di Lelio Grassucci *
Quella che proponiamo è la relazione di Lelio Grassucci presidente di Mediacoop che con il Tavolo dei Media non Profit, hanno deciso di convocare una iniziativa nazionale che avrà luogo a Roma, martedì 21 giugno dalle ore 10.30 alle ore 13.00, presso il cinema Capranichetta â?? Piazza Monte Citorio, 125
*Presidente Mediacoop
Autorità , signore e signori convenuti, cari colleghi.
Lâ??iniziativa odierna, convocata da Mediacoop e dal Tavolo di coordinamento nazionale dei media non profit, ha lo scopo di manifestare il malessere e le pesanti difficoltà che affliggono il mondo della comunicazione, soprattutto quello di idee, valori e testimonianze. Preoccupano i problemi di natura congiunturale ma ancor di più quelli strutturali.
Sul primo versante la decisione del Governo di erogare lâ??anticipazione dei contributi 2004 al 25%, e non al 50% come previsto dalla legge, mette in difficoltà le aziende editoriali interessate, sia perché pone questioni immediate di liquidità sia perché rende più precari i rapporti di fiducia con il mondo finanziario.
Nonostante lâ??impegno, assunto in Commissione Cultura il 5 maggio u. s., di provvedere allâ??integrazione dellâ??anticipo, a tuttâ??oggi siamo ancora lontani dallâ??adempimento. A ciò si aggiunge lâ??esclusione di fatto di una parte significativa della editoria che rappresentiamo dal beneficio del credito di imposta per lâ??acquisto della carta.
Sullo sfondo resta la preoccupazione per lâ??immediato futuro. Con il prossimo DPEF e la conseguente legge finanziaria è necessario garantire per il prossimo triennio le risorse a disposizione anche per rispettare i tempi di erogazione previsti. E tuttavia, di fronte alla esigenza di provvedere ad una manovra di rientro dallo sforamento del tetto del deficit, ed alle voci che continuano a circolare su ipotesi di rientro attraverso tagli pro quota, indifferenziati per i diversi dicasteri, resta fortissimo il timore che il Ministero dellâ?? Economia possa tentare di rimettere mano, come si cercò di fare lo scorso anno, ad ipotesi di taglio dei fondi previsti per lâ??editoria e la comunicazione.
Il nostro comparto non potrebbe reggere un tale orientamento; non si aspetta tagli o riduzioni; al contrario, si attende un adeguamento delle singole erogazioni, il cui ammontare, fermo in molti casi addirittura da quiindici anni, si è fortemente ridotto â?? in termini percentuali sui costi - a fronte dellâ??aumento consistente di questi ultimi registrati nel corso degli anni.
Eâ?? necessario che il Governo provveda ad erogare al più presto i contributi previsti dalla legislazione vigente e fughi nel contempo ogni timore per il futuro. Eâ?? difficile gestire correttamente una impresa, garantirne efficienza e produttività , rafforzarne missione ed efficacia in una condizione di perenne precarietà accentuata, talora, da interventi normativi o regolamentari con valenza retroattiva, vanificando in tal modo ogni certezza e stabilità .
E si badi bene si tratta anche di un problema di occupazione e di sviluppo. La realtà cooperativa del comparto, è di oltre 650 imprese, 5500 occupati e 6000 collaboratori, per un giro di affari di circa 1200 milioni di Euro, senza contare lâ??indotto che presenta un numero di occupati ben maggiore.
Le ragioni del sostegno pubblico.
Eâ?? opportuno ricordare, in proposito, che le provvidenze pubbliche sono state previste, a suo tempo, a compensazione dei pesanti limiti di accesso, di mercato e talora normativi, alle risorse pubblicitarie.
Eâ?? stato osservato, in proposito, che lo â??stanziamento complessivo di tali contributi ha subito un aumento del 23% nel corso dellâ??ultimo biennioâ? soprattutto per lâ??allargamento della platea dei beneficiari e che, se â??da una parte tale incremento rappresenta evidentemente un positivo risultato in termini di sostegno allo sviluppo del settore, dallâ??altra occorre riflettere sul fatto che, in assenza di specifici interventi, sarà sempre più difficile in futuro reperire le risorse necessarie per il pagamento integrale del contributoâ?.
