di Gianni Rossi
Se ci fosse bisogno per gli indecisi di un motivo in più per andare in piazza del Popolo, a Roma, il 12 marzo prossimo, a difendere la nostra Costituzione, la conferenza stampa di Berlusconi, che ha illustrato le linee guida della sua “controriforma” della giustizia, è proprio lì per spingerli con decisione a dimostrare: se non ora, quando?. Se la riforma fosse stata fatta prima, 20 anni fa, ha sostenuto il Sultano di Arcore con tono stentorio: “ non ci sarebbe stata quella situazione che ha portato a cambiamenti di governo, all'annullamento di una classe di governo nel 92'-93', all'abbattimento di un governo nel 94', alla caduta di un governo di sinistra nel 2008 per la proposta di riforma della giustizia del ministro Mastella e il tentativo di eliminare per via giudiziaria il governo in carica". E poi, riferendosi al ridimensionamento del ruolo del pubblico ministero, uno dei punti che più gli stanno a cuore: "Il pm per parlare con il giudice dovrà fissare l'appuntamento e battere con il cappello in mano e possibilmente dargli del lei".
In un colpo solo, Berlusconi, indagato, imputato, prosciolto per prescrizione o per cancellazione dei reati ottenuta con leggi “ad personam”, si toglie la maschera di “statista” (“il più importante nei 150 di storia italiana”, ebbe a dire pavoneggiandosi anni fa!), per vestire i panni del putschista che, attraverso le maglie larghe dei procedimenti legislativi del nostro Parlamento, intende stravolgere istituzionalmente la democrazia e ribaltare i criteri fondamentali della civiltà giuridica e politica, come la conosciamo dalla rivoluzione francese ad oggi. Non solo, ma per portare a termine il suo progetto di stravolgimento della Costituzione farà largo uso dei media, che ormai controlla strettamente (in RAI ha rafforzato la sua “squadra” di opinionisti, tutti ingaggiati per condurre su Raiuno, il canale principale, in fasce di massimo ascolto): "Mi prenderò la soddisfazione di essere presente ai processi e credo che mi prenderò delle belle soddisfazioni e soprattutto spiegherò agli italiani come stanno veramente le cose…”.
Invece delle elezioni anticipate, insomma, avremo una lunga e snervante battaglia istituzionale che rischia di stravolgere il panorama politico, giudiziario e sociale del paese, come mai è capitato finora. La paura di perdere le elezioni politiche anticipate, visti tutti i sondaggi che lo danno in calo costante, ha spinto il Sultano a dar vita alla più grossa “campagna acquisti” di ‘parlamentari mai avvenuta in Italia, da una parte; dall’altra, lo ha consegnato mani e piedi alla Lega di Bossi, sempre più antieuropea e fuori dalla storia, pur di non farsi processare dai giudici di Milano, ben sapendo che stavolta non ce l’avrebbe fatta ad uscirne indenne. Il processo di revisione costituzionale che verrà messo in piedi durerà all’incirca 2 anni, quindi fino al 2013, e, molto probabilmente, non riuscendo il governo di destra ad ottenere i due terzi del consenso parlamentare, questa controriforma dovrà passare al vaglio di un referendum confermativo, come avvenne il 25 e 26 giugno del 2006 (governo Berlusconi-Bossi), quando l’altra controriforma costituzionale venne bocciata (su 47.160.264 elettori, 25.753.641 furono i voti validi (52,30%); i Sì 9.962.348 (38,68%), i NO 15.791.293 (61,32%), solo in Veneto e in Lombardia Sì sopravanzarono i NO).
In pratica, questa battaglia estrema, “l’arma fine di mondo” (come in Dottor Stranamore, fantastico film di Stanley Kubrik), servirà al Sultano per allungare la sua permanenza sulla poltrona di Palazzo Chigi, terminare la sua ragnatela affaristica nel campo dei media, delle telecomunicazioni e dell'energia, arricchirsi ancora e, ovviamente, evitare condanne. Se poi il paese va alla malora, questo è un problema per la gente comune e per chi verrà dopo di lui. Si avvererà così il detto “Dopo di me il diluvio”, del Re Sole, stavolta impersonato, si fa per dire, dal Satrapo di Villa San Martino, Palazzo Grazioli e Villa Certosa?
Tutto dipenderà dagli effetti subliminali che verranno scantenati nelle coscienze dell'opinione pubblica dalla massiccia campagna mediatica televisiva in programmazione, dalle palate di fango che verranno riversate sull’intera magistratura e su singoli magistrati, dal messaggio elementare che cercherà di far passare “di essere vittima dei giudici e della sinistra comunista”. Ma molto dipenderà anche dalla capacità della nuova opposizione che si sta formando nelle piazze, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e su Internet; se questa saprà trovare continuamente nuovi stimoli per scendere in piazza, per unire tutte le culture dell’opposizione, inglobando anche le diversità politiche. E forse non basterà, neppure questo moto di orgoglio! Forse dovremo stimolare e attendere anche qualche “intervento esterno”, da parte dei nostri tradizionali alleati internazionali, quelle “cancellerie” dei maggiori paesi industrializzati, a cominciare dagli Stati Uniti, che mal sopportano la politica affaristica e allegra del Sultano con i “campioni” dei regimi antidemocratici, come Putin e Gheddafi. E che ritengono Berlusconi “un clown”, come viene descritto nei dispacci dei diplomatici Usa, pubblicati dal sito Wikileaks, ancor più inaffidabile anche per come ultimamente ha gestito la crisi libica.