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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi un “marziano a Roma”, mentre i mercati affondano l’Italia.
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di Gianni Rossi

Come un “marziano” caduto accidentalmente con la sua ovattata navicella nell’emiciclo di Montecitorio, dopo una lunga ibernazione, Berlusconi cerca di addormentare lo scenario della crisi economica e finanziaria del paese con banali parole, piene solo di ovvietà. Per fortuna, e per opportuni suggerimenti, il Sultano di Arcore ha sciorinato la sua litania dopo la chiusura dei mercati borsistici, che già avevano “annusato” l’aria fritta e penalizzato sia le contrattazioni sia i rendimenti dei nostri titoli di stato.

A vedere il governo dispiegato sul banco sotto il presidente della Camera, Fini, c’era da restare sbigottiti: chi sono e chi rappresentano quei signori? A chi parlano e in quale lingua? In quale paese o pianeta, vivono? “Un marziano a Roma” (come l’ironico e iconoclasta Ennio Flaiano 50 anni fa titolò una sua preveggente opera), dunque, questo Berlusconi che come una macchietta recita uno stantio e piatto copione, proprio come suonano le “Strofe della conclusione” del libro di Flaiano, quando nessuno da più credito al marziano, ormai ridotto a farsa di se stesso: “La cosa significa tutto / e niente. È soltanto un rito. / Sta a voi darle un costrutto, / fingendo di aver capito”.

Ecco, quello che è andato in onda in Parlamento, nel bel mezzo della più grave crisi finanziaria ed economica, dopo quella del ’92, è stato proprio una scena da avanspettacolo. Certo, si salvano i leader dell’opposizione, specie Di Pietro che nelle parti del “capocomico” chiede a Berlusconi di togliersi di torno e di andarsi a riposare in una delle isole di Saint Martin e di non continuare a prendere in giro gli italiani con le sue fantasiose ricostruzioni di un paese, che ha superato la crisi meglio degli altri e che il governo durerà fino al 2013. Mentre il “Marziano” cercava consensi tra i suoi corifei, arrivava il duro giudizio dell’amministratore delegato della FIAT-Chrysler, Sergio Marchionne, che da poco le agenzie avevano diramato da Detroit.

Un epitaffio per le sorti del Sultano più fardato che mai: ''Sto con Giorgio Napolitano: e' arrivato il momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa confusione. E' necessario avere una leadership più forte che ridia credibilità al Paese. Ovviamente non tocca a me fare nomi, non e' il mio mestiere. Ma il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in Italia e tutto ciò ci danneggia moltissimo. C'è chi ha compiuto anche scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri paesi sarebbe stato costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede nulla''. Qual e' la sua ricetta allora, gli hanno chiesto? E lui: ''Serve una leadership impegnata nel fare, nel risolvere i problemi in modo credibile. Poi la gente non e' fessa, farà la sua parte e la seguirà...''.

Ma ecco perché, in realtà Berlusconi non aveva parlato finora, aveva taciuto da un mese: “Sono in trincea, ho tre aziende in Borsa!”, ovvero ho altro da pensare io, i miei affari privati vengono prima di qualsiasi altro interesse pubblico! E’ stato il momento in cui l’aula della Camera si è ripresa dall’obnubilamento ferragostano. Il “Marziano” mostrava al mondo intero il suo conflitto di interessi, mentre il resto del mondo gettava al vento decine e decine di miliardi di euro nelle borse e i differenziali, gli spread, tra i titoli di stato italiani e spagnoli salivano a livelli record rispetto a quelli tedeschi. Se voleva scimmiottare Obama, Berlusconi ha sbagliato il copione, anche se lo stesso Obama finora non ha rassicurato i mercati, ma almeno ha parlato da statista, prendendosi le colpe e le responsabilità di una scelta per il risanamento del bilancio statale americano, condivisa veramente con l’opposizione repubblicana.

I mercati nei prossimi giorni diranno se le rassicurazioni da “Marziano” poggiano su basi concrete, certo che l’opinione pubblica, quella formata dai giovani senza prospettive future di trovare un lavoro, più o meno stabile, dai pensionati ormai ridotti alla soglia della povertà, dalla sterminata fila di lavoratori licenziati o in cassa integrazione ormai scaduta, dalle famiglie sempre più spremute da tasse, ticket, accise e dal fardello di dover sostenere i figli disillusi, questa opinione pubblica non ha compreso la recita da avanspettacolo. E con la ripresa autunnale, questa marea insoddisfatta e delusa monterà come un maremoto contro l’attuale sistema economico e tutta la classe politica. I segnali sono tanti e sono da mesi che vari strati sociali dimostrano in piazza contro questo regime, senza l’appoggio organizzativo di nessuna leadership politica dell’opposizione, tutt’al più con il sostegno della FIOM e della CGIL. La Rete ogni giorno, ad ogni ora, risuona come un tam-tam nella foresta internettiana. Se Berlusconi è un “Marziano”, gli italiani sono diventati tutti “Venusiani”! Il cortocircuito mediatico è ormai dirompente.

Delusi tutti gli opinionisti “cerchiobottisti” che avevano chiesto a Berlusconi “segnali forti di discontinuità”, che avevano persino criticato l’opposizione, accusata strumentalmente di volere il “tanto peggio, tanto meglio”. Se il “Patto per la stabilità” siglato da tutte le forze sociali e imprenditoriali poteva segnare una svolta sul piano politico, il disco rotto suonato in Parlamento ha di fatto dato il la ad un solo refrain: “elezioni subito!”. E’ vana prepotenza politica scagliarsi contro i mercati e i tecnocrati che vorrebbero affossare gli sforzi del governo, “legittimamente eletto dal popolo italiano”, intento a far “rifiorire l’Italia”, come alcuni esponenti della maggioranza si sono sperticati a denunciare con arroganza.

La speculazione internazionale gioca sulla consistenza o meno delle leadership, e non solo sui piani di sostenibilità del debito, perché le manovre finanziarie di un governo marciano spedite verso il risanamento se l’opinione pubblica concorda con i sacrifici prospettati, se davvero un esecutivo ha ancora una base di consenso e i poteri forti e le parti sociali lo sostengono. Ma Berlusconi questo consenso non ce l’ha più da tempo, ancor prima di perdere le elezioni amministrative e i referendum. I mercati, tanti osannati dalla destra monetarista e dai media neoliberisti, ottimizzano le loro performance senza guardare al colore dei governi. Certo, incidono sulle stabilità dei sistemi politici, concorrono anche loro a determinarne le alterne fortune. Il “Marziano a Roma” sembra un pugile suonato, forse alticcio, certo offuscato. Le sue bacchette magiche d’un tempo non fanno più saltare conigli dal cilindro, ma sprigionano solo carta straccia di titoli e di azioni. E la povera gente è stanca di stare a guardare da lontano questo decadente spettacolo!

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