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Pagani: la politica di Pulcinella
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di Pietro Nardiello

Pagani: la politica di Pulcinella

Oramai in Campania, questo lo sostengo da tantissimo tempo, non ci si può più meravigliare di nulla. Se la situazione di questa Regione passata alle cronache nazionali prima per le guerre di camorra degli anni ottanta e duemila, poi per lo scandalo rifiuti, è allo sfascio, una ragione deve pur esserci. E questa ragione va necessariamente ricercata nell’assenza di cittadinanza, nel mancato sentimento per il bene comune e per l’incapacità, oggettivamente provata, di governare di una classe dirigente trasversale e multicolore che non fa altro che cercare di mantenere sé stessa al potere alimentando, a seconda delle esigenze, le clientele più svariate.
Nel dicembre dello scorso anno, in occasione del trentesimo anniversario dell’assassinio di camorra di  Marcello Torre, l’amministrazione comunale di centro destra di Pagani decise di intitolare una piazza all’avvocato ed ex sindaco della città alfosiana. Alla cerimonia le solite telecamere e anche il presidente della Regione Stefano Caldoro e di Libera don Luigi Ciotti. La piazza prescelta fu quella Del Corpo di Cristo, “un nome e un luogo storico per i paganesi” la cui maggioranza, però, mal digerì questa scelta dando luogo anche a dei comitati con i quali battersi per il ripristino del vecchio nome. Certo quella piazza rappresenta “la storia di Pagani, l’identità di un popolo” hanno sempre riferito gli amministratori ai tabloid locali, questo perché non erano riusciti a contenere il malumore di gran parte della cittadinanza che li incalzava. E Marcello Torre non è da ascrivere tra le pagine di storia di una comunità che ancora non riesce a distinguere ciò che è bene e ciò che è  male? La solita approssimazione nel governare la cosa pubblica si manifestò sin dalle prime ore di una giornata che avrebbe, invece, dovuto rappresentare, almeno simbolicamente una svolta culturale e politica. Ma con un colpo di coda, una pulcinellata  delle ultime ore, il consiglio comunale di Pagani ha deciso di revocare quell’intitolazione dimostrando, così, tutta l’incapacità decisionale, la debolezza di una classe dirigente che anche nei municipi riflette l’instabilità nazionale. Non occorrono ulteriori commenti, ma ritengo giusto e doveroso concludere questo piccolo intervento con le parole, affidate ad un comunicato, della vedova di Marcello Torre, la signora Lucia De Palma e la figlia Annamaria: “L’attività professionale, l’impegno politico e il martirio civile di Marcello Torre non hanno bisogno di riconoscimenti tardivi. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha voluto onorare con la medaglia d’oro e questo vale più di ogni inutile bega che, del resto, non ci appartiene”.

        
 


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