di Debora Aru
Fai impazzire il tuo censore. E proprio in nome di questa campagna creata per attivare tutte quelle iniziative capaci di spiazzare il censore e osteggiare le norme bavaglio, che Articolo 21 ha intervistato Antonio Padellaro. Il direttore de Il Fatto Quotidiano, assieme al suo giornale è proprio in questi giorni oggetto di critiche per la sua attività di informazione. L’ultimo sberleffo è giunto proprio mercoledì notte per bocca del ministro della difesa che ha parlato dalle reti della TV di Stato. Ma finora nessuno de Il Fatto è stato invitato in Rai per rispondere né a questa né alle altre provocazioni.
Il Fatto ha lanciato la notizia delle intercettazioni che coinvolgono Silvio Berlusconi, Augusto Minzolini e Giancarlo Innocenzi. Da quel momento è stato accusato di fare un uso improprio delle intercettazioni. Cosa risponde a queste accuse?
Io non devo difendermi proprio da nessuna accusa. Noi facciamo giornalismo, abbiamo dato fior di notizie confermate punto per punto dai provvedimenti della procura di Trani che ha indagato Berlusconi, Minzolini e Innocenzi. La sostanza delle accuse viene confermata da ciò che poi gli altri giornali hanno pubblicato. In un Paese normale si farebbe l’elogio di questo giornalismo d’inchiesta mai smentito e corretto. Noi non abbiamo pubblicato il testo delle telefonate. I nostri erano articoli che contestualizzavano delle affermazioni contenute nelle intercettazioni. Questo ministro La Russa che si distingue per le volgarità delle sue affermazioni, mercoledì notte si è permesso di insultare il nostro giornale. E provenendo da uno come La Russa, la cosa non ci offende, perché il personaggio si descrive da sé. Di Pietro ha reagito a questa provocazione e lo ringraziamo per averci difeso visto che i nostri colleghi non lo fanno. Per quanto riguarda la Rai è una situazione sconcertante. Noi siamo stati esclusi da qualsiasi trasmissione sul tema. Di Mediaset non ne parliamo neppure. Bisogna dare atto solo a Sky di essere stato molto pronto sulla notizia, invitandomi due volte, ma è stata l’unica eccezione a una regola che evidentemente pone sul nostro giornale un’esclusione preventiva. Ringraziamo anche Articolo 21 per aver posto il problema. Vediamo nelle trasmissioni soprattutto di Rai3 la presenza continua di direttori di testate come il Corriere della Sera, Repubblica, Sole 24 Ore. Noi crediamo di rappresentare da sei mesi un fenomeno editoriale con più d 100 mila copie vendute, ma evidentemente non interessa anche se comunque noi ne facciamo a meno. Il Fatto ha bisogno soltanto dei propri lettori ed è lieto che dei giornalisti amici come quelli di Articolo 21 si dedichino a noi e ci aiutino nel nostro percorso professionale.
Ma secondo lei c’è un motivo per i quale il Fatto è escluso dalla Rai?
È evidente. La Rai in tutte le sue strutture è intimidita dal potere politico del presidente del consiglio e dei suoi funzionari i quali evidentemente non amano questo giornale che pubblica notizie non apprezzate. E quindi questa pressione fa sì tutti si diano una regolata, quindi è evidente che nessuno se la senta di rischiare l’impopolarità nei confronti di chi comanda. Questa è la triste realtà, ne prendiamo atto e non ci sorprende. D’altra parte le stesse intercettazioni mostrano in che stato di subalternità si trovi il servizio pubblico. In fondo l’esclusione del Fatto Quotidiano non è neanche l’aspetto più importante, la cosa più grave è che ormai il servizio pubblico è sotto il tallone del presidente del consiglio che fa quello che vuole dalla mattina alla sera.
Articolo 21 ha inviato una lettera a Garimberti chiedendogli di astenersi dal considerare le proposte di Masi per l’ordine del giorno del Consiglio d’amministrazione, perché appoggerebbe gli interessi di Berlusconi e non dell’azienda. Cosa ne pensa di questa iniziativa?