Da questo punto di vista il nostro mondo, nel suo complesso, per il senso dello Stato, di servizio e di responsabilità che lo caratterizza, non sfuggirà , di certo, ad una riflessione che affronti il tema dei criteri di accesso alle provvidenze pubbliche. Noi intendiamo farci carico del problema e vogliamo contribuire ad eliminare abusi ed incongruenze. Occorre, però, che il Governo garantisca partecipazione e trasparenza.
Tale riflessione, però, non può non partire che da una analisi, altrettanto aperta ed attenta, del sistema complessivo dellâ??informazione in Italia. Il nostro comparto continua ad essere interessato da profonde trasformazioni produttive, finanziarie e tecnologiche. Fenomeni di intensa concentrazione stanno generando profondi squilibri nel mercato editoriale e minacciano di ridurre spazi di esistenza e di crescita per testate e soggetti indipendenti e non profit, protagonisti della democrazia, della libertà e del pluralismo dellâ??informazione.
Si tratta, infatti, di molte centinaia di operatori e di moltissime imprese che alimentano il pluralismo, la multiformità dellâ??informazione e la ricchezza di una rete di strumenti di comunicazione tra i più vicini ai cittadini, in un sistema mediatico che appare, invece,
sempre più asfissiato da posizioni dominanti ed oligopolistiche, terreno di conquista e di scorribande.
Quello della comunicazione è un mondo estremamente delicato. Ogni sforzo per renderlo sempre più aperto, di elevata qualità , libero e diffuso, pluralista nelle fonti e nellâ??accesso è prioritario. Gli investimenti necessari non possono, dunque, essere considerati né caritatevoli né tanto meno residuali.
Il riequilibrio delle risorse pubblicitarie allâ??interno del settore della comunicazione.
Lâ??analisi del Sole-24 Ore sulle risorse a disposizione della comunicazione e la direzione dei suoi flussi verso il duopolio televisivo, mentre da un lato accelera la necessità che la Autorità per le garanzie nella comunicazione definisca il valore del SIC e adotti le necessarie misure per garantire il rispetto dei limiti di accesso previsti dalla generosa normativa in materia; dallâ??altro conferma lâ??esigenza di una profonda revisione del SIC. Un sistema che, dallâ??inizio della sua costruzione, era stato definito farraginoso, convenzionale e lontano da ogni parvenza di scientificità .
Media non Profit, in occasione dellâ??assemblea dellâ??otto aprile 2003, aveva sollecitato rigore, scientificità e prudenza nella definizione del SIC.
Mediacoop, sin dal suo congresso costitutivo dellâ??ottobre scorso aveva sollecitato una profonda revisione del SIC, sottolineando i rischi di un ulteriore aumento dei flussi pubblicitari verso il duopolio televisivo. Tale richiesta, più volte sollecitata, è stata infine ribadita nel convegno tenuto a Ravenna nello scorso mese di febbraio.
Per quanto concerne la pubblicità istituzionale, centrale e periferica, câ??è da osservare il mancato rispetto di quanto normativamente previsto a favore delle realtà locali.
In questo quadro lâ??idea di definire la cosiddetta legge Bonaiuti senza alcun intervento di riordino più complessivo del sistema italiano della comunicazione è del tutto improponibile. Eâ?? una esigenza generale ed urgente. Lo squilibrio dei flussi finanziari tra il duopolio televisivo e la carta stampata si aggrava sempre di più e richiede una intervento deciso. Ma attenzione, uno squilibrio altrettanto pesante si sta determinando allâ??interno dello stesso settore dellâ??editoria a stampa e non solo per ragioni di mercato. Tale fenomeno è determinato anche a causa della tipologia dellâ??intervento pubblico. Deve essere chiaro che non è accettabile che il riequilibrio del quale si parla possa avvenire spostando, allâ??interno dei fondi per lâ??editoria, risorse verso i grandi gruppi, che spesso implementano in tal modo gli utili da distribuire. Non è corretto ma soprattutto non è giusto.
Il discorso sulla Bonaiuti deve, dunque, essere del tutto riaperto.
Dal DDL Bonaiuti ad una legge per lo sviluppo dellâ??editoria di idee, valori e testimonianze.
