di Debora Aru
«Romperemo il silenzio» ha detto Michele Santoro. Ecco perché giovedì al Paladozza di Bologna ci sarà la trasmissione evento "Rai per una notte", realizzata dalla Federazione nazionale della stampa e dall'Usigrai. La serata è stata definita da Santoro il primo sciopero bianco degli abbonati della Rai, che reagiscono a un divieto non con la solita minaccia di non pagare il canone, bensì organizzando e partecipando a una trasmissione per difendere il diritto dell’informazione. I 6000 posti al Paladozza, ha detto il conduttore, sono andati esauriti nel giro di poche ore e anche la sottoscrizione lanciata per coprire le spese è andata a buon fine.
Lo stesso Al Gore, ex vice presidente USA, premio Oscar per il documentario “Una scomoda verità”, Premio Nobel per la pace ne 2007 e fondatore di Current, in una nota stampa ha ufficializzato la messa in onda di Rai per una notte sulla sua TV (piattaforma sky, canale 130).
L’iniziativa è stata presentata ieri pomeriggio alla sede della FNSI di Roma da Marco Travaglio, Santoro e Sandro Ruotolo. Erano inoltre presenti il segretario e il presidente della FNSI Franco Siddi e Roberto Natale, il segretario dell’Usigrai Carlo Verna. E c’era anche Vauro, intervistato da Articolo 21.
Rai per una notte. Cosa succederà giovedì al Paladozza di Bologna?
A Bologna faremo una trasmissione, quella che non possiamo fare in Rai o per lo meno a Rai2, perché Rai News 24 ha deciso che la manderà in onda. Ovviamente sarà un momento di vicinanza particolare che va al di là del video che normalmente ci separa dal nostro pubblico.
È la prima volta che si intraprende un’iniziativa come questa. La Rai vi censura, ma voi la difendete. Da che parte state?
Io credo che si debba difendere la Rai in quanto luogo dell’informazione pubblica, senza ovviamente sminuire gli altri luoghi in cui si fa informazione che per fortuna si stanno moltiplicando. Infatti è proprio grazie a questi spazi alternativi che possiamo difendere la Rai. Ma la tv pubblica resta comunque il luogo del diritto dei cittadini ad essere informati, dei giornalisti di fare informazione, allo stesso modo delle aule di giustizia dove il diritto legale si esercita, diventa pratica e non enunciazione. Ci troviamo di fronte ad una società amputata dei propri diritti, anche se poi trova sfogo in altri canali, rimane una società amputata. Qui si vuole perfino amputare il diritto all’acqua. In contemporanea alla grande kermesse berlusconiana di sabato c’era una manifestazione che rivendicava il diritto pubblico dell’acqua. Non vogliamo perdere di vista l’importanza del diritto pubblico.
Secondo te che cosa sta succedendo in Rai?
Io in Rai sono praticamente un pendolare. Tra le volte che ci cacciano tutti e quelle in cui mi cacciano da solo, vado e vengo. Quello che mi pare che stia succedendo è quello che accade ormai da tanto tempo. Le pressioni dei partiti e principalmente del Governo, sono talmente forti che la richiesta di obbedienza nei confronti di funzionari e dirigenti da loro stessi collocati in azienda, diventa imbarazzante per gli stessi dirigenti seppur così abituati all’obbedienza. Ecco infatti che si spiega la battuta di Masi: «Cose che non succedono neanche nello Zimbabwe».
A causa di una tua vignetta hai “assaggiato” in prima persona il gusto dell’epurazione. Che cosa si prova?
Io ho ancora la lettera firmata da Masi, che mi informava di essere stato espulso da tutte le reti e testate della Rai perché avrei insultato la pietas per i morti deridendo le vittime dell’Aquila. Al di là del fatto che ovviamente le mie vignette non deridevano affatto gli aquilani, poi si è visto chi è che li derideva per davvero. Sono gli imprenditori quelli che davvero hanno insultato le vittime del terremoto, tutti quelli del governo che faranno fortuna col piano casa che Berlusconi ha rilanciato proprio ieri in piazza.
Che disegno faresti ora per commentare quello che sta accadendo?
Disegnerei le due manifestazioni che ci sono state contemporaneamente sabato a Roma. Il titolo: “Il buco nell’acqua in piazza San Giovanni”.