di Alberto Bobbio
Benedice i ragazzi di piazza Tahrir. Loda la protesta del popolo egiziano. Per la prima volta parla un cardinale che non sia egiziano. Accade a Dakar il giorno dell’apertura del Social Forum Mondiale. Il cardinale Thèodore Adrien Sarr, arcivescovo della capitale senegalese, nell’omelia della Messa che ha celebrato nella chiesa dei Martiri dell’Uganda per i cattolici della rete di Caritas Internationalis che partecipano al Social Forum (circa 1000 persone) ha detto che “le rivolte popolari contro coloro che confiscano il potere per se stessi, per i propri famigliari e per i propri amici come quelle della Tunisia e dell’Egitto” sono come “il sale della terra”, immagine e simbolo evangelico di cambiamento e di una vita migliore. Ha scelto un palcoscenico mondiale per sottolineare inoltre che bisogna “rigettare tutte le forme di corruzione del potere” per poter vivere e per considerare “l’autorità come servizio” e il “potere come servizio per gli latri e non per per se stessi”. E’ la prima volta dopo 13 giorni di battaglia nella grande piazza egiziana che si esprime con autorevolezza un membro del Sacro Collegio. Finora aveva parlato solo il cardinale patriarca dei cattolici copti. Ma le parole di Sarr sono importanti anche perché il porporato in un colloquio con alcuni giornalisti stranieri dopo la messa ha spiegato che le ragioni della rivolta egiziana vanno ben al di là dei confini del Cairo, coinvolgono tutto il Maghreb e il resto del continente africano: “Potrebbe essere una nuova primavera”. Le preoccupazioni del cardinale, uomo di punta della Chiesa africana, uno dei protagonisti del Sinodo speciale sull’Africa di due anni fa, sulle cui conclusioni il Papa sta scrivendo un’Esortazione apostolica che consegnerà personalmente ai vescovi del continente in novembre durante un viaggio in Benin, sono grandi. La sua analisi della situazione egiziana è indice di un’attenzione privilegiata dei vertici della Chiesa africana, e non solo di quella del Mahgreb, circa il disagio e il malcontento della popolazione di molte nazioni del continente. Sarr spiega che in Africa ci sono molte cose positive che i media di solito non raccontano, ma lo sviluppo resta bloccato dalla corruzione e da governi che non sono in grado di impostare politiche di sistema. C’è poi la questione dei conflitti innescati dal controllo di materie prime stretegiche, come accade in Congo, sui quali, ha spiegato Sarr, la prima responsabilità è dell’Occidente. Anche in Senegal si temeno proteste. Il presidente Abdoulaye Wade al potere da 11 anni, ha nei giorni scorsi abbassato i prezzi dei beni di prima necessità, ma i commercianti si sono rifiutati di ritoccarli. Il problema principale è la mancanza di energia elettrica che provoca black aut lunghissimi. Ma mancano anche i soldi per i dipendenti pubblici e due giorni nella città di Thies ( 100 Km a su di Dakar) ci sono stati scontri tra la polizia e gli studenti, che protestavano per lo sciopero degli insegnanti, i quali a loro volta avevano incrociato le braccia perché il governo non paga gli stipendi. Dunque anche il tranquillo Senegal sotto la sabbia che il vento spinge dal deserto fin sulla costa dell’Oceano, cova rancori verso una classe politica che non riesce ad impostare una politica sociale, ma decide invece di dar vita alla compania aerea nazionale andando all’arrembaggio della compagnia belga che atterra a Dakar una volta al giorno in una lotta di carte da bollo, permessi negati e ritirati dietro a cui ci sarebbe il figlio imprenditore del presidente. Ma il cardinale Sarr mette in fila tanti Stati africani, dove la democrazia fatica e la gente è sempre più esasperata della corruzioine dei leader locali. Insomma impariamo dall’Egitto e facciamo sentire sulla piazza la voce della società civile. La Chiesa cattolica in Africa è stata sempre in prima linea circa i diritti umani e la denuncia di sistemi di potere nefasti, sostenuti dall’estero, per perpetuare la rapina di materia prime e un sistema di commercio iniquo. E il cardinale proprio alle Ong cattoliche presenti al Forum mondiale alternativo ha ricordato l’importanza dell’analisi e della denuncia: “La Chiesa deve combattere la tenebre dell’individualismo, dell’etnocentrismo e della xenofobia. Deve ricercare le cause delle sofferenze, denunciare e opporsi all’ingiustizia e operare per un cambiamento radicale delle regole del gioco dell’iniquo sistema economico a livello nazionale e globale”.
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