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Sull'immigrazione Governo irremovibile. Si attiva la cittadinanza
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di redazione

Sull'immigrazione Governo irremovibile. Si attiva la cittadinanza

Nuovi passi del gambero da parte del Governo sul tema immigrazione. Cassate alcune mozioni discusse nella giornata di ieri. Se da una parte è passata la mozione sulle politiche per l’integrazione che impegna il Governo “ ... a promuovere misure per contrastare ogni sfruttamento dell’immigrato e per intraprendere un percorso di integrazione tra cittadini italiani e immigrati, a partire dalle politiche scolastiche”, dall'altra parte il veto leghista ha impresso l'ennesimo stop al dibattito relativo alla cittadinanza, al voto agli immigrati, allo sfruttamento del lavoro nero, soprattutto nel comparto agricolo. Approvata con voto bipartisan, la mozione a firma di Pino Pisicchio di Alleanza per l’Italia, Touadi (Pd), Granata (Pdl), Cambursano (Idv), Tabacci (Api) e Brugger (Svp) che impegna il Governo a “promuovere misure nell’ambito della normativa vigente, delle direttive europee e di nuovi interventi legislativi, volte a combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro degli immigrati, a consentire l’emersione del lavoro irregolare e a contrastare ogni forma di lavoro sommerso che sfrutti la condizione degli immigrati”.
Le mozioni respinte, andavano, di contro, in una direzione più specifica e chiedevano uno sforzo ulteriore. Cassata la proposta avanzata dall'Idv che impegnava, in uno dei suoi punti, il Governo “... ad affrontare il tema dell’immigrazione in modo non avulso dal tema dei diritti, compresi quelli di voto amministrativo e di cittadinanza, soprattutto con riguardo al futuro dei figli dei nostri immigrati.” Cassata, poi, la mozione che prendeva come riferimento concreto la vicenda di Rosarno e che, a partire da quei fatti e da una serie di dati inconfutabili: “ ... il lavoro nero è l'area in cui maggiore è la competizione tra gli immigrati ed i lavoratori italiani, perché lo sfruttamento degli uni abbassa le tutele degli altri e questo è tanto più vero nel settore agricolo, dove un lavoratore su dieci è straniero e dove al Sud solo un terzo è regolare, con situazioni di sfruttamento gestite da un caporalato molto spesso sotto il controllo della criminalità organizzata (i lavoratori extracomunitari nel settore agricolo sono circa 75 mila, contando i 64 mila contratti a tempo determinato e gli 11 mila stagionali. Altri 15 mila lavoratori sono a tempo indeterminato. In tutto 90 mila braccianti immigrati, che però superano i 150/200 mila, se si considerano anche i lavoratori stranieri neocomunitari, come i rumeni o i polacchi)...” chiedeva al Governo, fra le altre cose: di “... attuare tutte le misure per combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente, in modo particolare dell'articolo 18 del decreto legislativo n. 286 del 1998, che prevede un permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri sfruttatori, prevedendo anche l'introduzione nel nostro ordinamento del reato per grave sfruttamento del lavoro, un'autonoma fattispecie incriminatrice del caporalato, aggravata quando interessa minori o migranti clandestini; ad attivare tutti gli strumenti per consentire un'emersione del lavoro irregolare, con particolare attenzione al comparto agricolo, attivando in modo continuativo il sistema dei controlli e promuovendo una regolarizzazione per i lavoratori agricoli stranieri da anni presenti sul nostro territorio che non abbiano commesso reati...” La presente mozione impegnava infine il Governo ad applicare la direttiva europea 2009/52/CE nella parte concernente le sanzioni contro i datori di lavoro e lo sfruttamento del lavoro irregolare.
