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Articolo 21 - Editoriali
Diritti sportivi e neo ''compagno'' Cattaneo?
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di Babel

Grande entusiasmo attorno alla Rai per i colpacci  sui diritti del grande calcio. La Rai , si dice, è così tornata al centro del mercato. Non vorrei    sembrare un eccentrico ed inutile contro correntista, ma  mi paiono dâ??obbligo alcune domande. Sia per lâ??immediato e sia per il dibattito che si è opportunamente già aperto proprio in questo spazio sulla Rai che verrà.

Innanzitutto il metodo. Siamo  davvero in linea con quanto si sta configurando nei rapporti fra consiglio di amministrazione e management operativo? Siamo cio è per un Consiglio, ancorché monco per altro, che si comporta da amministratore delegato collettivo? O  la luna di miele avviata dal  â??compagnoâ?  Cattaneo non presenta troppi aspetti utilitaristici, funzionali allâ??affermazione di profili e funzioni largamente improprie .A cominciare dalla riabilitazione dello stesso Direttore  Generale?

Non mi sfuggono  le ragioni del pragmatismo politico, per cui dopo una stagione fredda  ci si deve scaldare. A qualsiasi costo. E dunque il nuovo consiglio deve riequilibrare poteri e pratiche violentate dalle gestioni berlusconiane. Trovo però, a pochi mesi dalle elezioni, pericoloso accreditare una linea milazziana, da consociativismo  strategico, per unâ??azienda che deve invece ritrovare, proprio nella distinzione naturale dei ruoli fra managemente e  direzione strategica, una sua normalità. Non vorrei che si tenti di annebbiare la prossima riforma prima ancora di concepirla. Diciamo che sono contro alla guerra preventiva che qualcuno nel Polo deve aver immaginato a proposito di una flessibilizzazione della Gasparri.

Secondo aspetto di metodo: se davvero il compagno Cattaneo  vuole imboccare una nuova  via,diciamo più tiepida, non sarebbe il caso di sollecitarlo ad applicare  il nuovo metodo anche nella gestione degli apparati aziendali, dalle testate alle reti alla tecnostruttura? Appare singolare infatti lâ??immagine di un direttore generale bi fronte. Un Giano che quando  discute di strategie di mercato  diventa  Madre Teresa di Calcutta, addirittura con le stimmate  del mal di schiena, e quando deve invece gestire la riorganizzazione degli apparati aziendali rimane Sartana lâ??implacabile lottizzatore. Tanto più che le stesse decisioni strategiche di cui ci si bea in consiglio sono  â??lavorateâ? in strutture sempre più accentrate e monocolore.

Sul merito: dico subito che sono meno entusiasta di altri per lâ??acquisto del tesoro Fifa a 700 miliardi del vecchio conio.Intanto perché  per digerire il boccone il Boa della Rai  rischierà di rimanere immobile per i prossimi 10 anni. Immobile sia nella strategie industriale dato che il costo corrisponde , più o meno alla quota degli investimenti previsti nei prossimi  bilanci di esercizio. E sia nella prospettiva, dato che lâ??acquisto legherà le fortune della Rai alla salvaguardia dellâ??attuale struttura del mercato, basato su grandi  â??panceâ? di audience generalista. Diciamo che a me sembra unâ??operazione che rende lâ??azienda troppo pesante, nel momento in cui invece bisognerebbe essere agili e leggeri per  giostrare fra le variabili dellâ??innovazione multimediale.

Ma di questo mi piacerebbe parlare in una sede seminariale, perché il quadro mi sembra   complesso e non sono disposto a giurare su nulla, tanto meno sulle mie sensazioni.

Quello che invece mi pare di vedere con maggiore certezza riguarda gli onere strategici di una mossa quale quella compiuta dal vertice Rai sul calcio. Infatti se câ??è un elemento di indubbio vantaggio dellâ??audace colpo  è quello di dare alla Rai il pallino strategico sullâ??evoluzione del mercato nel sistema paese. La Rai, distribuendo la risorsa diritti â??calcio, fra le diverse piattaforma e i diversi interlocutori , si trova a poter rimodellare il profilo del mercato nazionale. E dunque a poter disegnare  un assetto di mercato in grado di essere competitivo non solo nellâ??acquisto ma anche nello scambio a livello internazionale . Satellite, DTT, mobile, Adsl, pay e VoD, sono formule e standard che corrispondono a pianificazioni di imprese e a natura di possibili prodotti e servizi che ne potrebbero scaturire. Gestire questa risorsa per facilitare uno o lâ??altro dei soggetti in campo è oggi forse la quintessenza del servizio pubblico: essere impresario della modernizzazione del sistema paese. Un servizio pubblico che non si deve più pensare come esclusivo e totalizzante  mainstream del paese, ma come luogo di progettazione e di incentivazione del sistema policentrico nazionale: Un vero incubatore della Tv degli altri. Ora  per questa funzione il software è più importante dellâ?? hardware. Il progetto, la politica strategica, lâ??ambizione  stessa, sono gli elementi che determinano il valore aggiunto. Tanto più che siamo in una fase liquida, dove  tutti gli elementi del sistema â?? utenze, offerta, tecnologie, reti, mercati, linguaggi â?? sono in fase di definizione, in un processo ancora tutto instabile.Dove  la volontà politica, in senso  pertinente e buono, deve poter determinare una bussola e dare al sistema un input di sviluppo. Questo è il versante su cui vedo ancora incertezza e  pensiero debole. Una riserva costosa di diritti senza un piano di sviluppo e di valorizzazione del sistema rischia di diventare una zavorra  mortale . In una fase in cui  audience e comportamenti sono destinati  sempre più a differenziarsi. Credo che su questo si debba aprire una vera discussione, ignorando per qualche settimana il compagno  Cattaneo , e ponendosi il problema di  base per una politica sana:  cosa  serve reralmente al  paese  nel campo della comunicazione audiovisiva?Meglio ancora : cosa potrà liberalizzare il mercato , liberalizzando concretamente anche le persone, produttori e consumatori che siano?Attraverso queste domande forse potremo anche capire chi sono i buoni e chi i cattivi. Chi sono i riformisti e chi invece gli inquinatori. Quali siano  le forze che vogliono dare al servizio pubblico un ruolo propulsivo  e chi  invece vuole solo ibernare forme senza più sostanza.
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