In occasione della audizione di Mediacoop e del Tavolo dei Media non profit presso la Commissione cultura della Camera sul DDL 4163,( recante â??Disposizioni in materia di editoria e di diffusione della stampa quotidiana e periodicaâ?) si erano accese speranze che tale provvedimento sarebbe potuto diventare una occasione positiva per lo sviluppo dellâ??editoria e soprattutto per le nostre realtà . Lâ??accoglienza riservataci dai commissari presenti e dal relatore, lâ??apertura dimostrata alle proposte che avevamo avanzate nonché il tono ed i contenuti del dibattito che si era sviluppato lasciavano, infatti, ben sperare.
Tale convincimento era stato poi rafforzato sia dallâ??approvazione, unanime, in occasione della discussione della legge finanziaria 2005, di un emendamento da parte della stessa commissione, volto a triennalizzare il sostegno per lâ??acquisto della carta (credito di imposta del 10%); sia per la presentazione, da parte di Parlamentari della maggioranza e dellâ??opposizione, di numerosi emendamenti che raccoglievano buona parte delle nostre proposte.
Le nostre speranze, però, si sono dissolte rapidamente. Azzerando i risultati, per molti aspetti positivi del confronto in Commissione, il Governo, infatti, al termine del dibattito non solo ha rifiutato ogni miglioramento suggerito, ma ha addirittura peggiorato il testo originario.
Che fare? Si torni in Commissione, meglio se in comitato ristretto.
Un confronto serio e trasparente è opportuno e necessario. Lo si riapra partendo dallâ??orientamento di: a) garantire lâ??entità e le condizioni di pagamento dei contributi allâ??editoria; b) adeguare i contributi per i periodici, fermi da un quindicennio a 200 vecchie lire; c) definire una quota, certa, di riserva per la pubblicità istituzionale e legale in favore delle realtà di questo comparto, correggendo, anche parzialmente, le pesanti distorsioni del mercato; d) sopprimere lâ??articolo 1 del DDL, che vuole porre â?? fuori da ogni normativa europea â?? pesanti vincoli alla comunicazione nel web; e) sopprimere le lettere a) e b) dellâ??art. 4; sopprimere il comma 2) e 3) dellâ??art. 5; eliminare, per le piccole realtà , lâ??obbligo della certificazione di bilancio per lâ??accesso al credito di imposta per lâ??acquisto della carta. Tale certificazione, infatti, ha un costo superiore al beneficio e, dunque, esclude â?? di fatto â?? le piccole imprese dal novero dei soggetti agevolati.
Solo in questa ipotesi sarebbe opportuno prevedere un percorso abbreviato dellâ??iter legislativo. Sarebbe assai grave, infatti, se le anomalie del sistema italiano della comunicazione, gravato dallâ??opprimente ipoteca di un predominio dei grandi monopoli televisivi, venissero riprodotte anche nella carta stampata. Eâ?? in gioco una posta essenziale della democrazia dellâ??informazione nel nostro paese.
Il DDL Bonaiuti pùò e deve diventare una legge per lo sviluppo dellâ??editoria e per favorire il riequilibrio delle risorse in favore di quella di idee, valori e testimonianze. La necessità sociale e politica del nostro mondo è da tutti riconosciuta.
Una nuova prospettiva per lâ??emittenza locale.
Con il nuovo art. 117 della Costituzione le Regioni hanno assunto un ruolo importante nel settore della informazione mentre tra le forze sociali e politiche matura, ogni giorno di più, il convincimento che occorre una profonda riforma del sistema dei media ed in particolare di quello radiotelevisivo. Inoltre la transizione al digitale terrestre e lâ??avanzamento del processo di convergenza stanno determinando lâ??erogazione free-to-air ed a pagamento di servizi multimediali ed interattivi.
� del tutto evidente come in tale contesto possa aprirsi una nuova prospettiva per le emittenti locali. Non possiamo farci sfuggire questa occasione. Per esse, infatti, può essere possibile valorizzare il complesso del parco frequenze, trovare collaborazione e sinergie con la struttura pubblica, individuare, attraverso progetti di sussidiarietà multimediali, nuovi spazi nella utilizzazione della rete e nella produzione di contenuti.
E però, di fronte a tali sconvolgimenti e prospettive, la legislazione regionale appare del tutto superata e priva di finanziamenti.