L’appoggeremo sicuramente. Devo dire che mi chiedo ancora come Garimberti, che reputo un eccellente collega, abbia accettato di fare il presidente di questa Rai. Sicuramente l’ha fatto per spirito di servizio. Certo si trova in una situazione senza via d’uscita, è evidente che tutto quello a cui lui assiste è contrario alla sua deontologia ma i suoi poteri sono limitati. Non credo che lui possa fare molto. Articolo 21 fa bene comunque a premere, ma questa è gente che non si fa convincere né dai giornali, né da Articolo21 purtroppo. Loro continueranno a fare quello che hanno sempre fatto. La mia previsione è che non cambierà nulla, i loro uomini resteranno saldamente al comando del servizio pubblico continuando a fare i comodi loro.
È di queste ore la notizia che l’Agcom aprirà un’istruttoria nei confronti di Innocenzi. Come commenta questo provvedimento?
Già qualche anno fa aveva aperto un’istruttoria nei suoi confronti: erano i tempi di Saccà. Il presidente del consiglio raccomandava le veline, le soubrette, le sue amiche e le mogli dei parlamentari del centro sinistra in modo da convincerli a far cadere il governo Prodi. Innocenzi fu sottoposto al giudizio di un comitato etico e fu assolto con formula piena. Stavolta non mi aspetto niente di diverso.
Prima la notizia dell’assoluzione di Mills, poi l’editoriale di Minzolini che smentiva la notizia delle indagini che lo riguardavano. Tutte notizie false date al TG1 ma mai rettificate. Secondo lei perché?
Perché Minzolini, come dimostrano le intercettazioni di questi giorni, è un direttore che segue in maniera disciplinata e rigorosa quello che il suo editore politico vuole. Un editore politico che non è il consiglio d’amministrazione o la presidenza Rai, né tanto meno la commissione di vigilanza, ma il presidente del consiglio. Tutti gli intercettati reagiscono scrollando le spalle e dicendo: “che cosa c’è di male? Tutti i direttori dei telegiornali sono stati messi lì dalla politica”. Con la differenza che non si era mai visto che il presidente del consiglio richiedesse l’oscuramento di trasmissioni e intervenisse direttamente sulla fattura dei telegiornali.
Quindi un palese conflitto di interessi.
Ormai parlare di conflitto di interessi è perfino comico perché ne parliamo da 15 anni. Il centro sinistra non ha mai mosso un dito per cambiarlo, evidentemente faceva comodo che il conflitto di Berlusconi rimanesse inalterato. Io credo che il centro sinistra continuerà a perdere le elezioni finché non capirà che questa è una delle cose fondamentali per la democrazia di un Paese. Non sono un politico, mi limito solo a prendere atto con amarezza di questi comportamenti. Il conflitto di interessi è sempre più gigantesco ma va bene a tutti pare.
Secondo lei dove stiamo andando?
Stiamo andando verso un lungo e doloroso crepuscolo di questo regime che sta cadendo a pezzi. Ma c’è una bella differenza tra cadere a pezzi e finire. La storia ci insegna che i regimi ci hanno messo parecchio prima di scomparire lasciando dietro di loro lacrime e macerie. Ho l’impressione che questa è gente che non molla facilmente. Ormai si stanno spappolando ma il cemento resta sempre quello dell’esercizio di un potere basato sull’illegalità e sull’impunità. Non so cosa resterà di questo Paese, finirà anche questa epoca. Bisogna solo aspettare.
Ascolta l'intervista a Giuseppe Giulietti - di Ambra Murè / Ormai doverose le dimissioni del Dg Rai - di Giuseppe Giulietti e Federico Orlando / Berlusconi, il Tg1 e l'Agcom. A Trani un processo penale che difende i giornalisti - di Domenico D'Amati / Inchiesta Trani, Siniscalchi(Csm): " Csm valuta se l'ispezione del ministro è impropria, dalle intercettazioni attacco violento all'articolo 21" di Nello Trocchia