di Riccardo Cristiano
E’ stata la passione per la Divina Commedia a condurre Younis Tawfik dall’irachena Ninive in Italia, dove da anni insegna all’Università di Genova. E con lui abbiamo voluto commentare la vittoria di Piazza at-Tahrir. Ma cominciando dalla fine. Cioè chiedendogli subito chi seguirà Tunisia ed Egitto. “I prossimi regimi ad andare quanto meno in crisi saranno quello algerino e quello libico. Ma l’onda proseguirà, non si fermerà al Nord Africa. Questo è un uragano che andrà avanti fino a Damasco.”
Quindi a suo avviso è un evento epocale?
“Certo che è un evento epocale, storico, lo paragonerei alla Rivoluzione Francese anche se i paragoni non mi piacciono. Io credo che ci sia una lezione evidente: un certo Occidente ha sottovalutato il popolo arabo dal giorno dell’invasione del mio paese, l’Iraq. Adesso dall’Egitto gli arabi hanno risposto a quella sottovalutazione riprendendosi il proprio destino e la propria dignità. Questa è una pagina incredibile perchè è stata davvero la rivoluzione dei giovani. Abbiamo visto tutti come i giovani abbiano preso la guida della protesta, non l’abbiano delegata a nessuno, a cominciare dai Fratelli Musulmani che hanno avuto un ruolo marginale in tutto questo. La rivoluzione di Piazza at-Tahrir è stata giustamente definita la “rivoluzione di internet”. E questo ci dice qualcosa sui valori ispiratori di questo movimento. Internet è il simbolo della contaminazione, della comunicazione, dell’incontro, della conoscenza. Questi giovani si sono sentiti dire dagli anziani “noi non ce l’abbiamo fatta, ora sta a voi” e hanno deciso di farcela proprio nel nome di quello che grazie ad internet hanno conosciuto e riconosciuto come un modello politico universalemente valido. Voglio dire che i valori fondanti di questa rivoluzione sono nati vedendo, parlando, confrontandosi con altri giovani cher vivono diversamente, vivono liberamente, democraticamente. ”
“Qual è stata l’arma vincente?”
“Gli scioperi. Quando questa piazza, che oltre a protestare ha saputo anche pulire le strade e proteggere i musei al Cairo come ad Alessandria, quando questa piazza ha fatto irruzione nella realtà dei lavoratori, degli impiegati, degli operai, dei magistrati, degli avvocati, quando questa piazza ha spinto questi altri settori della società scendere in sciopero rivendicando ”dignità”, in quel momento ha vinto.”
Una piazza in gran parte musulmana ha chiesto libertà e democrazia. Ora potrà riuscire a fare di libertà e democrazia due valori islamici?
“Perchè no? Mi ha molto colpito che proprio in questi giorni dal Cairo, dall’Univeristà Islamica di al-Azhar, si parito un documento che in estrema sintesi chiede proprio questo, ripulire detti attribuiti al profeta, cambiare le spiegazioni di concetti islamici che sono stati deformati nel corso dei secoli. Sì, io credo che l’islam egiziano abbia le risorse per tornare ad essere un motore propulsivo. E non si dimentichi: questa rivoluzione ha capovolto un secolo di storia dicendo basta all’arbtrio e alla sopraffazione, quindi l’Occidente, i valori del mondo occidentale hanno certamente avuto un peso considerevole. Non è certo una rivoluzione contro l’Occidente.”