di Redazione
Questa mattina i manifestanti Rai in sciopero a Roma per tutto il turno di lavoro hanno improvvisato un corteo per girare intorno alla sede di viale Mazzini. Dalla postazione iniziale davanti all'ingresso principale, questa mattina chiuso si sono diretti davanti all'ingresso di via Pasubio, per oggi l'unico aperto. In un primo momento sono stati fermati a meta' della strada dalle forze dell'ordine. Poi il corteo, di circa 400 persone secondo fonti di polizia, ha potuto proseguire girando intorno al palazzo della sede, suonando fragorosamente le trombette per attirare l'attenzione di chi e' all'interno e battendo le mani rivolti ai piani alti. Nel frattempo e' stata chiusa Viale Mazzini al traffico.
Ben presto il numero dei manifestanti ha superato le 600 unità. ''Il contratto e' fermo da due anni, non si vede un cambio di strada ne' programmi nuovi. Questa e' un'azienda che non si sa che natura abbia'', aggiunge poche file piu' indietro Felice, programmista di via Asiago. Quasi commossa, Annalina ''da 36 anni in Rai'' che denuncia: ''Non abbiamo tecnologie, ne' supporti di nessun tipo e tra poco non avremo neanche le penne. Quella che vede qui e' gente che spende sangue per questa azienda. Siamo lavoratori veri, non finti''. Accanto a lei Claudio e Filippo, lavoratori atipici a Radio3. ''Si conta che gli atipici sono circa 2 mila su un bacino di 11 mila lavoratori - dicono - praticamente uno su 10 non riconosciuto dall'azienda. Siamo senza diritti, con contratti che dipendono da rapporti personali e per questo tutti ricattabili. Si parla di precariato giovanile, ma qui siamo tutti cinquantenni''. Subito dopo i manifestanti si sono diretti, in modo autonomo, al via XX Settembre per proseguire la protesta davanti al ministero dell'Economia, dove, dicono i rappresentanti sindacali, dovrebbe essere ricevuta una delegazione dei lavoratori.
"Articolo21 - afferma il portavoce Giuseppe Giulietti - è solidale con lo sciopero indetto da organizzazioni sindacali; uno sciopero così forte unitario e ampio non si registrava da tempo. E' la spia di un malessere profondo, del rischio effettivo di un pre-fallimento e richiede una risposta immediata da parte del governo e del parlamento. Alla Rai non serve un commissario liquidatore ma un gruppo dirigente eletto con criteri radicalmente diversi rispetto al passato capace di tagliare tutti i cordoni ombellicali non solo con governi e forze politiche ma anche con logge e consorterie".