di Giancarla Codrignani
â??Già trascorsi 60 anni, mon Dieu, da quel 25 aprile 1945, segnato a fuoco nella mia storia e chissà in quante altre!â? diceva un amico anziano che ragionava sullâ??evento in virtù del quale, dopo le lunghe lotte dellâ??Antifascismo e della Resistenza, veniva ridata dignità alla nostra Italia dopo la vergogna del â??ventennio neroâ? e della repubblica di Salò. Eâ?? la prima riflessione che fanno tutti gli anziani che hanno vissuto la liberazione: ma quei sessantâ??anni sono così importanti che anche i più giovani, ma soprattutto quelli che si lamentano sempre di tutto, debbono ricordarne la storia, che è la storia del nostro vivere da cittadini liberi.
Ma lâ??amico le cui parole leggo volentieri con voi non celebra e non rievoca: â?? il 60°, contro ogni logica di età e di usura, mâ??ha portato una gaiezza straordinaria che mi fa dire a chi lo vorrebbe manipolare, strumentalizzare, mettere in discussione, ignorare "ma andate a ranare", voi che non sospettate nemmeno quale gioia possa contenere una vita che sâ??è modellata, allora, sulle promesse e visioni di pace e di mondi nuovi che ci furono garantiti da quel 25 aprile di sessantâ??anni fa! Al mio paese câ??erano molti fossi, dâ??acqua corrente o meno, con uno stagno per lâ??ammollo del lino; e bastava che in stagioni estive si accendesse la prima stella, e tutti i campi gracidavano di rane, per cui la rana era familiare alle nostre mani e sulle nostre labbra di ragazzi. Tanto per spiegare che cosa intendessimo quando al compagno che tentava di barare al gioco o raccontava cose inventate e mirabolanti imprese di nidi e di pesci, gridavamo "ma vaâ??a ranare, vaâ??". E poi si andava alla ricerca di altri compagni. Momenti di felicità assoluta. Pressappoco tale gaiezza mi mette addosso, come penso la gusti la coppia che, con figli e nipoti, festeggia il 60° di matrimonio, detto, tanto è splendente e invitto, nozze di diamante, o un sessantesimo di sacerdozioâ?¦le date della mia vita, partendo da quel 1945, potrebbero avere accanto lâ??anno di scadenza della Liberazioneâ?.
Sono parole di don Luisito Bianchi, del monastero di Viboldone, un uomo che ha capito e sentito la verità profonda di una data storica che non deve essere turbata troppo da recenti speculazioni revisioniste, da impensabili allineamenti dei responsabili della rovina del nostro paese alla gloria partigiana, da ancor più incredibili proposte di legge per rendere onore ai nazifascisti di Salò, dal lavoro perverso di revisione costituzionale che tradisce le garanzie repubblicane.
Tutti costoro non impediranno a nessun partigiano, a nessuna partigiana ancora viventi di ricordare la gloria di quelli e quelle che sono caduti e di rievocare la memoria della Liberazione dellâ??Italia con la consapevolezza di avere partecipato come italiani, salvando la nostra dignità , dalla parte giusta (e la parte giusta la definisce la storia) alla guerra mondiale che fu necessario condurre contro il nazismo e il fascismo. E sia gioia anche per tutti, giovani e meno giovani che sentono che i loro diritti di cittadinanza incominciano con questa data. E chi vuole turbare la nostra volontà di democrazia, di libertà , di giustizia, vadano pure â?? come dice don Luisito - a "ranare"