di Federico Orlando
Il nostro scritto di sabato, “Per un Articolo 21 bis”, presentava, a modo nostro, il decennale dell'Associazione, la sua assemblea svoltasi venerdì e sabato nella sala della Chiesa metodista in Roma; e prospettava l'esigenza di una riforma dell'articolo della Costituzione, esteso a tutti i media (social e personal) che non c'erano quando la costituzione fu redatta. Perciò sono rimasto un po' interdetto seguendo sia sabato, sia ancor più domenica i servizi tv sui sui funerali di Lucio Dalla. Già non avevo capito bene il perché di tutte quelle preventive limitazioni ed esclusioni imposte dalla curia bolognase per celebrare i funerali in San Petronio (che fra l'altro, come leggo dai giornali informati, è gestita dalla curia, ma è di proprietà del Comune). A me era parso di risentire in quelle limitazioni ed esclusioni, a cominciare dalla canzoni di Dalla, una riedizione più abile del divieto imposto da Ruini a una chiesa di Roma di celebrare i funerali di Welby, reo d' aver consentito il distacco della spina in extremis, come la povera Eluana dopo 17 anni di tormenti.
Qualche lettore ci chiede perché Articolo 21 non abbia parlato anche di questo nella sua assemblea. Forse perché giorno dopo giorno grandinano problemi non solo sulla libertà di stampa e d'opinione, ma sulla stessa sopravvivenza fisica di alcuni media, a cominciare dai giornali in carta stampata. Ma soprattutto per ovvie ragioni di stile. Si è pensato infatti di non rilasciare commenti e men che meno fare polemiche preventive (l'assemblea si è chiusa sabato, la funzione religiosa a San Petronio si è svolta domenica), anche se i preventivi condizionamenti curiali avevano richiamato a noi tutti gli ukase dei casi Welby e Eluana. (Ciò nonostante, ritengo che in chiesa si cantino gli inni reliosi. E quelli laici sulla pubblica piazza). Proprio perché siamo laici e non vogliamo intromissioni clericali nelle leggi, nelle regole, nelle istruzione, nella ricerca e nei comportamenti laici, dobbiamo evitare a nostra volta impropie invasioni di campo. Così come dovremmo evitare di manifestare senza pudore i nostri sentimenti privati, sempre imbarazzanti per gli altri, come invece ha fatto sulla bara di Dalla il compagno di vita Alemanno.
Tante cose si eviterebbero e la stessa estetica della vita ne guadegnerebbe se fossimo capaci di autolimitazioni e se anche l'Italia arrivasse , per esempio, al riconoscimento delle unioni omosessuali come gli Usa: dove, con la recente decisione del Mariland, sono saliti a otto di stati che hanno legittimato quelle unioni (le chiamo così e non matrimoni sempre per la questione delle reciproche non invasioni di campo: il matrimonio, fin dalla legge romana, molti secoli prima della Chiesa, è coniunctio maris et feminae). Noi siamo ancora alle cortine fumogene della curia bolognese, e ai lapsus tv di Lucia Annunziata, che provocano sensibilità rese morbose da secoli di persecuzioni.In più, restando alla nostra assemblea, ci siamo tutti riconosciuti nelle parole inviateci da Roberto Saviano (e riprese domenica sera nella bella e lunga trasmissione di Giorgio Santelli su Rai News): “Sarebbe bello poter pensare ai contenuti e non continuare a dover combattere per gli spazi negati: sarebbe bello se nell'informazione fossero riconosciuti i meriti. Meriti indipendenti dalle vicinanze politiche, ma per capacità di analisi, di divulgazione, di critica...Sarebbe bello che si comprendesse anche nel nostro paese che la crisi economica dimostra che un'informazione più libera e capillare avrebbe potuto dare anticorpi alla società civile, protezione ai lavoratori; sarebbe bello che tutto ciò fosse già accaduto...” Insomma, a differenza della doppia morale, la libertà chiude le stalle prima che i buoi fuggano ed evita la drammatizzazione dei problemi: come sarà anche del diritto degli omosessuali e di ogni altra minoranza intellettuale, razziale, religiosa, politica a vivere una vita non clandestina, da ebrei ghettizzati, nei troppi secoli dimenticati che hanno preceduto non innocenti il nazismo. Perciò l'on Giulietti, lanciando il nuovo manifesto politico dell'Associazione, ha aperto venerdì i lavori con una “Lettera a Monti”: nella quale gli si chiede di portare in Europa, insieme alle questioni finanziarie ed economiche, per cui tutti gli siamo grati, i problemi della libertà d'informazione in Italia, distanti dai parametri europei quanto lo spread dei nostri titoli da quello tedesco, fino a qualche settimana fa. Un week end, come si vede, di battaglie perf la libertà, alte e difficili.