di Enzo Costa*
Un paio di minuti dopo i primi lanci d’agenzia sull’inchiesta sui festini istituzionali di Arcore, si diceva che i sondaggi non ne risentivano. Lo ripetevano in sequenza tutti: prima, devoti a Papi e suoi megafoni catodici; poi, terzisti in (dis)servizio permanente effettivo; a ruota, antipatizzanti e avversari sfoggianti atavico benaltrismo (“per la gente i problemi sono ben altri!”), sociologismo da talkshow (“agli italiani il modello Berlusconi piace”), psicologismo da bar (“più lo si demonizza, più lo amano”). Ora invece, a fatti conosciuti, emerge che Lui, malgrado bufale e omissis televisivi, nei sondaggi ne risente eccome, fra dimissioni auspicate dal 61% e destra giù nei consensi. Però, ripensandoci, colpisce, il fulmineo, pappagallesco accodarsi della sinistra a quel furbo mantra ad personam: l’ennesima riprova della formidabile potenza delle armi di distrazione di massa.
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