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Brescia: Eldhy e Noureddine, vittime dello stesso clima repressivo?
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di Bruna Iacopino

Brescia: Eldhy e Noureddine, vittime dello stesso clima repressivo?

Com’è possibile morire d’asma in una cella italiana nel 2010? Questo è uno dei tanti interrogativi che aleggiano sulla morte di Elhdy Seyou Gadiaga, cittadino senegalese di 36 anni, da 15 anni in Italia, fermato a Brescia nel pomeriggio di venerdì e morto domenica mattina, ufficialmente dopo un ricovero d’urgenza in ospedale, alle 8.45 del mattino. La risposta a questo primo inquietante interrogativo, potrebbe arrivare già domani, in seguito ai risultati dell’autopsia… ma non basterà a placare le tante troppe domande, che i famigliari di Eldhy, la comunità senegalese, i legali e l’Associazione diritti per tutti pongono con forza, non potendo accettare la versione ufficiale del “malore improvviso”.
Se, infatti, sono certi l’ora e le modalità del fermo ( essendo presente un testimone) non è certa tuttavia né l’ora né la dinamica della morte, avvenuta, dicono dalla Questura, alle 8.45 in ospedale.
Infatti, precisa al riguardo Umberto Gobbi, presidente dell’associazione diritti per tutti che sta seguendo da vicino la vicenda: “Eldhy soffriva di una grave forma d’asma e immediatamente aveva fatto presente la cosa, sia al momento del fermo che successivamente in caserma… già venerdì sera ( e questo lo comprova un testimone perché si trovavano in cella in quattro) deve fare ricorso alla bomboletta di farmaco anti- asmatico perché evidentemente comincia ad avere degli attacchi. Sabato pomeriggio gli altri vengono rilasciati mentre lui viene trattenuto per essere processato il lunedì perché inottemperante a un ordine di espulsione del questore.” “Da sabato pomeriggio, dunque- continua Gobbi- a domenica resta solo in questa cella fredda, priva del riscaldamento con solo un paio di coperte, dopo che la sera precedente aveva avuto un attacco d’asma…”
Inevitabile dunque chiedersi, come fa Diritti per tutti: “Eldhy è stato male durante la notte? Ha chiesto aiuto e non è stato assistito a dovere? è stata garantita l’assistenza sanitaria di cui necessitava? E’ stato insomma a lui garantito i diritto alla vita e alla salute come sancito dalla nostra Costituzione e che spetta alle istituzioni, in questo caso le forze dell’ordine, garantire?”
Questioni che al momento rimangono interamente aperte e al vaglio della magistratura, che, sull’episodio ha aperto un fascicolo di inchiesta.
Ma la morte di Eldhy si collocherebbe all’interno  di uno scenario ancora più complesso, in una città, Brescia, in cui alle proteste contro la sanatoria truffa avrebbe fatto seguito un intensificarsi di controlli vessatori e fermi per strada a carico delle comunità di immigrati. Lo stesso fermo di Eldhy avviene infatti, denuncia Gobbi, a ridosso dell’ennesima manifestazione di piazza tenutasi sabato e che ha portato nuovamente in strada 3.000 persone tra immigrati e anti-razzisti.
Mentre lunedì vittima dello stesso meccanismo è stato Noureddine, cittadino marocchino, tra i rappresentanti di spicco del presidio “sotto la gru”, rappresentante della comunità marocchina, fermato e tradotto quasi immediatamente nel Cie di Modena. Per lui, come già successo tempo addietro per Mimmo e altri 10 egiziani si profila l’ombra dell’espulsione immediata.
Noureddine, racconta il presidente di Diritti per tutti, è molto conosciuto a Brescia perché molto attivo nel mondo del volontariato, anche all’interno della parrocchia di San Giovanni, persona che gode di stima e affetto da parte della società bresciana, solo l’ultimo, in ordine temporale, dei migranti colpiti da provvedimenti di carattere vessatorio. “Molte delle persone che hanno preso parte alla protesta si sentono ormai braccati” denuncia Gobbi.
Protesta che, di fatto, ha avuto questo come unico risultato: fermi ed espulsioni, ma nessuna trattativa e nessuna apertura da parte istituzionale.
Lunedì pomeriggio il prefetto di Brescia ha tenuto a ribadire, infatti, le posizioni inizialmente espresse: il consiglio territoriale per l’immigrazione si occuperà esclusivamente delle problematiche concernenti i possessori di permesso di soggiorno, nessuno spazio per la vertenza degli immigrati truffati. Porte in faccia dunque ai lavoratori immigrati senza regolare permesso, ma anche a sindacati e Diocesi che in qualche modo si erano fatti garanti e portavoce della protesta.
E domani Brescia si prepara all’ennesima iniziativa di denuncia in quella piazza diventata il simbolo della lotta sulla gru. Per Eldhy, perché venga fatta chiarezza e per Noureddine.
 
Ascolta l'intervista a Umberto Gobbi


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