di Gaetano Alessi
“Io ho un concetto etico del giornalismo”. Scriveva così, nel suo editoriale di addio al Giornale del Sud, Giuseppe Fava. Gli era negata la possibilità di fare il suo mestiere: quello del giornalista. Gli veniva proibito perché “attentava” a quel complesso meccanismo che da sempre vede coinvolti massoneria, borghesia, imprenditoria, giornalismo deviato e mafia nel controllo della cosa pubblica e che vedeva nella ricerca della verità di Fava e dei suoi “Siciliani” un pericolo. Un meccanismo oleato, che blocca il nostro paese dentro un eterno frastuono.
Non c’è da meravigliarsi quindi se, quando la famiglia Presenti decide di entrare nel business del “Ponte sullo stretto”, per prima cosa acquista quote dei maggiori organi di stampa del meridione.Non c’è da meravigliarsi che Berlusconi abbia sapientemente arato il terreno prima della sua “discesa in campo” con un azione continua e costante dei suoi organi d’informazione. Un’ azione “culturale” tesa ad istupidire la gente. Un azione che ha creato una “cultura” per cui se sei bello, ricco e possiedi tv tutto ti è concesso, se invece non sei ricco, non possiedi tv e non sei bello allora sei lo “sfigato”, il reietto, il “vinto”. Un sistema di valori nel quale il sudore della fronte non è contemplato, nel quale si continua, nel silenzio, a morire di lavoro, nel quale ci hanno voluto spiegare che per portare la pace era necessaria la guerra. Un sistema che riporta il ruolo della donna ad un livello mai raggiunto prima, perché anche nella povertà e nell’ignoranza dei primi del 900 c’era quella dignità che ora è svenduta per 300 euro ad Arcore.
Il concetto dell’Etica, non solo nel giornalismo ma anche nella vita pubblica, viene depauperato come un vezzo di una stupida e retrograda minoranza culturale. Quello che sorprende è che chi non ha voluto omologarsi a questa “cultura” continui a percorrere in solitudine la sua strada. Una miriade di rivoli, riottosi, litigiosi, autoreferenziali e narcisisti che non riescono mai a confluire insieme dentro al fiume del cambiamento. E soprattutto non riescono a collegarsi alla sorgente della memoria che ci ricorda come nei momenti più bui del nostro paese uomini e donne abbiano trovato nella solidarietà e nella forza delle idee la strada per sconfiggere dittature reali o morali. Come scriveva Giorgio Santelli “Un fiume non può vivere di soli affluenti se non ha più la sorgente, perché è spezzato e destinato ad essiccarsi, oppure a ingigantire il suo letto solo in caso di forti piogge, portando però troppe volte con sé distruzione. Se non custodisci gli argini, se non lo tieni pulito, se non lo difendi, lo perdi per sempre. Il fiume della memoria funziona nello stesso modo”.
Un fiume della memoria che ci riporta a Pippo Fava che grazie ad un organo d’informazione indipendente riesce a fare saltare il meccanismo mafia-politica. Un fiume della memoria che ci riporta a quel Peppino Impastato che irride i mafiosi dalla sua radio “pirata”. Un fiume della memoria che ispira ogni giorno blogger, giornalisti per amore, uomini liberi, militanti di partito che si battono per scardinare la “cultura del capo” che ciclicamente si ripropone in Italia. Uomini e donne che però devono trovare la forza di abbandonare la propria barricata e confluire in un unico movimento culturale che scacci il puzzo del compromesso morale che attanaglia il nostro paese.Ci vuole coraggio e la straordinaria capacità di abbandonarsi al nuovo.La classe politica non è pronta a questo, ma la miriade di piccole associazioni che ogni giorno rendono più civile il nostro paese lo sono. Perché vivono fianco a fianco con le persone comuni, ne assorbono i problemi, tentano di interpretare i bisogni. E soprattutto hanno la capacità d’immaginare il nostro paese tra vent’anni.
Questa forza dirompente necessita di una grande valvola di sfogo, un incontro comune in un'unica piazza nella quale immaginare un paese diverso.Le donne ci hanno dimostrato che si può fare, ma serve un passo successivo.Il dodici marzo a Roma è una grande occasione dove i mille rivoli che conservano la memoria possano dare forza alla più bella delle Costituzioni repubblicane mai scritte: quella italiana. Un manifestazione che dia forza alla sorgente e che possa sboccare nel grande fiume della dignità e dell’etica.Noi abbiamo un concetto etico della vita e finchè resistiamo la memoria resiste e con lei resiste il futuro.
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