di Santo Della Volpe
“Attraverso i tagli del governo si legge un vero e proprio attacco all’intero mondo della cultura;non solo al Cinema, Teatro, Musica, ma anche alla ricerca ed alla Scuola che sono la base per lo sviluppo culturale di un paese. E sono tagli violenti, ingiustificati, senza nessun criterio, perché quello che manca è un progetto culturale,una visione culturale per il futuro”. Giulio Scarpati, attore conosciuto ed amato dal grande pubblico ma anche segretario del SAI (sindacato degli attori), parla con l’amarezza di chi non vorrebbe dire certe cose del nostro paese, ma che deve farlo per poter guardare al futuro con qualche speranza: il futuro appunto, quello al quale hanno pensato tutte le associazioni e sindacati che scendono in piazza lunedì a Roma, in piazza Navona, dalle 15 in poi; proprio con lo slogan “La cultura è futuro”,per “la cultura, l’informazione, la ricerca, la conoscenza”, che unisce con il MOvem09, i sindacati CGIL-CISL-UIL, l’USIGRAI e la Federazione Nazionale della Stampa.
“La cultura deve essere intesa come fattore di sviluppo, non come una palla al piede, come un obbligo di finanziamento statale a fondo perduto” aggiunge Giulio Scarpati:” la cultura è investimento che produce effetti benefici non solo sulle persone, facendone crescere come cittadini e non come consumatori, ma con ricadute economiche forti sul paese, che somma le sue risorse monumentali, artistiche , paesaggistiche , alle opere teatrali, liriche, musicali e cinematografiche. Vere e proprie risorse di questo paese”.
C’è forse bisogno di razionalizzazioni, sviluppo, più che di tagli delle risorse…
“Assolutamente. Noi non siamo contrari a razionalizzazioni delle spese,a migliorare , cambiare le risorse, ma con una prospettiva di futuro, di sviluppo che guardi al domani con una voglia di cambiare che renda la cultura più forte e radicata in questo paese. Invece la sensazione che si ha è che la manovra faccia tagli senza criterio, considerando la cultura come residuale”.
La manifestazione di lunedì 7 giugno è contro ogni tipo di bavaglio; anzi, si chiede chiaramente che la vita culturale,la conoscenza,la ricerca vadano potenziati e rilanciati; ma si chiede anche libertà di culture e libertà di informazione. Quindi c’è un impegno del mondo culturale a favore della libertà di stampa e contro il bavaglio della legge del governo sulle intercettazioni attualmente in discussione…
“Mi sembra che in Italia si voglia instaurare una informazione che dica solo quel che va bene, che non ci possano essere più voci critiche, che la critica invece di essere uno stimolo, venga vista come una minaccia, un disturbo verso chi manovra…La sensazione è che i cittadini debbano diventare sempre più passivi, accettare tutto quello che fa chi governa, perché tanto ci pensano loro a fare…tu cittadino devi fidarti e stare tranquillo, non disturbare né criticare mai il governante …è un brutto modo di considerare la democrazia….direi anche un ritorno al passato di almeno 60 anni fa, al periodo del Minculpop…senza voler fare con questo parallelismi che sono impossibili e sarebbero sbagliati da un punto di vista storico…però l’idea che in qualche modo l’informazione debba stare attenta a parlare, al fatto che meno si parla di certe cose meglio è, che si vogliono minacciare di chiusura trasmissioni televisive di informazione e giornalistiche che non sono schierate ,ma che vogliono fare solo informazione su certi argomenti, significa solo che si vuol affermare il principio del’ meno si parla di certe cose, meglio è’ . Questo per me significa che si vuole un cittadino suddito e non un cittadino-cittadino”.
Anche per questo lunedì scende in piazza la cultura italiana.