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Articolo 21 - Editoriali
"Chi sono Falcone e Impastato?" La strada che non finisce mai.
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di Gaetano Alessi

Credo che per un militante sociale non ci sia niente di più bello che parlare con i ragazzi. Vederli lì davanti a te, costretti a seguire un'assemblea sulla mafia da un preside o da un professore troppo zelante. Vederli con la faccia strafottente, quasi di sfida verso chi gli si pone davanti per fare "lezione". Che bello rivedermi nei loro occhi, o in quelli di chi, come Massimo Manzoli e Giorgio Zattini, in queste assemblee sono al mio fianco. Occhi carichi di tensione, di vita. Che bello sentire la loro attenzione crescere mentre il racconto di una parte della storia del nostro paese va avanti. Vedere le loro espressioni sorprese, poi indignate, poi rabbiose. La magia del silenzio che avvolge tutta la sala rendendoci una cosa sola.

Ho sempre pensato che la militanza civile non si scrive, si vive. Ma anche in questo mi sbagliavo. Le storie, non se sono grandi, ma se sono sincere possono essere il motore del mondo. Due ore in mezzo a questi ragazzi ti restituiscono la forza che la stanchezza o spesso la disillusione cercano di toglierti. La forza di continuare sempre, nonostante tutto quello che ti gira intorno continui a dirti che forse è l'ora di fare altro. Perchè questi ragazzi, in ognuno di loro, hanno la forza di fare tremare dalle fondamenta un intero sistema di potere. Vedi i loro occhi e credi che un futuro all'altezza dei nostri sogni sia a portata di mano, nonostante un presente fatto da pazzi che s'inventano, come in un fantasy, una realtà alternativa come la Padania e ci credono pure. Nonostante si viva in un paese diviso su tutto, che almeno su due cose dovrebbe trovare un percorso comune: Il contrasto alla mentalità mafiosa e la lotta al "potente" di turno. Sembra un'utopia, ma questo è il nostro compito, il compito per il quale spendere tutta la nostra vita.

Antonino Caponetto un giorno ebbe a dire : "La mafia teme la scuola più della giustizia. L'Istruzione taglia l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa". Non percepii all'inizio la potenza di questo insegnamento, ora fa parte del mio vissuto. Continuare a girare, a prendere treni scassatissimi, a contaminare e contaminarsi perché non c'è un solo giorno dove non s'impari qualcosa. Non c'è un solo giorno o un solo luogo dove qualcuno non ti chieda: "Mi scusi, chi è Peppino Impastato? Chi è Giovanni Falcone?". Domande che non devono meravigliare in un paese che tende a cancellare la sua parte migliore. Allora fai un sorriso e cominci a raccontare le loro storie. Mentre parli capisci che la strada è ancora lunga, ma la si percorre solo cominciando o continuando a camminare.


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