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Articolo 21 - Editoriali
Il Cavaliere irrecuperabile
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di Giorgio Bocca

da L'Espresso

Berlusconi a 'Ballarò' ha mostrato che non c'è nessuna seria possibilità che possa invertire il corso del suo malgoverno

 L'ultima apparizione televisiva di Silvio Berlusconi a 'Ballarò' ci dice che il personaggio è irrecuperabile. Fisicamente per cominciare. Gli interventi faccia e capelli che si è procurato assentandosi per settimane dal governo sono francamente penosi: una incerta lanuggine sul cranio ovoidale, una faccia gonfia e senza rughe da neonato settuagenario, le palpebre tirate in una faccia finta in cui è più facile cogliere il falso e il patetico.

Un uomo politico che commette l'errore di ringiovanirsi come un attore è uno pronto a rovinarsi da se stesso.
Ma incredibile, allucinante, è ciò che ha detto e come lo ha detto: a vanvera, tirando a indovinare e a impressionare, promettendo a vuoto come nei giorni per lui incancellabili in cui si improvvisava impresario edile nella periferia milanese e come un Fregoli ora si presentava come venditore e ora come costruttore ai visitatori dei cantieri.

Parlava sciolto e gaio in televisione, come allora, sorrideva come il piazzista che mentre vende la merce si compiace della sua abilità e non si accorgeva di confermare l'immagine per cui è stato elettoralmente bocciato dai concittadini.
Alla fine della trasmissione nessuno ricordava esattamente che cosa avesse detto, ma l'impressione generale era che ancora una volta avesse mentito, vantato meriti inesistenti, promesso rimedi impossibili.

Con cosa intendeva finanziare le grandi opere, risanare la finanza pubblica, presentarsi all'Europa con i conti in ordine, aumentare le pensioni, fermare il carovita, rilanciare la ricerca, sanare le industrie in crisi, fermare lo sfacelo del Mezzogiorno, fermare la fuga dei cervelli, la delocazione delle industrie, il moltiplicarsi dei crack finanziari?

Lui prendeva appunti, sorrideva e poi passava al contrattacco sparando risposte vaghe e incredibili: venderemo tutto lo Stato, cartolarizzeremo tutto il suo patrimonio, non siamo i soli a essere nei guai.
Dite che la ricerca è in crisi? Non è vero, una statistica europea dice che siamo secondi dopo la Finlandia. E poi i lazzi e i frizzi, il prendere in castagna gli avversari su una cifra, su un nome, cercando di scavalcare gli argomenti. E poi i sorrisi, le posizioni di chi sa stare davanti alle telecamere, il salire sulla cresta degli applausi della claque debitamente convocata nonostante l'improvvisazione.

E intanto ci scendeva in corpo come un gelo al pensiero di cosa combinerà negli ultimi 11 mesi che gli restano di governo, perché una cosa nell'uomo incerto e confuso è chiara: non mollerà il comando fino all'ultimo minuto.
Lo hanno fatto tiranni e despoti di tutte le risme. Da noi il Mussolini di Salò minacciò di "seminare di mine l'intera Val Padana", le mine della sua socializzazione, ma erano già state disinnescate dai padroni del vapore e dai loro protettori tedeschi.

A lume di logica il nostro Cavaliere non dovrebbe avere mani libere nelle sue minacce estreme: è già in corso la fuga da Forza Italia degli opportunisti e dei profittatori, i suoi alleati neo fascisti e democristiani stanno già prendendo le distanze addossandogli le colpe della sconfitta e si sa come vanno le cose dalle nostre parti italiane quando si tratta di scappare dalla nave che affonda.

Nessuno, intendiamoci, oggi è in grado di prevedere come finirà l'avventura del Cavaliere di Arcore, anche se le proiezioni elettorali indicano una sua sconfitta nel 2006, ma una cosa è certa: per lui le cose stanno mettendosi male, molto male, e non c'è nessuna seria possibilità che possa invertire il corso del suo malgoverno, della sua incapacità di gestire un paese complesso come il nostro, diviso profondamente e da sempre ingovernabile.

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