Articolo 21 - Editoriali
Media italiani: la salvezza viene da internet?
di redazione
I media digitali in Italia, parte del progetto Mapping Digital Media promosso dalla Fondazione Open Society, è la ricerca più completa e più recente sull’impatto che il digitale e i media online hanno sul mercato televisivo più criticato d’Europa.
La televisione digitale italiana ha avuto uno sviluppo accidentato da quando fu lanciata nel 2001, ma ha conosciuto una rapida diffusione negli ultimi quattro anni.
I principali telegiornali e quotidiani hanno mantenuto la loro supremazia nell’informazione. Tuttavia, molti italiani stanno cercano le notizie su molte altre piattaforme. Infatti la percentuale di italiani che avevano la televisione come unica fonte di informazione è scesa dal 46,6 per cento del 2006 al 26,4 per cento del 2009.
I critici del duopolio RAI-Mediaset avevano sperato che il passaggio al digitale e la diffusione della rete avrebbero portato una maggiore diversità nel panorama mediale italiano. Ciò non è avvenuto. Se si eccettua SkyTV, che si è conquistata un 10 per cento dell’ascolto televisivo, la RAI e la berlusconiana Mediaset ancora si spartiscono l’80 per cento.
Neanche la distribuzione delle frequenze in seguito al digitale è stata determinante: il duopolio è risultato favorito anche in questo, al punto da spingere la Commissione Europea ad aprire un procedimento d’infrazione contro l’Italia, successivamente sospeso.
Va detto che la vivace offerta di piattaforme digitali è ancora in grado di intaccare l’esistente duopolio. Tra il 2003 e il 2009, per esempio, la RAI ha perso 5,4 punti percentuali di share, i giornali quotidiani hanno assistito ad un calo consistente nella diffusione, piccoli giornali online locali sono apparsi un po’ dappertutto, come pure è cresciuto il numero di blog che hanno messo i grandi network e i media tradizionali sotto la lente della critica. Tutto ciò sta cambiando radicalmente il modo con cui gli italiani si informano.
Come altrove, internet anche in Italia sta diventando una piattaforma importante di mobilitazione sociale, generando un fiorire di movimenti sui temi più disparati. L’aspetto negativo della digitalizzazione del mondo dell’informazione è che non ha ancora prodotto un migliore giornalismo d’inchiesta, che rimane appannaggio delle reti televisive dominanti.
La crescita della spesa pubblicitaria su internet alimenta le aspettative che la rete possa diventare sempre più centrale nel media-mix italiano. Tuttavia internet non è ancora riuscito a riparare le perdite delle imprese editoriali.
Il contesto nazionale delle politiche pubbliche sui media e l’informazione è solo parzialmente adeguato a rispondere alle sfide globali della digitalizzazione, a causa delle priorità di difesa degli interessi consolidati del duopolio televisivo.
La ricerca I media digitali in Italia, presentata a Roma il 18 ottobre 2011, oltre ad analizzare la situazione presente, elabora una serie di raccomandazioni per l’approvazione di una riforma della legge sul conflitto di interesse, e per rendere l’Autorità per le Comunicazioni un’istituzione realmente indipendente.
***
MAPPING DIGITAL MEDIA. Il progetto di ricerca lanciato dall’Open Society Media Program.
I valori a fondamento del buon giornalismo – il bisogno dei cittadini di avere un’informazione ampia e attendibile e la rilevanza di tale informazione per una società sana e una democrazia solida – sono eterni e costituiscono la bussola per chiunque voglia provare a interpretare i cambiamenti nel panorama dei media.
È in corso un processo di definizione delle regole della professione giornalistica. Nei paesi più avanzati, molti degli effetti delle nuove tecnologie sul giornalismo si sono già prodotti, ma tali cambiamenti stanno egualmente influenzando i media nelle società meno sviluppate.
