di redazione*
Il giudice monocratico del Tribunale di Salerno, dott. Ubaldo Perrotta, ha assolto il giornalista Enzo Palmesano (difeso dall'avvocato Salvatore Piccolo di Luigi, con studio legale in Sparanise) dall'accusa di diffamazione a mezzo stampa perché “il fatto non sussiste”. Il giornalista era finito sotto processo a seguito di una querela di Pino Romagnuolo, fratello della defunta prima moglie del potente e sanguinario boss mafioso di Pignataro Maggiore, Vincenzo Lubrano (quest'ultimo deceduto il 4 settembre 2007). Pino Romagnuolo, detto in famiglia “Zio Pino 'o mericano”, non aveva gradito alcune inchieste giornalistiche sul clan Lubrano pubblicate all'epoca dal quotidiano locale “Giornale di Caserta e – assistito dall'avvocato Carlo De Stavola – aveva presentato querela il 30 marzo 2004, ma non è riuscito a “trovare l'America” in sede giudiziaria incassando una dura sconfitta. A conclusione del processo, nel quale Pino Romagnuolo si era costituito parte civile con l'avvocato Rocco Trombetti (dello studio De Stavola-Trombetti) il pubblico ministero di udienza aveva chiesto la condanna del giornalista a quattro mesi di reclusione, ma evidentemente hanno avuto la meglio le argomentazioni del difensore dell'imputato.
Molto aspri i toni usati dall'avvocato Rocco Trombetti nei confronti del giornalista Enzo Palmesano, bollato incredibilmente come “ignobile”. Lo stesso avvocato Trombetti aveva portato all'attenzione del giudice parte della documentazione di una vertenza giudiziaria ormai archiviata tra il giornalista Enzo Palmesano e il pubblicista Ignazio Del Vecchio (noto peraltro per aver scagliato contro Palmesano l'epiteto di “professionista dell'antimafia”), ma non si è saputo se Del Vecchio fosse stato preventivamente informato da Trombetti della utilizzazione di tali atti rivelatisi anch'essi inutili e forse dannosi per Pino Romagnuolo. Tra i testimoni sentiti nel dibattimento anche il collaboratore di giustizia Antonio Abbate e l'ex direttore responsabile del “Giornale di Caserta” Francesca Nardi. Particolarmente impegnativo il lavoro difensivo svolto dall'avvocato Salvatore Piccolo di Luigi che ha dovuto integrare le fin troppo scarne informazioni fornite dalla polizia giudiziaria operante sulla complessa personalità del querelante Pino Romagnuolo. Ma ad inquadrare bene il personaggio di “Zio Pino 'o mericano” hanno contribuito in maniera precisa le carte dell'“Operazione Caleno” della Direzione distrettuale antimafia di Napoli (pubblici ministeri dott. Giovanni Conzo e dott.ssa Liana Esposito), dove vi sono sintomatiche intercettazioni ambientali tra lo stesso Pino Romagnuolo e il capomafia Vincenzo Lubrano.
Va ricordato che il giudice monocratico che ha assolto Enzo Palmesano, il dott. Ubaldo Perrotta, è un magistrato molto conosciuto perché estensore – con la dott.ssa Gabriella Piantadosi e il presidente dott. Daniele Cenci – di una storica sentenza del Tribunale di Potenza sulla “quinta mafia”, quella dei cosiddetti “Basilischi”, che imperava in Basilicata, illustrando all'epoca con settecento pagine di motivazioni depositate il 18 giugno 2008 gli elementi per i quali quella banda criminale avesse le caratteristiche (come la mafia, la 'ndrangheta, la camorra e la Sacra corona unita) dell'associazione per delinquere di stampo mafioso. Il dott. Ubaldo Perrotta aveva quindi tutti i requisiti di esperienza per capire al volo di che cosa si trattasse, quando al Tribunale di Salerno ha avuto di fronte l'imputato giornalista Enzo Palmesano e il querelante Pino Romagnuolo. E' finita come doveva finire, con l'assoluzione di Palmesano con la più ampia delle formule, appunto il reato di diffamazione a mezzo stampa “non sussiste”. Una bella vittoria per il giornalismo d'inchiesta.
*tratto dal blog pignataronews