di Stefania Limiti
Se l'appuntamento di Marsala doveva essere anche uno stato generale sull'informazione, la sintesi più efficace è stata di Sandro Provvisionato (autore, tra l'altro, del recente Doveva morire, sul caso Moro, con Ferdinando Imposimato): il giornalismo d'inchiesta sta bene, ha detto, i giornali non tanto..
Il primo Festival del giornalismo d'inchiesta, nato dalla felice idea del sindaco del Comune di Marsala, Lorenzo Carini, (in collaborazione con Sosia & Pistoia, Mismaonda, Comunico) un outsider del centro destra che ha dato prova della sua totale indipendenza, e dall'esperienza di Chiarelettere (www.chiarelettere.it <http://www.chiarelettere.it/> ) , l'editrice milanese animata da un altro uomo libero, Lorenzo Fazio, è stato senza dubbio un successo.
La tre giorni - 8, 9 e 10 maggio - svolta nella suggestiva cittadina siciliana ha visto un susseguirsi continuo di incontri, dibattiti e filmati, cioè la scuderia che Chiarelettere ha coltivato sin dalla sua nascita: ad ogni evento è stata registrata la straordinaria partecipazione di giovani e meno giovani, inchiodati alle loro sedie nonostante il cielo terzo e l'aria calda che invogliava anche ad altro.
L'idea del Festival era semplice ma coraggiosa, di questi tempi: proprio mentre i giornali chiudono le porte in faccia all'inchiesta - costa troppo, crea nemici perché scavare negli armadi dà molto fastidio - e preferiscono proporre reportage spesso ricchi e belli, ma privi dello sguardo profondo ed innovativo proprio dell'indagine, la rassegna di Marsala ha messo insieme il meglio prodotto dalle inchieste, mostrando la ricchezza ed il valore dei risultati. Dopo l'inaugurazione con un video registrato da Roberto Saviano - <<ora non c'è più alibi per chi sostiene che il giornalismo d'inchiesta non faccia vendera>>, ha detto - hanno preso la parola giornalisti noti e meno noti offrendo tutti con i loro lavori l'occasione di parlare di mafia e di criminalità organizzata, di terrorismo e stragi, servizi segreti clandestini, (Antonella Mascali con Lotta civile, testimonianze di familiari di vittime delle mafie, Nando dalla Chiesa, autore del recente Album di famiglia, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, autori di Profondo nero, e di un documentario per la regia di Paolo Maselli con intervista inedita a Pino Pelosi, sul quale hanno discusso Paolo Cucchiarelli e Andrea Purgatori, Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone, autori entrambi del film Il Sol dell'avvenire sulla nascita delle Br nell'esperienza dell'Appartamento di Reggio Emilia, L'Anello della Repubblica), ma anche argomenti come il precariato, gli stipendi d'oro e la legalità dell'economia (Gianni Dragoni e Giorgio Meletti, La paga dei padroni, inchiesta sul sistema retributivo degli imprenditori italiani, Luca Rastello, Il mercato sono io, testimonianza sul traffico di cocaina, Ferruccio Sansa e Marco Preve, Il partito del cemento, inchiesta sulla speculazione edilizia in Liguria, Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò, I cinesi non muoiono mai, le immagini del fotografo Michele Borzoni e da un professionista dell'informazione televisiva come Giorgio Fornoni, Antonio Castaldo, Un Paese di baroni, inchiesta condotta con Davide Carlucci sull'università e i concorsi truccati, le vittime della strada con Elena Valdini autrice di Strage continua che ha incontrato molti ragazzi nelle scuole della città).
Non poteva mancare una telecamera sul ruolo dell'informazione, sui bavagli e sulle leggi liberticide, sulle censure ed anche sulle autocensure: proprio in quelle ore veniva tagliata l'intervista a Vauro e Beatrice Borromeo - che hanno presentato con Marco Travaglio in anteprima Italia Annovero - senza che la conduttrice del programma Daria Bignardi emettesse un suono (il video della Borromeo che racconta la poco elegante discussione con Marano proposto da Blob è stata ripreso proprio in una della sala dei convegni di Marzala). Di alto profilo il dibattito con i magistrati Antonio Ingoia, il carismatico Roberto Scarpinato e Bruno Tinti (coordinato da Pino Corrias insieme a Luca Telese) di grande suggestione Oliviero Beha che nel suo recentissimo I nuovi mostri denuncia gli intellettuali, compresi i giornalisti, che pensano più al portafogli che al pensiero.
Il giornalismo d'inchiesta dunque è vivo e vegeto, produce, indaga: ma non trova sponde né ospitalità nelle testate. Perciò si è discusso anche della creazione del Centro per il Giornalismo d'inchiesta e di analisi, una proposta che prenderà corpo nei prossimi mesi e che è stata illustrata da Andrea Cairola, già funzionario dell'Unesco per la libertà di stampa nel mondo; si tratta di un mondo per dare strumenti ed opportunità a chi ha professionalità e passione ma non i mezzi e le tutele.
Infine, quello di Marsala è stato un palco ideale per annunciare l'imminente nascita di un nuovo quotidiano: la notizia non è freschissima perchè circola da un po' ma Il fatto, come ha spiegato Marco Travaglio, è un progetto che sta prendendo il via: non userà soldi pubblici e non parlerà di Cogne e varie. Tra pochissimo sarà avviata una campagna di abbonamenti per consentirne il prossimo lancio: i protagonisti di questa nuova esperienza sperano che tra gli italiani ci sia davvero voglia di una informazione senza bavaglio.