di Giuseppe Giulietti
da l'UnitÃ
«Ho perso le elezioni amministrative, perché non ho potuto fare propaganda; i giornali, le tv, i poteri forti, sono tutti contro di me...», più o meno così si espresse Berlusconi nel corso della comparsata tv che volle regalarci dagli studi di Ballarò. Quelle espressioni suscitarono in tutti noi, legittimamente, sorrisi ed ironie.
Il presidente del Consiglio-editore era ed è invece davvero convinto di poter ribaltare ogni pronostico attraverso una campagna elettorale senza precedenti, fondata sullâ??uso massiccio del denaro e, soprattutto, sulla possibilità di disporre dellâ??interruttore unico delle tv. Di questa vera e propria ossessione bisogna tenere conto per tentare di comprendere la cosiddetta «vicenda Rai». Il signore delle tv non si fida neppure dellâ??attuale Consiglio di Amministrazione perché lo ritiene «poco affidabile» ed è ossessionato letteralmente dal cosiddetto «morbo di Staderini». Il terribile Staderini, in realtà , è solo un buon amico del presidente Casini, un uomo di impresa moderato e prudente che, tuttavia, ha commesso, agli occhi del capo supremo, lâ??imperdonabile peccato di aver seguito, a suo tempo, i consiglieri Donzelli e Zanda quando se ne andarono dal Consiglio della Rai in segno di protesta per lâ??espulsione dei Biagi, dei Santoro, dei Luttazzi, dei Freccero... Quelle espulsioni, tuttavia, erano state chieste e ottenute proprio dal capo supremo. Staderini, dunque, ha osato bestemmiare in chiesa...
Da allora Berlusconi ed il partito del conflitto dâ??interessi, hanno sempre avuto in odio chiunque, anche nel centrodestra, abbia cercato di ridare alla Rai un minimo di dignità politica, culturale ed imprenditoriale. Berlusconi non si fida neppure di questo Consiglio e teme che i tre commissari espressi dal centrosinistra possano trovare inedite alleanze, e non solo con il mitico Staderini, nel segno dellâ??autonomia e della libertà editoriale. Da qui la decisione di «buttare tutto in caciara»..., di bruciare tutti i candidati alla presidenza, di paralizzare ogni decisione, di tenere la Rai con la testa sottacqua. Berlusconi non è minimamente interessato alla ricerca di unâ??intesa che porti ad un Presidente ed a un Direttore Generale di garanzia, ma assai più prosaicamente intende creare le condizioni politiche per prendersi tutto o per tenere tutto fermo. La candidatura di Malgara (che ieri ha rifiutato) era una evidente provocazione, quasi uno sberleffo, che ha lâ??obiettivo di provocare una lunga fase di instabilità , di aprire la strada a squallidi trucchi tecnici e giuridici per arrivare a blindare il Consiglio o almeno a blindare lâ??attuale gruppo dirigente, tutto di assoluta fede berlusconiana, tutto arroccato attorno al Direttore Generale Cattaneo.
Questa spirale, perversa ed insidiosa, va spezzata con grande determinazione. Lâ??intera vicenda va ricondotta ad una discussione politica trasparente, pubblica, evitando qualsiasi scorciatoia. Piero Fassino ha già proposto di individuare una sede istituzionale e parlamentare, nella quale affrontare questa vicenda che ha ormai assunto la veste di una grande questione democratica, come peraltro ci aveva ricordato lo stesso presidente Ciampi nel suo unico messaggio alle Camere. Gli appelli sin qui lanciati da Prodi, da Fassino, da Rutelli, dallâ??intera Unione, sono stati lasciati cadere nel vuoto da Berlusconi che si è ormai assunto lâ??onere di condurre in prima persona la trattativa, relegando in uno sgabuzzino il ministro Siniscalco al quale la legge assegna tuttavia il potere di proposta, di nomina e di vigilanza. Il ministro ha ormai alzato bandiera bianca, venendo meno alla sua funzione istituzionale. Il ministro ha taciuto quando il presidente del Consiglio, in prima persona, ha bocciato il candidato dellâ??Unione Petruccioli. Il ministro ha taciuto quando la sua maggioranza, in modo inequivocabile, ha bruciato la candidatura di Monorchio. Il ministro non ha esitato, invece, a nominare, come consigliere espresso dal suo ministero, Angelo Petrone, dirigente di Forza Italia, uno di quelli che aveva partecipato allâ??espulsione di Lucia Annunziata dalla Rai. Il ministro non ha esitato neppure ad indicare il nome di Malgara per la presidenza; ben sapendo di prestarsi ad una provocazione da quattro soldi nei confronti delle opposizioni e non solo delle opposizioni. Il ministro vigilante, in questo modo, sta partecipando alla distruzione di un grande patrimonio industriale nazionale e allâ??ulteriore distorsione di un mercato che è già saldamente controllato dal suo presidente del Consiglio. Dove è finito il professor Siniscalco liberale e liberista? Come racconterà questa storiaccia alla Commissione europea che si sta già occupando di altre anomalie nazionali? In realtà anche il ministro Siniscalco è una delle tante vittime del conflitto di interessi con lâ??aggravante che ha accettato di prestare la sua faccia e la sua firma ai voleri del capo supremo. Per queste ragioni e per strappare questa discussione ai rischi della clandestinità che genera qualunquismo contro tutto e contro tutti, sarà bene valutare lâ??opportunità di presentare nelle aule delle Camere una mozione di sfiducia nei confronti del ministro competente che costringa lui, il suo governo, e il presidente editore ad assumersi ogni responsabilità , ad affrontare una discussione pubblica sul conflitto dâ??interessi, sullâ??assetto dei media nella prossima campagna elettorale e, soprattutto, sul futuro di una grande azienda pubblica che qualcuno vorrebbe definitivamente trasformare in un satellite dellâ??impero berlusconiano. In ogni caso sarà bene individuare una sede istituzionale per verificare se esistano davvero i margini per unâ??intesa tale da segnare comunque la fine della stagione dellâ??intolleranza, della censura, delle liste di proscrizione. Questa è lâ??unica vera garanzia che si deve pretendere, in questo momento, da un candidato presidente e da un nuovo direttore generale, dopo quattro anni di vergognoso governo berlusconiano del servizio pubblico. Se lâ??estremismo di Berlusconi dovesse rendere impossibile persino questo minimo traguardo di civiltà e di decoro istituzionale sarà almeno chiaro a tutti che quanto sta accadendo è lâ??inevitabile conseguenza dellâ??irrisolto conflitto dâ??interessi del presidente del Consiglio pro-tempore, sempre più pro-tempore.