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Articolo 21 - Editoriali
Bavaglio militare
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di Vittorio Roidi

Il bavaglio che alcuni settori del Parlamento sono intenzionati a mettere allâ??informazione sullâ??attività delle nostre forze armate, dimostra che i pericoli per la libertà di stampa sono attuali e drammatici. Una proposta medievale, al limite dellâ??incredibile, quella di impedire la raccolta e la diffusione delle notizie su ciò che fanno i nostri soldati, anche e soprattutto nei paesi lontani dove il paese li manda. Avevamo sperato che durante la revisione dei codici penali militari, in corso alla Camera, il buon senso prevalesse. O meglio, che fosse forte da parte della maggioranza dei deputati lo spirito dellâ??articolo 21 della Costituzione. Nessun paletto, mai limiti alla libertà di stampa, se non per difendere diritti costituzionali della persona (ad esempio come è avvenuto per lâ??approvazione della legge sulla privacy). Invece non è così. I pericoli si fanno sempre più concreti. Ma come è possibile che in unâ??epoca come la nostra si pensi a fermare o a sottoporre ad autorizzazione (censura) il lavoro dei giornalisti? Come è pensabile che a Bagdad o in Kosovo, lì dove i nostri militari stanno â??difendendo la paceâ? (come dice il mandato espresso dal Parlamento) non si possa raccontare cosa fanno, con quali armamenti, in quali condizioni? Un tabù? Un terreno secretato? A sessanta anni dalla fine della guerra â?? che la Costituzione â??ripudiaâ? â?? è inaccettabile che lâ??attività delle forze armate sia vista come un â??segreto militareâ? e non come unâ?? attività dello Stato che i cittadino hanno diritto  di conoscere e valutare. Giorni sempre più tristi per il giornalismo in Italia.
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