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Articolo 21 - Editoriali
Statuto dell??impresa editoriale, una sfida strategica. Le garanzie esigono verità e condivisione
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di Franco Siddi

Statuto dell??impresa editoriale. Finalmente si riapre il dibattito. Finalmente su quest??idea, proposta nello scenario del mondo dell??informazione per la prima volta una decina d??anni fa, poi caduta a lungo nell??indifferenza, si accende di nuovo un po?? di luce.

Pochi giorni fa in un programma televisivo de ??La7?, Federico Orlando, presidente di Articolo. 21, che non si era mai arreso all??improcedibilità di fatto della discussione, ha rilanciato con forza quest??idea di libertà. Ora, all??interno della Fnsi, a rimettere in circuito il tema è la componente di ??Autonomia e Solidarietà?.
Nei nostri media le vicende non gratificanti del rinnovo del vertice Rai riportano al centro i nodi di sistema, la questione delle garanzie e della concorrenza.

Bene! In un tempo di dense nebbie, questi sono squarci di luce.
Al Congresso della Federazione della Stampa, a Saint Vincent, nel novembre scorso, dello statuto editoriale ne avevo fatto il punto centrale del mio intervento alla cerimonia inaugurale. L??interesse era stato raccolto solo dal Vice Presidente della Camera, Publio Fiori. Gli Editori avevano manifestato solo un timido interesse e il silenzio dura ancora oggi. Ma l??idea ?? non assolutamente nuova ?? il Sindacato dei giornalisti non l??ha mai fatta cadere e l??ha tenuta sempre in primo piano nella sua agenda. Anche per ruolo e funzione, pur raccogliendo spesso silenzi, l??ho sempre tenuta ?? se così si può dire ?? in prima pagina, fino rilanciarla all??attenzione del Presidente della Repubblica il 13 dicembre dello scorso anno.
Non c??è dubbio che una svolta di sistema nella considerazione del valore del contenuto editoriale e della qualità della libertà dell??informazione passi per la definizione di una ??Carta? dell??impresa editoriale.

Si tratta di una questione fondamentale ?? avvertita anche dal numerose espressioni della società civile, che però non godono di luci della ribalta  e che per questo non bucano facilmente le barriere del mercato delle notizie.
 Se il nostro Paese avesse per tempo valutato la rilevanza di questo tema avrebbe risolto molte questioni e non sconterebbe le valutazioni negative sulla qualità della libertà di stampa che vengono fatte da più organismi internazionali. Non v??è dubbio, infatti, che l??impianto costituzionale della nostra Repubblica a garanzia delle libertà di tutti i cittadini sia tra i più avanzati del mondo. Ma, come abbiamo visto, tutto questo da solo non basta ad impedire classificazione dell??Italia a livello di Paesi dell??area del sottosviluppo o sottoposti a regimi illiberali. Pesano le invadenze improprie, la concentrazione di poteri che vogliono declinare troppo spesso la finalità delle imprese editoriali verso vantaggi e interessi societari e finanziari del o dei proprietari in campi diversi, talvolta  senza volerli manifestare pubblicamente. Ci sono differenze di valore che vanno apprezzate in tutta la loro interezza e complessità.

Lo Statuto delle imprese editoriali deve diventare una Carta fondamentale delle nostre libertà, ovviamente anche della stessa libertà delle imprese di settore.
Lo ??Statuto? deve separare, con criteri condivisi ?? da stabilire attraverso un atto concorde e vincolante delle parti sociali e delle nostre fonti istituzionali ?? la finalità etica e il contenuto editoriale da quello economico, ossia dagli interessi d??impresa estranei alle finalità dell??informazione: una Carta delle responsabilità sociali ed etiche degli editori.

Accanto alle carte deontologiche di cui si è dotata la categoria dei giornalisti, mi pare, questo, uno sforzo che dev??essere fatto nella logica di una responsabilità comune dei diversi operatori del settore per la difesa e la valorizzazione del bene informazione.
Il collega Roberto Seghetti, a nome della componente di Autonomia e Solidarietà propone addirittura un intervento legislativo. Preferirei ?? idealisticamente ?? la via del grande patto di valore all??insegna del welfare dell??informazione di cui ama parlare Derrick de  Kerckove. Ma forse è vero: nel nostro Paese le cose si affermano con le leggi più che con l??assunzione di responsabilità comuni, condivise e rispettate. Anche la via legislativa su questo tema sarebbe, tuttavia, auspicabile percorrerla attraverso il massimo di condivisione possibile, come dev??essere per tutte le leggi fondamentali di garanzia.

E?? importante, adesso che il dibattito si è riaperto con l??intervento pubblico della maggiore componente interna del Sindacato dei giornalisti, non interrompere la discussione e cogliere strategicamente ogni opportunità per introdurre anche nelle relazioni sociali con la controparte editoriale il tema. Ovviamente è indispensabile una maturazione convinta dell??impegno in questo senso di tutta la categoria.

I gruppi dirigenti hanno il dovere di tenere aperto, comunque, il canale del dibattito e di non arrendersi anche quando sembra che nessuno voglia impegnarsi, com??è accaduto per oltre dieci anni, a destra e a sinistra. La tentazione di cadere nello scoramento è stata grande ma ciò non ha fatto venir meno la linea di un impegno intorno alle idee in cui crede.  E un grande Sindacato di quasi un secolo di vita, come la Fnsi,  non perde la memoria e ha il dovere di non smarrirsi né bloccarsi  neanche davanti ai muri del silenzio e dell??indifferenza.

Non so se questa sia la volta buona. Ma il tema dello Statuto delle imprese editoriali torna in primo piano perché ora è chiaro a tutti che Legge Gasparri, tentativi e minacce di privatizzazione della Rai, nuovi assalti di poteri finanziari per il controllo di importanti imprese d??informazione non erano la soluzione ma solo prove di forza. E?? il tempo ?? direi non solo per l??informazione ?? di mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità.
In questi giorni è infuocata la discussione sul rinnovo dei vertici Rai. Il rischio è che prevalgano ancora una volta risposte di puro interesse tattico dei partiti e dei poteri forti di questo sistema. A costoro sembra secondaria la domanda del Direttore de Il Sole 24 Ore, Ferruccio De Bortoli (??Diteci la verità sul futuro della Rai?). Ma questa è invece un??altra domanda vera. Di sistema. Servizio pubblico e concorrenza non possono diventare slogan per incassare dividendi politici. Serve la capacità di affrontare i nodi di fondo con risposte di qualità e garanzia  che valgano nel tempo. Che restituiscano fiducia  al sistema.

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