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Articolo 21 - Editoriali
L'editto e 'Il Fatto' - da L'Espresso
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di Enzo Biagi

Non ho deciso di smettere di lavorare con la Rai, ma di non lavorare con le persone che allora la dirigevano

Due settimane fa avevo scritto su questa pagina: "... l'editto bulgaro annunciò il mio allontanamento dalla Rai (ma anche quelli di Michele Santoro e di Daniele Luttazzi), devotamente eseguito, poi, da Agostino Saccà, un uomo cosÏ fedele da dichiarare che non solo lui, ma tutta la famiglia, davano il voto a Forza Italia". Scusate se sono costretto ancora una volta, ma mi hanno obbligato, a parlare di me. Quella che segue è la lettera dell'avvocato personale di Agostino Saccà e poi c'è la mia risposta. Il racconto piÚ completo di quello che successe in quegli anni, mi riprometto di scriverlo con calma.

Nel numero de 'L'espresso', in edicola venerdÏ 17 giugno 2005, il Dr. Enzo Biagi parla di 'un editto bulgaro', che annunciava il suo allontanamento dalla Rai, eseguito poi da Agostino Saccà. Quale suo legale di fiducia, devo precisare che il suo rapporto con la Rai non ha mai subito un deterioramento, se solo si considera che nel luglio 2002 (cioè dopo il cosiddetto 'editto bulgaro') in previsione dell'esaurimento del rapporto in corso, il Dr. Saccà aveva raggiunto col Dr. Biagi un'intesa, giudicata con soddisfazione dallo stesso Dr. Biagi, che prevedeva la conclusione di un contratto biennale, per dieci speciali su Raiuno di prima serata e venti puntate di un programma settimanale di seconda serata.

Il 27 novembre, l'avvocato Trifirò, legale del Dr. Biagi con lettera firmata anche dallo stesso, confermava la volontà del suo assistito di non accettare sia la proposta contrattuale riguardante Raiuno, sia la successiva proposta di rifare 'Il fatto' con cadenza quotidiana su Raitre e chiedeva l'apertura di una trattativa transattiva che si concludeva prima della fine del 2002.

In seguito a notizie riportate dall'Ansa, in data 8 gennaio 2003, il Dr. Biagi scriveva all'agenzia, precisando di non essere stato "buttato fuori dalla Rai. Al contrario con la stessa ho raggiunto di mia iniziativa un accordo per me pienamente soddisfacente". Questi sono i fatti, incontestabili e inequivocabili, che confermano la correttezza dell'operato del Dr. SaccĂ  e dell'azienda.

� inutile sottolineare che il Dr. Saccà è profondamente amareggiato e che solo il suo senso di comprensione e di rispetto verso un giornalista tanto illustre gli sconsigliano di assumere iniziative a tutela del suo onore, della sua professionalità, della sua immagine.

Avv. Prof. Oberdan Tommaso Scozzafava

Una domanda al dottor Agostino SaccĂ  e ai telespettatori: dopo quello che negli ambienti televisivi viene definito l''editto bulgaro', avete mai piĂš visto 'Il Fatto' in onda su RaiUno alle 20,35?

La critica lo aveva definito il miglior programma di 50 anni di storia della Rai. Sono stato accusato di aver fatto un 'uso criminoso' della televisione per un'intervista a Roberto Benigni. Che rifarei! Non ho avuto obiezioni, critiche, condanne da nessuna authority, nĂŠ ho mai ricevuto dall'azienda nessun rimprovero.

Quel famoso 2 luglio 2002 avevo accettato un contratto che prevedeva un programma in seconda serata ed eventuali alcune prime serate da concordare con il direttore di rete: mi era stato detto che lo spazio de 'Il Fatto' doveva essere utilizzato per una trasmissione di varietĂ  della durata di 20-30 minuti da opporre a 'Striscia la notizia'.

Il 16 settembre andò in onda un programma che si chiamava 'Max e Tux' della durata addirittura inferiore al mio. Capii che avevano tentato di prendermi in giro. Per questo motivo quando, nei giorni successivi, mi arrivò la bozza del contratto, decisi di non accettarlo.

Ă? vero che mi fu proposto, dopo alcuni mesi, di andare in onda con 'Il Fatto' su RaiTre (e ancora grazie a Paolo Ruffini e Antonio Di Bella che mi avevano offerto uno spazio di approfondimento alle 19,55 a conclusione del Tg3 dei Tg Regione), poi mi fu detto che non era possibile perchĂŠ il mio compenso era troppo alto per le casse di quella rete.

Misi per iscritto che rinunciavo alla mia remunerazione in cambio dello stipendio di un redattore ordinario da devolvere alla Casa di riposo degli anziani di Vidiciatico (Bologna). A quel punto mi dissero che lo spazio che i due direttori mi proponevano non esisteva in quanto promesso per una trasmissione di servizio regionale. Il Direttore generale SaccĂ  allora (siamo alla fine di novembre del 2002) mi offrĂŹ di andare in onda alle 18,53. Non era professionalmente e umanamente accettabile che io commentassi dei fatti che non erano ancora stati raccontati.

Ă? vero che il 26 settembre, in una lettera, il Direttore generale ribadiva buoni propositi nei miei confronti, ma il dottor SaccĂ  dimentica che quella era una raccomandata con ricevuta di ritorno e mi comunicava che il contratto con la testata 'Il Fatto' veniva disdetto.

� vero anche che, grazie al mio avvocato, professor Salvatore Trifirò, ho trovato un accordo soddisfacente per la risoluzione del mio rapporto con la Rai, ma è giusto specificare che non ho deciso di smettere di lavorare con l'azienda, ma ho deciso di non lavorare con le persone che allora la dirigevano.

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