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Festival di Venezia: il cinema racconta l'immigrazione
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di Ahmad Rafat

Festival di Venezia: il cinema racconta l'immigrazione

Un tema così attuale e scottante come l’emigrazione non poteva non sbarcare alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. E gli immigrati a Venezia sono sbarcati veramente. Lunedi pomeriggio un gruppo di immigrati di Castel Volturno hanno raggiunto il Lido con un barcone. Sono i protagonisti di Là Bas, del napoletano Guidi Lombardi. Kader, Moussa, Esther, Billy, Fatima e gli altri vengono tutti da Castel Volturno. Il film, molto bello, è una storia di camorra e immigrazione. Un comando di camorristi assalta una sartoria di immigrati africani, sparando all’impazzata e uccidendo 6 ragazzi di colore. Nel film non ci sono solo immigrati “buoni”, ma anche quelli che come Moses gestiscono un traffico colossale di droga. In Là Bas, il cinema verità si confonde con la fiction dando vita a un film che racconta la storia dell’immigrazione senza cadere nel paternalismo.


“Io sono Li” è la storia di Shun Li, una donna cinese immigrata clandestinamente in Italia, che attende i documenti per avere suo figlio di 9 anni rimasto con il padre pescatore in patria. Gran parte della storia si svolge a Chioggia, non lontano dal Lido dove il film è in programma nelle Giornate degli Autori. Li, che lavora in un bar, stabilisce un rapporto di affetto, a tratti d'amore, con Bepi, un pescatore in pensione, anche lui immigrato in Italia ma oltre 30 anni prima. Li è vittima, non solo della mafia cinese che nel film c’è ma non si vede, ma anche dei pregiudizi e delle chiacchiere degli amici di Bepi e degli altri clienti che frequentano il bar dove lavora.


“Terraferma”di Emanuele Crialese è una storia di donne, una italiana e l’altra straniera. Il loro incontro sconvolge la vita di tutte e due. Poco dialogo tra le due donne che sono accomunate dallo stesso sogno: un futuro migliore per i propri figli. “Terraferma è un film che racconta una realtà che abbiamo davanti quotidianamente e che, senza intenti documentaristici cerca di trasformarla in una fiaba, avulsa dai tempi e dai luoghi reali”commenta così il regista Emanuele Crialese. Il messaggio principale del film è forse che ogni persona deve avere il diritto di cercarsi un altrove.
“Io sono: storie di schiavitù” di Barbara Cupisti è uno di quei film drammatici e di denuncia che ognuno di noi preferirebbe non vedere, perché sapere di vivere nel terzo millennio in un luogo dove ancora è presente la schiavitù, certo non fa onore alla nostra democrazia. Il film di Barbara Cupisti, racconta storie di quotidiana schiavitù di alcuni immigrati, come Mohammad, arrivato in Italia a 14 anni, o Dadir, approdato dalla Somalia, Solomon, ex bambino soldato costretto a fuggire. Le storie raccontate hanno in comune l’alto prezzo in denaro e in sofferenze che hanno pagato i protagonisti alle organizzazioni criminali specializzate nella tratta degli schiavi, per approdare in un mondo che loro sognavano migliore.


Dal Belgio arriva al Lido nella sezione Orizzonti “The Invader” del regista Nicolas Provost. Storia d’immigrazione e di amore, di illusioni e disillusioni e di speranze andate in fumo. Il protagonista, Amadou, è un emarginato in cerca di un posto nel mondo, innamorandosi della brillante e bellissima donna in carriera, Agnès, pensa di averlo trovato. Quando la realtà mostra di essere una bella illusione, ad Amadou non rimane altro che autodistruggersi nella terra che lo doveva accogliere.


La “Desintegracion” del francese Philippe Faucon, ha portato al Lido un altro aspetto dell’immigrazione, quello dei giovani delle banlieu, nati in Francia ma che si sentono stranieri in patria. “Oggi il terrorismo, con le sue minacce presunte o reali, appartiene alla vita quotidiana”, dice Faucon. “Il cinema-aggiunge- affronta spesso questo tema in modo superficiale e sensazionalista, puntando sull’effetto thriller”. Nel suo film Faucon, che è nato a Oujda in Marocco, cerca di capire perchè i giovani nati da genitori stranieri in Francia cercano una risposta al loro disagio nell’integralismo e nell’estremismo. Come dice lui stesso “più che occuparci del male dovremmo capire le sue origini”.
Di questi temi se ne parlerà anche alla tavola rotonda organizzata da Amnesty International, Cince città Luce, Rai Cinema e Articolo 21 con il patrocinio del Mibac, Ministero per i Beni Culturali, e dalla Mostra del Cinema di Venezia che si terrà il giorno 10 alle ore 15 presso l’Hotel Excelsior del Lido di Venezia alla quale parteciperanno oltre a rappresentanti istituzionali, di Articolo 21 e Amnesty International anche alcuni registi, tra cui Barbara Cupisti.

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