Articolo 21 - ESTERI
Dove sei finita Asma?
di Tiziana Ferrario
Nelle prigioni siriane la tortura è una pratica quotidiana anche sui minorenni. La denuncia arriva da Amnesty International. Nel rapporto diffuso dall’organizzazione si parla di violenze durissime. 88 persone sarebbero morte in prigione durante i cinque mesi di sanguinose proteste e repressioni del regime, afferma Neil Sammonds, ricercatore di Amnesty sulla Siria. Tra loro anche dieci ragazzi. Le loro storie sono agghiaccianti. Hamza Ali al-Khateeb, solo 13 anni, scomparso il 29 aprile durante l'assedio e i disordini di Dera'a, è stato ritrovato morto con segni di percosse e il pene mozzato.
In un filmato visionato da Amnesty International , si mostra il corpo di Tariq Ziad Abd al-Qadr, un uomo di Homs, nelle condizioni in cui è stato restituito alla famiglia, il 16 giugno. I capelli sono strappati e ci sono segni sul collo e sul pene, probabilmente causati da scariche elettriche, e poi bruciature di sigaretta, cicatrici di frustate, ematomi e ferite da taglio. Homs e Dera’a sono le città nelle quali è avvenuto il maggior numero di morti e nelle quali da aprile ad oggi abbiamo visto scatenarsi la furia sanguinosa del presidente Bashar al Assad. Sarebbero 3000 le vittime di cinque mesi di repressione, hanno denunciato gli attivisti siriani per i diritti umani.
I giorni scorsi in un’intervista alla televisione di stato siriana Assad aveva annunciato l’introduzione di riforme che avrebbero portato alla nascita di altri partiti e a future elezioni legislative entro marzo 2012. Aveva ostentato sicurezza affermando che la situazione in Siria stava migliorando e che nessun innocente sarebbe stato punito. “Abbiamo già cominciato a punire chi si è macchiato di crimini contro il popolo siriano, siano essi militari o civili” aveva poi aggiunto minaccioso lasciando aperti inquietanti interrogativi sui parametri usati dal regime per valutare quanto, chiedere riforme e più democrazia, rientrasse tra quei crimini contro il popolo siriano. Anche in questi giorni di festa per la fine del Ramadan, quando le famiglie islamiche si riuniscono per celebrare l’eid el fitr, i fucili non hanno cessato di sparare in Siria e altri morti hanno insanguinato le strade, ad Hama e Damasco. Quando guardo le immagini della dura repressione in corso nel paese da parte delle forze siriane, non posso fare a meno di pensare all’incontro avuto a Roma con la first lady Asma Assad, giovane, bella, moderna, cresciuta a Londra educata in una scuola cattolica, costantemente messa a confronto con l’altra first lady del Medio Oriente, musulmana emancipata e impegnata, la regina Ranjia di Giordania. Asma era venuta in Italia invitata dal centro Pio Manzù per ricevere la medaglia d’oro del Presidente Napolitano per il suo impegno sociale. Mi aveva parlato della sua battaglia contro l’analfabetismo, contro la povertà, al fianco dei diritti delle donne, elemento di stabilità per il paese come madri, aveva detto, ma anche in primo piano negli affari, nell’economia nella politica e nella cultura. Anche sui giovani si era soffermata a lungo. “Il sessanta per cento della popolazione in Siria ha meno di 25 anni. La diffusione dell’istruzione, aveva aggiunto, fa apprezzare il sapere degli altri, aiuta il dialogo e tiene lontani dall’estremismo. In Siria, l’intreccio di culture e di etnie, determina una ricchezza tale che possiamo definirci moderati e secolari” . Aveva parlato di cambiamenti e di riforme. “ Il cambiamento, aveva affermato, deve avvenire da dentro con la partecipazione della popolazione che vi deve prendere parte attivamente… ci stiamo lavorando…...” Era solo tre anni fa. Probabilmente quella popolazione siriana di cui parlava Asma si è sentita pronta per voltare pagina, ma qualcosa in Siria si deve essere inceppato se al posto delle riforme sono arrivati i carri armati. Di Asma in questi mesi non si sono avute più notizie, forse riparata a Londra con i suoi tre figli, qualcuno dice anche con il patrimonio di famiglia. Di lei, sempre al fianco del marito sin dai tempi di Londra quando studiavano insieme all’Università e lui pensava di diventare oftalmico perché non era il predestinato per guidare il paese, non si sa più nulla. Cessato anche il contratto con una nota agenzia di pubbliche relazioni inglese che aveva il compito di curare l’immagine della first lady siriana. “Una rosa nel deserto” aveva titolato Vogue solo lo scorso marzo in un lungo servizio fotografico. Poi più nessuna apparizione pubblica, nessuna dichiarazione, nessuna foto. Ma dove sei finita Asma?
