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Articolo 21 - Editoriali
Giglio, dov’era il servizio pubblico?
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di Loris Mazzetti*

Ogni volta che avviene una tragedia nel nostro Paese per l’informazione scatta la corsa all’oro. Arrivare per primi sulla notizia non è sinonimo di qualità, ma chi arriva dopo fa nascere il sospetto di averla sottovalutata. Quello che è accaduto in questi giorni in occasione della tragedia della nave Concordia ha sollevato il dubbio se il servizio pubblico deve essere prerogativa solo della Rai.

Le prime notizie sulla tragedia della nave, affondata a pochi metri dall’Isola del Giglio, sono arrivate venerdì notte. Tutti salvi gli oltre 4 mila passeggeri, qualche collegamento telefonico con giornalisti locali, più o meno così hanno raccontato tutti i tg. La Concordia capovolta con 2.380 tonnellate di gasolio a bordo e il conseguente rischio della tragedia ecologica, avrebbe dovuto fare scattare immediatamente l’allarme dell’approfondimento. Questo è accaduto in casa Sky. Alle 2: 30 di sabato mattina SkyTg 24 ha dato l’informazione del primo morto; alle 6 sull’isola è arrivato il primo inviato e alle 8 il tg di Murdoch ha cominciato a trasmettere le prime immagini, seguito a ruota da Tgcom 24, solo alle 12: 30 si sono accese le telecamere di Rainews.

Gli speciali dei tg delle reti generaliste sono partiti quando la notizia della tragedia con i primi 3 morti e l’ipotesi di 70 dispersi era già stata diffusa. Lo speciale del Tg 3 è andato in onda alle 17: 14, quello del Tg La 7 alle 19: 19 (unica tv a cambiare la programmazione della prima serata). La tv di Stato sta discutendo il nuovo piano industriale, mi auguro non sia fatto solo di tagli, ma di investimenti in nuovi mezzi di ripresa che possano trasformare il pachiderma Rai in gazzella. Mi auguro anche che finisca il dibattito attorno al direttore di Rainews Mineo (va o resta?) che, visti gli straordinari risultati, gli vengano date le stesse risorse che hanno le tv all news di Sky e Mediaset. Quale è il bene primario del servizio pubblico? La qualità dell’informazione. È ora che lo dimostri anche la Rai.

*tratto da Il fatto quotidiano
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