di Stefano Mencherini
Ci ha lasciato un uomo, Karol Wojtyla, che il mondo rimpiangerà . Un uomo di pace, un vero cristiano che ha onorato e onora lâ??impegno di tanti sacerdoti di base, missionari, suore di vera carità , dei credenti di ogni religione e anche di chi non crede. Un Papa che ha conosciuto sulla propria pelle le drammatiche conseguenze delle dittature e dei totalitarismi, prima del grande potere che ha amministrato con equilibrio e grande umanità , senza tacere mai neppure gli sbagli, i peccati, di cui la Chiesa cattolica si è macchiata sia ieri che oggi.
Un uomo sempre dalla parte dei più deboli, come indica il Vangelo, che non ha mancato di schierarsi anche nel nostro Paese con chi sta subendo, nel silenzio delle gerarchie ecclesiastiche, soprusi, ingiustizie e lesioni di diritti umani e civili. Come quando, nella novantesima giornata mondiale del migrante e del rifugiato lanciò un accorato e duro appello:â? Nessuno resti insensibile alle condizioni in cui versano schiere di migranti! Nei campi dove vengono accolti sperimentano talora gravi restrizioniâ?¦â?.
Un Pontefice, Wojtyla, che conosceva bene e utilizzava i media per fini nobili, anche in questo caso lanciando allarmi e non tacendone i pericoli. Dalla lettera Apostolica ai responsabili delle comunicazioni sociali:â? In una visione organica e corretta dello sviluppo dell'essere umano, i media possono e devono promuovere la giustizia e la solidarietà , riportando in modo accurato e veritiero gli eventi, analizzando compiutamente le situazioni e i problemi, dando voce alle diverse opinioni. I criteri supremi della verità e della giustizia, nell'esercizio maturo della libertà e della responsabilità , costituiscono l'orizzonte entro cui si situa un'autentica deontologia nella fruizione dei moderni potenti mezzi di comunicazione socialeâ?.
Moniti, quello sui migranti e sugli operatori dellâ??informazione, fino ad oggi quasi completamente ignorati nel nostro Paese.