In un filmato visionato da Amnesty International , si mostra il corpo di Tariq Ziad Abd al-Qadr, un uomo di Homs, nelle condizioni in cui è stato restituito alla famiglia, il 16 giugno. I capelli sono strappati e ci sono segni sul collo e sul pene, probabilmente causati da scariche elettriche, e poi bruciature di sigaretta, cicatrici di frustate, ematomi e ferite da taglio. Homs e Dera’a sono le città nelle quali è avvenuto il maggior numero di morti e nelle quali da aprile ad oggi abbiamo visto scatenarsi la furia sanguinosa del presidente Bashar al Assad. Sarebbero 3000 le vittime di cinque mesi di repressione, hanno denunciato gli attivisti siriani per i diritti umani.
I giorni scorsi in un’intervista alla televisione di stato siriana Assad aveva annunciato l’introduzione di riforme che avrebbero portato alla nascita di altri partiti e a future elezioni legislative entro marzo 2012. Aveva ostentato sicurezza affermando che la situazione in Siria stava migliorando e che nessun innocente sarebbe stato punito. “Abbiamo già cominciato a punire chi si è macchiato di crimini contro il popolo siriano, siano essi militari o civili” aveva poi aggiunto minaccioso lasciando aperti inquietanti interrogativi sui parametri usati dal regime per valutare quanto, chiedere riforme e più democrazia, rientrasse tra quei crimini contro il popolo siriano. Anche in questi giorni di festa per la fine del Ramadan, quando le famiglie islamiche si riuniscono per celebrare l’eid el fitr, i fucili non hanno cessato di sparare in Siria e altri morti hanno insanguinato le strade, ad Hama e Damasco. Quando guardo le immagini della dura repressione in corso nel paese da parte delle forze siriane, non posso fare a meno di pensare all’incontro avuto a Roma con la first lady Asma Assad, giovane, bella, moderna, cresciuta a Londra educata in una scuola cattolica, costantemente messa a confronto con l’altra first lady del Medio Oriente, musulmana emancipata e impegnata, la regina Ranjia di Giordania. Asma era venuta in Italia invitata dal centro Pio Manzù per ricevere la medaglia d’oro del Presidente Napolitano per il suo impegno sociale. Mi aveva parlato della sua battaglia contro l’analfabetismo, contro la povertà, al fianco dei diritti delle donne, elemento di stabilità per il paese come madri, aveva detto, ma anche in primo piano negli affari, nell’economia nella politica e nella cultura. Anche sui giovani si era soffermata a lungo. “Il sessanta per cento della popolazione in Siria ha meno di 25 anni. La diffusione dell’istruzione, aveva aggiunto, fa apprezzare il sapere degli altri, aiuta il dialogo e tiene lontani dall’estremismo. In Siria, l’intreccio di culture e di etnie, determina una ricchezza tale che possiamo definirci moderati e secolari” . Aveva parlato di cambiamenti e di riforme. “ Il cambiamento, aveva affermato, deve avvenire da dentro con la partecipazione della popolazione che vi deve prendere parte attivamente… ci stiamo lavorando…...” Era solo tre anni fa. Probabilmente quella popolazione siriana di cui parlava Asma si è sentita pronta per voltare pagina, ma qualcosa in Siria si deve essere inceppato se al posto delle riforme sono arrivati i carri armati. Di Asma in questi mesi non si sono avute più notizie, forse riparata a Londra con i suoi tre figli, qualcuno dice anche con il patrimonio di famiglia. Di lei, sempre al fianco del marito sin dai tempi di Londra quando studiavano insieme all’Università e lui pensava di diventare oftalmico perché non era il predestinato per guidare il paese, non si sa più nulla. Cessato anche il contratto con una nota agenzia di pubbliche relazioni inglese che aveva il compito di curare l’immagine della first lady siriana. “Una rosa nel deserto” aveva titolato Vogue solo lo scorso marzo in un lungo servizio fotografico. Poi più nessuna apparizione pubblica, nessuna dichiarazione, nessuna foto. Ma dove sei finita Asma?
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