Articolo 21 - Editoriali
No a glaciali liquidatori, ma guida competente e con passione servizio pubblico
di Franco Siddi
Per la Rai non è l'ora di glaciali manager liquidatori ma di un vertice e
di una direzione manageriale di eccellenza, di alta competenza in materia
di industria editoriale e di sentita passione per il servizio pubblico
inteso nel senso più nobile del termine. Ciò che vi è o sa di carrozzone
va smantellato con determinazione, ma occorre rispetto per un'azienda di
punta del sistema Italia, una miniera di risorse, di lavoro e di qualità
come nessun altro ha nel settore dell'industria e della produzione
editoriale e culturale, dalla radiotelevisione alla multimedialità. La
Rai, insomma, non è muffa da spazzare via
Eliminare incrostazioni, sprechi, sudditanze politiche e non solo, ridare
valore al lavoro di tante professionalità (patrimonio da stimare tra i
beni aziendali persino più delle tecnologie e dei beni materiali), molte
delle quali confinate ai margini, inutilizzate o sottoutilizzate per
ragioni politiche o discriminazioni di vario genere, è essenziale,
inderogabile, urgente, qualsiasi sarà il metodo che verrà scelto per
designare i nuovi vertici. Ma risanare, recuperare senso e missione
pubblica non significa liquidare.
In questi ultimi giorni c'è uno strano clima, che non piace e che non può
essere l'interesse del Paese che della Rai - un bene pubblico - è il vero
proprietario. Al Governo dei tecnici e dei vertici politici notturni sono
chieste soluzioni di normalità non di mera normalizzazione di facciata
dietro qualche uomo/donna di grandi doti nella gestione finanziaria e
tecnica. Il caso Rai non può essere paragonato a certi dissesti di
industrie aeronautiche, alimentari, o bancarie.
di una direzione manageriale di eccellenza, di alta competenza in materia
di industria editoriale e di sentita passione per il servizio pubblico
inteso nel senso più nobile del termine. Ciò che vi è o sa di carrozzone
va smantellato con determinazione, ma occorre rispetto per un'azienda di
punta del sistema Italia, una miniera di risorse, di lavoro e di qualità
come nessun altro ha nel settore dell'industria e della produzione
editoriale e culturale, dalla radiotelevisione alla multimedialità. La
Rai, insomma, non è muffa da spazzare via
Eliminare incrostazioni, sprechi, sudditanze politiche e non solo, ridare
valore al lavoro di tante professionalità (patrimonio da stimare tra i
beni aziendali persino più delle tecnologie e dei beni materiali), molte
delle quali confinate ai margini, inutilizzate o sottoutilizzate per
ragioni politiche o discriminazioni di vario genere, è essenziale,
inderogabile, urgente, qualsiasi sarà il metodo che verrà scelto per
designare i nuovi vertici. Ma risanare, recuperare senso e missione
pubblica non significa liquidare.
In questi ultimi giorni c'è uno strano clima, che non piace e che non può
essere l'interesse del Paese che della Rai - un bene pubblico - è il vero
proprietario. Al Governo dei tecnici e dei vertici politici notturni sono
chieste soluzioni di normalità non di mera normalizzazione di facciata
dietro qualche uomo/donna di grandi doti nella gestione finanziaria e
tecnica. Il caso Rai non può essere paragonato a certi dissesti di
industrie aeronautiche, alimentari, o bancarie.
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