di Pietro Folena*
Anche se è apprezzabile il tono usato nella sua relazione alla Camera, le proposte antiterrorismo avanzate dal ministro Pisanu e quelle emerse in questi giorni sui giornali sono tuttâ??altro che tranquillizzanti. Oltre a quelle che hanno avuto maggiore rilevanza (il raddoppio del fermo di polizia, la trasformazione del possesso di documenti falsi in reato, peraltro legato automaticamente al terrorismo), inquietano anche le misure previste su telefonia e internet.
Sebbene Pisanu non abbia spiegato nei dettagli di cosa si tratti, da tempo il governo cerca di introdurre norme restrittive sul web. In particolare, sono emerse ipotesi di archiviazione obbligatoria delle e-mail da parte dei provider, archiviazione e trasmissione al Viminale degli indirizzi internet visitati, e finanche la possibilità di montare sulle dorsali degli apparecchi di intercettazione. Se anche una sola di queste idee stravaganti fosse attuata, tutti i cittadini-utenti sarebbero schedati in modo automatico e a loro insaputa. Dalla navigazione web alla posta elettronica, dal peer-to-peer allâ??audio-video, ogni attività sulla Rete potrebbe essere intercettata dalle autorità di polizia.
Attenzione: qui non si tratta di controlli su persone sottoposte a indagine su mandato della magistratura. In tal caso non ci sarebbe proprio nulla da obiettare, e anzi già oggi queste intercettazioni telematiche si fanno (così sono stati scoperti molti casi di pedopornografia). Qui parliamo di controlli generalizzati, di tutti gli utenti. Il pericolo per la privacy è quindi enorme. Ipotesi del genere, poi, sarebbero difficilmente attuabili. Non esistono dispositivi di memorizzazione talmente capienti da conservare tutto il traffico internet che si sviluppa in Italia.
E anche scegliendo di memorizzare solo una parte, i costi sarebbero proibitivi per le imprese del settore: ricadrebbero così in bolletta, oppure dovrebbero essere pagate dallo stato (e quindi sempre dai cittadini). Ma â?? si può obiettare â?? se queste misure fossero utili forse ne varrebbe la pena. In realtà non lo sono affatto, e sono banalmente aggirabili. A parte il fatto che câ??è da dubitare che i terroristi si scambino banalmente delle e-mail, se anche fosse così, è semplicissimo aggirare la â??data retentionâ?: basta aprire due caselle di posta elettronica su un provider di un qualsiasi paese estero. I dati rimarrebbero su quelle caselle e non passerebbero mai in una casella di un provider italiano.
Se poi si vuole stare tranquilli, invece di collegarsi ad Internet tramite un fornitore del nostro paese, è sufficiente farlo con un provider straniero. In questo modo nessun bit di quei messaggi passerebbe attraverso una rete dati italiana e non sarebbe quindi intercettabile (a meno che non si disponga anche un controllo di tutte le linee telefoniche, e questo ingigantirebbe ulteriormente i rischi).
Anche se la misura fosse europea (a parte le difficoltà tecniche di coordinare una gigantesca â??Echelonâ? tra 25 paesi) basterebbe collegarsi con un fornitore serbo o albanese, e il gioco sarebbe fatto. Insomma, misure di questo genere sono rischiose, in gran parte impraticabili e totalmente inutili. Esattamente come lâ??accanimento sullâ??immigrazione clandestina: i quattro attentatori della strage di Londra erano tutti cittadini britannici. Meglio lasciare perdere e dare più soldi alle forze di polizia e allâ??intelligence. Sarebbe più efficace e si eviterebbero grandi pericoli per il diritto alla privacy.