La legislatura che si è aperta nei mesi scorsi dovrebbe impegnare Giunte e Consigli Regionali a riscriverla e finanziarla adeguatamente.
Alla base della nuove leggi dovrebbe essere posto un â??progetto regionale integrato e multimediale della comunicazioneâ? e ciò con una idea del servizio pubblico integrativo e non sostitutivo dei soggetti privati, meglio se privato-sociali.
Mediacoop e media non profit intendono aprire, in tale direzione, un confronto approfondito con tutte le Regioni allo scopo di garantire una legislazione funzionale alla costruzione di tali progetti.
Ciò, tuttavia, non è sufficiente. Per ridefinire il sistema complessivo della comunicazione occorre anche porre mano ad una attenta rilettura della normativa nazionale, a partire dalla riforma del SIC, per coordinare lâ??insieme delle norme e dei regolamenti.
Una revisione degli strumenti di intervento per indirizzarli anche a sostegno dei processi di integrazione.
Si tratta di un problema molto complesso. Tutti ne siamo consapevoli. Il settore della comunicazione rappresenta un terreno molto delicato per la democrazia e per la libertà . Non a caso esso si trova al centro di uno scontro duro tra le forze politiche e sociali, da molti anni. Tuttavia tali difficoltà non possono impedire una iniziativa riformatrice di grande respiro.
Serve una riflessione adeguata della cultura, dellâ??accademia, dellâ??insieme dei giornalisti e delle loro organizzazioni, di tutte le forze sociali e religiose. Eâ?? necessario un confronto innovativo con il legislatore per costruire la svolta necessaria.
Non rinunciamo a sperare che possa essere possibile un confronto alto, senza pregiudiziali, con la convinzione che ci si trovi di fronte ad un problema fondamentale cui porre mano.
Per lâ??immediato occorrerebbe intanto e comunque garantire:
1. che il credito agevolato ed il credito di imposta ipotizzati dal Governo per sostenere la utilizzazione delle tecnologie digitali nellâ??ammodernamento dei processi produttivi delle aziende industriali e commerciali italiane vengano estesi anche nel mercato della comunicazione;
2. lâ??applicazione della riduzione del 50%, prevista per le imprese radiotelevisive dalla legislazione vigente, a partire dalla prima bolletta o fattura emesse dai gestori dei servizi (Enel, Telecom ecc);
3. concertare con le Regioni un intervento di sostegno da integrare con quanto stabilito recentemente dal Governo nel provvedimento sulla competitività ( art 9 della legge n. 80 del 14 maggio 2005: premio di concentrazione per piccole imprese) che risulta del tutto inadeguato;
4. rafforzare gli strumenti diretti di sostegno, sia nelle quantità che risultano sempre più erose dallâ??aumento dei costi aziendali, sia rivedendone i tempi di erogazione. Al riguardo sarebbe necessario eliminare la discrasia tra cassa e competenza che dovrebbero coincidere o quanto meno avvicinarsi;
5. abbandonare le ultime esperienze degli strumenti indiretti. Essi, infatti, non consentono la individuazione dei soggetti effettivamente incentivabili e socialmente meritevoli, non consentono di indirizzare le risorse verso le scelte di priorità e si sono rivelati esclusivamente a favore dei grandi gruppi, assorbendo in gran parte le risorse stanziate.
Cari amici,
nel corso delle prossime settimane il Governo presenterà alle parti sociali il testo del DPEF 2006-2008. Sarà quella una prima occasione di verifica per valutare le risposte ai nostri quesiti. Eâ?? sperabile che in tale occasione vengano reperite le risorse necessarie per finanziare la Bonaiuti e sostenere lâ??emittenza locale nella sperimentazione delle nuove tecnologie digitali. Eâ?? nostra speranza che gli onorevoli Deputati e Senatori delle rispettive commissioni di merito che hanno accolto lâ??invito a questa nostra iniziativa ed ai quali - nelle settimane scorse - abbiamo rivolto un pressante appello in nome del pluralismo delle fonti e dellâ??accesso, non ci faranno mancare il loro sostegno. In ultima analisi le due priorità sono chiaramente definite e a conoscenza del Governo. Assoluta è quella di garantire le risorse necessarie per il conguaglio dellâ??anticipazione 2004 e lo stanziamento di 140 milioni per il 2005.