di Mario La Valle
Lo sapevo che se ne sarebbero vantati! Puntuale , allâ??indomani dei funerali del Papa , è arrivato lâ??autocompiacimento dei vertici della RAI per il contributo dato dallâ??azienda al grande successo televisivo della cerimonia funebre di Karol Woytila.
Ora , a parte che forse sarebbe stato bene , almeno per una volta , non sbandierare numeri , share, confronti fra reti ( ma di questo, forse, Viale Mazzini non ha colpa), andrebbe osservato che la positiva prova di organizzazione fornita dalla RAI ( o meglio dei suoi tecnici e lavoratori )in questa occasione va fatta risalire a decisioni, progetti, accordi con i quali questo Consiglio di Amministrazione e questo Direttore Generale non hanno avuto nulla a che fare e che risalgono addirittura alle Direzioni Generali di Iseppi, Celli, Cappon che , per tempo e con lungimiranza avevano organizzato e predisposto ogni particolare del grande evento. Le capacità organizzative di questo vertice aziendale, del resto, sono quelle, indimenticabili, fornite in occasione dei recenti Campionati mondiali di Sci a Bormio che hanno esposto la RAI ad una figuraccia non ancora cancellata nella memoria della organizzazioni televisive mondiali.
Ma quello che più stupisce è la mancanza di riflessione di questo vertice sul significato più profondo della grande suggestione che il rito collettivo del funerale papale ha esercitato sulle masse di pellegrini e spettatori di tutto il mondo: e cioè il bisogno dellâ??umanità di ritrovarsi e di radunarsi attorno a va lori , simboli e sentimenti unificanti e solidali ,oltre le distinzioni di classe, di reddito, di età , di sesso, di cultura, di professione, di nazionalità .
Ebbene , la televisione italiana , e da qualche anno anche il servizio pubblico ( quello gestito dalla destra ,in particolare ) agiscono esattamente in senso contrario a questa esigenza: isolando lâ??individuo consumatore nelle cellule delle sue caratteristiche di marketing, organizzandolo per abitudini di ascolto, per classi di età , per capacità di acquisto, per modelli di comportamento, entro un destino di consumatore solitario il cui orizzonte non va oltre lâ??organizzazione degli acquisti familiari .
La grande partecipazione e la condivisione profonda dei cittadini del mondo ai riti,alle convinzioni, alle speranze che si sono espressi sul sagrato di San Pietro dimostrano invece che la cultura, la storia , lâ??arte , quando diventano realtà vissuta , incontrano ,in ogni uomo la profonda aspirazione a sentirsi parte di un destino collettivo di miglioramento, di solidarietà , di bellezza, di conoscenza.
In questo senso è stridente e agghiacciante la carenza progettuale , creativa e culturale che un messaggio â?? alto â?? come quello che per pochi giorni ha attraversato i nostri schermi televisivi ha messo in luce rispetto a quello che la stessa televisione ci propina nella sua quotidianità : quiz nozionistici , pettegolezzi , esibizioni di successo e di ricchezza, competizione esasperata, persino tentativi di rivisitazione della storia nazionale in senso regionale .
Su questi temi , forse, dovrebbero riflettere , alla fine della loro esperienza in RAI , i professori che occupano ancora gli scranni del Consiglio di Amministrazione . E poiché mi pare di sentire già qualcuno di essi rispondere sbandierando le fiction su Padre Pio, i profeti biblici, i fatti di storia nazionale, i grandi santi ( e anche lâ??intervista di Bonolis a un assassino ) propongo un calcolo: sommino insieme ,su base annua , gli spettatori de â??La vita in diretta â??, â??Affari tuoiâ? , â??Lâ??eredità â?? ecc. e quelli dei sette, otto sceneggiati â?? coltiâ?che pure sono stati prodotti e programmati. E riflettano sul confronto che ne risulterà !