Quanto passato ieri rappresenta dunque una sorta di magra consolazione rispetto al dibattito scatenatosi intorno alla sanatoria 2009 e al relativo decreto interpretativo emanato dal Governo nel marzo scorso. In base alla suddetta infatti, possono usufruire della regolarizzazione soltanto quei soggetti che non hanno collezionato in precedenza più di un decreto di espulsione: come a dire, irregolari si, ma non troppo. Una circolare che mette in chiara difficoltà anche i datori di lavoro, che andrebbero esposti a eventuali sanzioni penali ed amministrative dovute al rapporto di lavoro in nero. Ed è proprio da loro, dai datori di lavoro, e dal Veneto leghista, precisamente da Trieste, che è partito un appello firmato: Un gruppo spontaneo di "datori di lavoro" a colf e badanti. L'appello fa diretto riferimento alla circolare ministeriale: “ Parliamo della "sanatoria" dei cittadini stranieri – vi si legge- anche se questo nome è improprio perché richiama alla mente condoni offerti ex post a chi, in un modo o nell'altro, ha fatto il furbo. Nel nostro caso, invece, non è di furbi che si tratta, ma di lavoratori onesti a cui è stata offerta la possibilità di vivere alla luce del sole... L'interpretazione sopra proposta ci colpisce profondamente, perché riteniamo operi uno stravolgimento della legge determinando una situazione non rispettosa dei principi di uguaglianza, ragionevolezza e non discriminazione che sono alla base del nostro vivere civile e del nostro ordinamento costituzionale. Come persone che credono in uno stato di diritto siamo infatti allarmati se chi è rimasto a vivere nel nostro Paese senza un documento di soggiorno viene messo sullo stesso piano di consumati criminali...” E ancora: “ Riteniamo che si debba evitare di generare un autentico circolo vizioso, visto che lo scopo della norma era proprio quella di regolarizzare chi era rimasto senza documenti di soggiorno, e che non ha alcun senso distinguere tra coloro che erano stati espulsi (sulla carta) una sola volta da coloro che lo sono stati (sempre sulla carta) più volte.  Come possiamo non vedere che questa differenza tra situazioni identiche è del tutto casuale ed è legata alla maggiore visibilità di alcuni rispetto ad altri a causa del colore della pelle o alla povertà?”
Un appello che circola in rete da qualche giorno e oltre ad aver totalizzato più di 500 firme, ha già raccolto illustri consensi e testimonial d'eccezione, tra i quali Claudio Magris, Margherita Hack, Alex Zanotelli, Massimo Carlotto, Dario Fo, Franca Rame, Riccardo Iacona, Moni Ovadia, Pino Roveredo, Veit Heinechen, Paolo Rumiz, Fabrizio Gatti, don Mario Vatta, Pierluigi Celli, Marco Sofianopulo, Giorgio Tamburlini, Roberto Weber, Boris Pahor,Gianfranco Schiavone,Melita Richter, Gino Strada, Filippo Solibello. Alle parole di Moni Ovadia è affidato il compito di diramare l'appello in video.
Invece le firme sono quasi mille, per l'appello promosso dalla rete antirazzista romana a favore dei lavoratori di Rosarno, alcuni dei quali, un'ottantina, si trovano ( ancora per poco, vista l'imminente ripresa delle attività di lavoro satagionale nel sud della penisola) nella capitale. Vivono in condizioni precarie, aiutati da una rete solidale messa su da cittadini e cittadine, associazioni, comitati e centri sociali, senza alcun supporto da parte delle istituzioni. Ospiti, i più fortunati, delle diverse realtà di movimento, da cui dipende per intero il loro sostentamento quotidiano. I meno fortunati debbono invece accontentarsi di un posto alla stazione per dormire. Attendono, con sempre meno pazienza e meno fiducia, il tanto atteso incontro con il prefetto di Roma, incontro volto a trovare una soluzione allo stato di limbo in cui, al momento sono confinati. Irregolari. Chiedono un permesso di soggiorno, per motivi umanitari, chiedono dei diritti e la possibilità di continuare a vivere e lavorare onestamente in questo paese. Permesso, che viste le mozioni respinte ieri, appare sempre più improbabile. Mentre si palesa per l'ennesima volta la chiara volontà da parte di questo Governo di procrastinare il più possibile il tanto osannato “processo di integrazione”.

Per firmare l'appello sulla sanatoria truffa clicca quì

Per firmare l'appello per i lavoratori di Rosarno


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