di Jean-Baptiste Sourou
Per una volta, i Grandi si sono sentiti costretti ad invitare gli scomodi poveri al loro tavolo. E li hanno invitati in numero mai raggiunto fin allora. Oltre a Obansajo della Nigeria, Wade del Senegal, Bouteflika dellâ??Algeria e il Sudafricano Mâ??Beki â??padriâ?? del nuovo piano di sviluppo per lâ??Africa (Nepad), il G8 non aveva invitato gli africani. Questa volta erano in sei. Un passo in avanti? Direi sì.
Certo Chirac e Blair hanno dichiarato alla fine del Summit di Gleneagles che non erano molto soddisfatti dei risultati raggiunti. Volevano fare di più per lâ??Africa. Blair ha addirittura dichiarato che lâ??aumento dellâ??aiuto non significa la fine della fame in Africa! Da un lato però, guardando il bicchiere mezzo pieno, posso affermare che la politica della â??stradaâ?? funziona.
Questo è il risultato positivo dellâ??ultimo G8. Gli altermondialisti, le Ong e anche la Chiesa dovrebbero riconsocere che hanno raggiunto una vittoria importante. Perchè? Primo già il fatto che lâ??Africa trova più spazio nellâ??agenda del G8 - Blair aveva iscritto lâ??Africa in primo piano allâ??ordine del giorno del Summit - poi la precedente ragione, il numero dei capi di Stato africani invitati, quindi la promessa di aumentare, ogni anno, di 50 miliardi di dollari lâ??aiuto globale ai Paesi poveri fino allâ??anno 2010. Gli Stati africani riceveranno 25 miliardi supplementari, cioè il doppio dellâ??aiuto attuale. Se non vi fossero state le pressioni della â??stradaâ??, le prese di posizioni forti ed inequivocabili delle Ong, della Chiesa sicuramente non saremmo arrivati a questo punto. Il bicchiere è mezzo pieno.
Bisognerà sicuramente spingere ancora lontano la battaglia contro la povertà , ci vorrà ancora coraggio e mai abbassare la guardia fino a quando i â??Potentiâ?? non prenderanno a cuore ed in toto i problemi dei Paesi poveri. Un appuntamento importante sarà la Conferenza dellâ??Organizzazione mondiale del commercio (Wto), a Hong Kong in dicembre. Bisogna sperare, lottando però.
So che dei Capi di Stato africani si dicono insoddisfatti, chiedendo la cancellazione totale del debito. Anche loro hanno ragione. Ma vorrei chiedere ad alcuni di loro cosa nasconde quella frenesia della cancellazione tutto e subito! Se non ci sarà una vera politica per accompagnare tale passo, giuro che la cancellazione avverrà , ma il giorno dopo, ci si ritroverà più indebitatati di prima. Prima ancora di chiedere la cancellazione bisogna capire ed affrontare di petto i meccanismi che in Occidente e in Africa sono alla base dei grandi debiti.
Le Ong dovrebbero ben pensare anche a questo. Poiché temo che i loro sforzi si vanifichino quando dopo la festa della cancellazione - mi auguro un giorno - si renderanno conto che lâ??indomani è più scuro ancora. Se i â??Potentiâ?? sono lenti, non è il caso di pensare bene a quale strategia mettere in atto perché dopo la loro decisione, lâ??amarezza non sia grande. Cancellare il debito, sì. Ma dopo? Forse la strategia che sta usando la Chiesa italiana in Africa (Guinea e Zambia) è da seguire: ottenere la cancellazione in cambio di progetti di sviluppo sociali.