Il progetto “Mapping Digital Media”, che esamina tali mutamenti in profondità, mira a costruire ponti tra studiosi e legislatori, attivisti, accademici e regolatori nei vari paesi del mondo. Essa altresì favorisce l’evoluzione delle politiche pubbliche nelle nazioni meno avanzate, incoraggiando i soggetti interessati a partecipare e ad orientare il cambiamento. Al contempo, tale ricerca mette a disposizione una massa di conoscenze, ponendo le basi per il lavoro di lobbying, per la formazione delle politiche pubbliche e per lo sviluppo del dibattito sul tema.
Il Media Program dell’Open Society Foundations ha esaminato come cambiamenti e continuità abbiano effetti sui media nei differenti luoghi, ridefinendo il modo in cui essi possono operano in modo efficiente, rimanendo fedeli ai valori del pluralismo e della diversità, della trasparenza e della responsabilità, dell’indipendenza editoriale, della libertà di espressione e informazione, del servizio pubblico e dell’etica professionale.
Il progetto “Mapping Digital Media” valuta, alla luce di tali valori, le complessive opportunità e i complessivi rischi che si determinano per i media in seguito alle seguenti novità:
il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale;
lo sviluppo di nuove piattaforme quali fonti di informazione;
la convergenza tra la televisione tradizionale e le telecomunicazioni.
Attraverso l’esame di 60 paesi, la ricerca esamina come tali cambiamenti influiscano sulla missione principale che il sistema dei media adempie nelle democrazie: fornire informazioni sulle questioni politiche, economiche e sociali.
I rapporti sui media digitali sono, in ogni Stato, redatti da studiosi ed enti di ricerca locali. Complessivamente, tali rapporti costituiranno una risorsa assai utile per comprendere il ruolo dei media digitali nelle democrazie.
Oltre ai rapporti nazionali, l’Open Society Media Program ha commissionato alcune ricerche su vari temi connessi ai media digitali. I relativi paper sono pubblicati nella collana MDM Reference Series.
Tutte le pubblicazioni sono disponibili sui siti www.soros.org e www.mediapolicy.org
La televisione digitale italiana ha avuto uno sviluppo accidentato da quando fu lanciata nel 2001, ma ha conosciuto una rapida diffusione negli ultimi quattro anni.
I principali telegiornali e quotidiani hanno mantenuto la loro supremazia nell’informazione. Tuttavia, molti italiani stanno cercano le notizie su molte altre piattaforme. Infatti la percentuale di italiani che avevano la televisione come unica fonte di informazione è scesa dal 46,6 per cento del 2006 al 26,4 per cento del 2009.
I critici del duopolio RAI-Mediaset avevano sperato che il passaggio al digitale e la diffusione della rete avrebbero portato una maggiore diversità nel panorama mediale italiano. Ciò non è avvenuto. Se si eccettua SkyTV, che si è conquistata un 10 per cento dell’ascolto televisivo, la RAI e la berlusconiana Mediaset ancora si spartiscono l’80 per cento.
Neanche la distribuzione delle frequenze in seguito al digitale è stata determinante: il duopolio è risultato favorito anche in questo, al punto da spingere la Commissione Europea ad aprire un procedimento d’infrazione contro l’Italia, successivamente sospeso.
Va detto che la vivace offerta di piattaforme digitali è ancora in grado di intaccare l’esistente duopolio. Tra il 2003 e il 2009, per esempio, la RAI ha perso 5,4 punti percentuali di share, i giornali quotidiani hanno assistito ad un calo consistente nella diffusione, piccoli giornali online locali sono apparsi un po’ dappertutto, come pure è cresciuto il numero di blog che hanno messo i grandi network e i media tradizionali sotto la lente della critica. Tutto ciò sta cambiando radicalmente il modo con cui gli italiani si informano.
Come altrove, internet anche in Italia sta diventando una piattaforma importante di mobilitazione sociale, generando un fiorire di movimenti sui temi più disparati. L’aspetto negativo della digitalizzazione del mondo dell’informazione è che non ha ancora prodotto un migliore giornalismo d’inchiesta, che rimane appannaggio delle reti televisive dominanti.
