Caro Santoro, cara Lilli e caro Giulietto,

mettete un giornalista che prova a fare lâ??indipendente, cioeâ?? a lavorare senza una testata alle spalle cercando di fare il proprio mestiere: quello di cronista che racconta cioâ?? che vede, raccoglie testimonianze, le riscontra, da replica alle  controparti e magari si rende conto di aver scoperchiato la pentola di un vero e proprio verminaio dove interessi economici e politici mirano solo a strumentalizzare, insabbiare, dimenticare, omettere, mistificare.  Mettete uno che non si piega alle censure di televisioni e agenzie di stampa, al conformismo di piccoli e grandi giornali, al menefreghismo di colleghi piuâ?? interessati alla polemica del giorno piuttosto che a raccontare cioâ?? che accade davvero nel loro Paese.

Se poi dentro ci infilate anche lâ??undici settembre, la follia delle guerre preventive, le paure alimentate dai grilli parlanti del nuovo millennio e le loro leggi disumane, i depistaggi di una piccola ma potente fetta di chiesa deviata, le fobie di una societaâ?? e di intere classi politiche che si stanno rinchiudendo in seâ?? stesse solo per timore di guardarsi allo specchio e rinnovare il proprio agire a tutela dei diritti umani e dei diritti civili di ogni cittadino, allora la strada diventa in salita, molto in salita.

Tanto da non riuscire piuâ?? a vedere  lâ??orizzonte, quella linea di demarcazione tra cielo e terra, tra realtaâ?? e finzione. Ma rassegnarsi mai, neppure cambiare mestiere o cacciare la testa sotto la sabbia e far perdere le proprie tracce. E poi, diciamoci la veritaâ??, diventa difficile lasciar perdere soprattutto quando tutto avviene sulla pelle dei nuovi paria, gente che non puoâ?? difendersi e che paga per guerre e carestie volute da altri.

Per questo ieri ho cercato di replicare al kolonnello Borghezio   sul gioco sporco che la sua lega sta facendo per lâ??ennesima volta, in questo caso usando â??Submissionâ?�, il cortometraggio di Theo Van Gogh, regista olandese ucciso da un estremista islamico. Gli avrei voluto chiedere di avere il coraggio di far conoscere anche lâ??altra faccia della medaglia e di chiedere una proiezione anche del pluricensurato  in patria â??Mare nostrumâ?�, che documenta senza se e senza ma lo scempio  dei diritti umani e dei diritti civili di uomini, donne e bambini voluto e perseguito da una schiera di politicanti senza scrupoli e da alcune sponde di cosiddetta societaâ?? civile, proprio quella che per fede o impegno civile dovrebbe solidarizzare dâ??ufficio e avere lâ??uomo al centro di ogni sua azione concreta. Ma anche questo appello mi eâ?? stato negato: dallâ??ennesima censura, dalla schizofrenia degli eventi, da unâ??informazione che batte troppo spesso i lidi dellâ??apatia o del â??non vedo non sento non parlo non scrivoâ?�.

Ecco percheâ?? chiedo aiuto a voi, giornalisti di razza, oggi politici di unâ??Europa che potrebbe crescere sul rispetto di tutte le opinioni e sul colpo di coda di un giornalismo che non si piega ai nuovi censori del copia-incolla o agli interessi di bottega. Chiedete voi lo spazio per una proiezione di Mare nostrum e di quei documenti che denunciano anche le deportazioni da Lampedusa, ultimo vergognoso atto  raccontato da Fabrizio Gatti sullâ??Espresso di qualche settimana fa. Chiedetelo nella sala stampa dellâ??Europarlamento, dopo la visione di â??Submissionâ?� se saraâ?? concessa. Altrimenti mettiamoci di fronte al palazzo e proiettiamo liâ?? questi documenti. Rilanciamo la denuncia e lâ??allarme sul calpestio dei diritti umani in Italia e in Europa. Insieme alla Federazione della stampa, ad Articolo21 e a chi vorra seguirci  cerchiamo davvero di far cadere le censure, compresa quella voluta dal ministro Pisanu che impedisce da oltre due anni a tutta lâ??informazione nazionale di avere accesso ai Centri di permanenza temporanea, le Guantanamo nostrane.  Altrimenti a che serve il giornalismo e che credibilitaâ?? puoâ?? avere ancora la politica?