di Aidan White
â??La Federazione internazionale dei giornalisti â?? alla quale aderiscono i Sindacati di tutto il mondo - ha diffuso oggi una nota nella quale â??saluta la decisione di Silvio Berlusconi di cedere una parte delle quote di Mediaset come un primo passo che però non elimina il conflitto di interessi causato dal controllo della più importante televisione commerciale e dal suo ruolo come Primo Ministro italiano. â??Con questo passo â?? ha dichiarato il Segretario generale della IFJ, Aidan White â?? Berlusconi riconosce che la sua posizione è insostenibile. Ma questo passo non è sufficiente. In realtà la più grande azienda televisiva privata italiana resta sotto il controllo del Premier e della sua famiglia ed inoltre Berlusconi continua ad a esercitare una forte influenza sul servizio pubblico radiotelevisivo.â? Secondo White, la decisione di Berlusconi â??segue la sconfitta del suo partito nelle recenti elezioni regionali. Dâ??altra parte â?? ha aggiunto White â?? il fatto che Berlusconi controlli meno del 50% delle azioni rappresenta un cambiamento solo teorico: per esser convincente il premier italiano dovrebbe lasciare il mercato della televisione commerciale evitando cambiamenti cosmetici che non risolvono il conflitto di interessiâ?.
Per Paolo Serventi Longhi, segretario nazionale della Fnsi, â??il Sindacato dei giornalisti deve prestare grande attenzione alla riorganizzazione societaria di Mediaset. Non si tratta soltanto di una furba operazione di maquillage tendente a mascherare il conflitto di interessi del premier, ma rappresenta una imponente iniziativa finanziaria che può liberare grandi risorse per la famiglia Berlusconi senza intaccare il controllo delle reti televisive. Nel sistema societario, il controllo di quote azionarie maggioritarie, anche sotto il 50% consente una posizione di assoluta garanzia per il principale investitore. Di fatto, Silvio Berlusconi, i suoi familiari e i più stretti collaboratori continueranno a nominare i dirigenti di Mediaset ed i direttori responsabili delle testate giornalistiche. Non cambia nulla, dunque, anche se il Ministro della comunicazione fa finta di non accorgerseneâ?.