La crescita della spesa pubblicitaria su internet alimenta le aspettative che la rete possa diventare sempre più centrale nel media-mix italiano. Tuttavia internet non è ancora riuscito a riparare le perdite delle imprese editoriali.
Il contesto nazionale delle politiche pubbliche sui media e l’informazione è solo parzialmente adeguato a rispondere alle sfide globali della digitalizzazione, a causa delle priorità di difesa degli interessi consolidati del duopolio televisivo.
La ricerca I media digitali in Italia, presentata a Roma il 18 ottobre 2011, oltre ad analizzare la situazione presente, elabora una serie di raccomandazioni per l’approvazione di una riforma della legge sul conflitto di interesse, e per rendere l’Autorità per le Comunicazioni un’istituzione realmente indipendente.
***
MAPPING DIGITAL MEDIA. Il progetto di ricerca lanciato dall’Open Society Media Program.
I valori a fondamento del buon giornalismo – il bisogno dei cittadini di avere un’informazione ampia e attendibile e la rilevanza di tale informazione per una società sana e una democrazia solida – sono eterni e costituiscono la bussola per chiunque voglia provare a interpretare i cambiamenti nel panorama dei media.
È in corso un processo di definizione delle regole della professione giornalistica. Nei paesi più avanzati, molti degli effetti delle nuove tecnologie sul giornalismo si sono già prodotti, ma tali cambiamenti stanno egualmente influenzando i media nelle società meno sviluppate.
Il progetto “Mapping Digital Media”, che esamina tali mutamenti in profondità, mira a costruire ponti tra studiosi e legislatori, attivisti, accademici e regolatori nei vari paesi del mondo. Essa altresì favorisce l’evoluzione delle politiche pubbliche nelle nazioni meno avanzate, incoraggiando i soggetti interessati a partecipare e ad orientare il cambiamento. Al contempo, tale ricerca mette a disposizione una massa di conoscenze, ponendo le basi per il lavoro di lobbying, per la formazione delle politiche pubbliche e per lo sviluppo del dibattito sul tema.
Il Media Program dell’Open Society Foundations ha esaminato come cambiamenti e continuità abbiano effetti sui media nei differenti luoghi, ridefinendo il modo in cui essi possono operano in modo efficiente, rimanendo fedeli ai valori del pluralismo e della diversità, della trasparenza e della responsabilità, dell’indipendenza editoriale, della libertà di espressione e informazione, del servizio pubblico e dell’etica professionale.
Il progetto “Mapping Digital Media” valuta, alla luce di tali valori, le complessive opportunità e i complessivi rischi che si determinano per i media in seguito alle seguenti novità:
il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale;
lo sviluppo di nuove piattaforme quali fonti di informazione;
la convergenza tra la televisione tradizionale e le telecomunicazioni.
Attraverso l’esame di 60 paesi, la ricerca esamina come tali cambiamenti influiscano sulla missione principale che il sistema dei media adempie nelle democrazie: fornire informazioni sulle questioni politiche, economiche e sociali.
I rapporti sui media digitali sono, in ogni Stato, redatti da studiosi ed enti di ricerca locali. Complessivamente, tali rapporti costituiranno una risorsa assai utile per comprendere il ruolo dei media digitali nelle democrazie.
Oltre ai rapporti nazionali, l’Open Society Media Program ha commissionato alcune ricerche su vari temi connessi ai media digitali. I relativi paper sono pubblicati nella collana MDM Reference Series.
Tutte le pubblicazioni sono disponibili sui siti www.soros.org e www.mediapolicy.org
Letto 3107 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
In archivio
Twitter ergo sum
Articolo 18. Lo âsmemoratoâ Scalfari e il calo di consensi per Monti.
Equo compenso: via libera dalla Camera
Fenomeni, governo tecnico
LibertĂ di informazione dentro i Cie, ancora troppi ostacoli
Occupy Rai
Rispetti i lavoratori? Ti meriti vantaggi
Un fiore per Younas
Estendere lâarticolo 18? La veritĂ Ăš unâaltra, lo si vuole smantellare
La strage di Tolosa e lâimpossibile oblio
Dalla rete di Articolo 21