. Siamo ormai sottoposti ad editoriali sui principali media del mondo, nei quali si alternano giudizi critici a ironie dissacranti. La presenza “assolutrice” della Chiesa, l’asfissiante “protezione” politica del Vaticano fanno del nostro paese una democrazia a “sovranità religiosa controllata”, priva delle normali spinte liberali, limitata nei suoi spunti innovativi, frenata dalla “doppia morale”: quello che accade nel segreto di casa va comunque perdonato anche se non ammesso dall’etica cattolica. E comunque “un servitore dello stato”, come vengono definiti gli uomini politici dalla Chiesa, hanno diritto a sbagliare e ad essere perdonati, purchè si pentano.
E’ questa la morale che piace al duo Berlusconi-Ferrara, e non quella proveniente dalla storia civile e liberale che ha creato le maggiori democrazie del mondo: negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in Spagna, un uomo politico solo se sfiorato da scandali privati, si dimette, senza aspettare giudizi della pubblica opinione o della magistratura. Per non parlare poi se viene coinvolto in “affari sporchi”, commessi durante l’esercizio delle funzioni pubbliche: allora non c’è immunità che tenga, si va subito nelle aule giudiziarie.
E’ Neo-Puritanesimo questo? No! E’ solo stato di diritto. E’ solo la logica continuazione di una secolare storia democratica e liberale che ha permesso al mondo occidentale di espandersi e di diventare un modello per tutti quegli stati che invece si erano incamminati lungo vie meno “tortuose”, più radicali (di destra o di sinistra che fossero i loro sistemi), regimi etici, calpestanti la dignità degli esseri umani, il rispetto delle regole democratiche e la divisione dei poteri.
La storia insegna che ogni volta che i governanti vogliono rispondere solo al “popolo sovrano”, perché investiti a loro dire di un plebiscito che li pone super partes, al riparo dalle inchieste e dalle leggi, poi quello stesso popolo, se si sente tiranneggiato o espropriato dei propri diritti e sicurezze sociali, giudica “l’eletto di Dio”, “l’unto del Signore”, con strumenti rozzi : la rivolta di palazzo, il giudizio sommario o l’esilio per lui e tutta la sua famiglia.