di Tana de Zulueta
Ho partecipato di recente ad un forum dell'Unità con colleghi della stampa estera. Alla domanda, inevitabile, sullo strapotere mediatico di Berlusconi e la sua conseguente strabiliante impunità, la migliore risposta l'ha data il corrispondente del settimanale tedesco 'Der Spiegel', Alexander Smoltczyk. Rispondendo, di fatto, alla domanda implicita di tanti italiani, "ma potrebbe succedere da voi?", Smoltczyk risponde così: "Se la Merkel avesse una relazione affettiva con un ragazzo faccia d'angelo di 17 anni, se la cancelliera avesse festeggiato il capodanno in compagnia dei "Chippendales", se lei fosse una "corruttrice" nota ai tribunali, se lei avesse nominato Helg Sgarbi, amante della "Lady BMW", Susan Klatten, ministro per lo sviluppo industriale, se la Merkel fosse di più ricchissima senza mai fare luce sulle fonti di questi ricchezza..." Tutto impossibile, naturalmente. Da noi, però, è successo.
Quella di Smoltczyk è una trasposizione in chiave tedesca non solo di quello a cui stiamo assistendo in questi giorni, con lo scandalo sempre più eclatante della giovane Noemi e delle sue consorelle, da promuovere, indifferentemente, vallette televisive o parlamentari, e dell'ultimo violento attacco alla magistratura -- indisturbato da risposte efficaci da parte di altri poteri dello Stato -- ma anche di un passato così pieno di offese alla dignità del paese, a cominciare dalle leggi su misura per scappare dalle sentenze, che ne abbiamo perso il conto.
Nessuno dei corrispondenti presenti al forum dell'Unità ha parlato di una morale italiana più permissiva, perché cattolica, a differenza delle pulsioni puritane di un mondo anglosassone dove il peccato dell'infedeltà può costare il posto a qualunque politico. Un teorema molto in auge nei salotti televisivi nostrani. Il problema del nostro è che è infedele in quanto bugiardo: almeno una delle numerose versioni che ha dato Berlusconi su tempi e modalità della sua conoscenza con la famiglia di Noemi Letizia dev'essere falsa. La morale protestante c'entra poco: "Il fatto è", scrive in un editoriale lo spagnolo El Paìs (tutto meno che puritano), "che Berlusconi, con sprezzo per le regole del gioco democratico, ha mentito sulla sua relazione con Noemi e si rifiuta di rispondere alle domande più elementari sul caso".
L'ultimo scandalo è così grossolano e così facile da capire (la storia perfetta da chiacchiere da bar) che non è detto che il nostro la faccia franca. Forse, nell'ebbrezza del potere apparentemente incontrastato, ha oltrepassato una linea rossa, una linea che non sta scritta nella legge, ma nella coscienza comune degli italiani. Vedremo. Quello che mi preoccupa, a questo punto, è che per rimanere in sella dopo un tale sconquasso Berlusconi avrà sempre più fretta di rivoltare le istituzioni democratiche del paese e attaccare o limitare, con ogni mezzo, le ultime postazioni di informazione libera, in primis nel servizio pubblico radiotelevisivo. Lo vedremo nell'imminente tornata di nomine Rai e con il terremoto dei palinsesti che potrebbe seguire.
E' ormai un fatto che le ultime vicende del laboratorio Italia stanno preoccupando, e anche parecchio, la stampa internazionale. Non è solo El Paìs, un giornale di sinistra, a avvertire che in Italia: "Le ultime decisioni del governo rivelano un crescendo inquietante di impunità morale", rimproverando Berlusconi e la Lega per avere "agitato la propaganda della paura del diverso per criminalizzare l'immigrazione". Anche Le Figaro e il Times di Londra, due giornali decisamene conservatori, hanno fatto critiche durissime. Il più preciso è stato il Financial Times, che ha sottolineato il modo in cui Berlusconi ha potuto plasmare l'opinione pubblica italiana "in modo incontrastato durante gli ultimi 15 anni". Gli aspetti della gestione berlusconiana del potere che il giornale giudica pericolosi sono l'attacco al Parlamento e all'indipendenza della magistratura e l'uso dei media. Insomma: "Una spietata demonizzazione dei propri nemici e il rifiuto di lasciare spazio ai poteri concorrenti". C'è già chi, come il Guardian e altre voci di sinistra, parla di ritorno al fascismo. Per il quotidiano della City Berlusconi non è un fascista, ma è certamente: "un pericolo, in primo luogo per l'Italia, e un esempio nefasto per tutti".
Solo "cattiva stampa" come si lamenta il nostro ministro degli esteri Frattini? Ancora più patetico il lamento dei politici nostrani che hanno attribuito le critiche all'invidia o ad oscure manovre per fermare l'offerta Fiat sulla Opel. (L'infaticabile Marchionne in tenuta sportiva e dall'inglese perfetto era stato trattato piuttosto bene dalla stampa tedesca.)
La verità è che il laboratorio Italia, dove si stanno sperimentando forme di governo populista felicemente consegnate al passato nel mondo democratico, comincia a preoccupare. In primo luogo chi lavora nei media e comprende il pericolo di un precedente simile in un momento di crisi economica e di grande trasformazione del mondo dell'informazione. Dobbiamo dunque dare seguito all'appello di Antonio Tabucchi e portare il caso dell'anomalia italiana per quanto riguarda la libertà dei media davanti alle istituzioni europee, in primo luogo al Consiglio d'Europa. Le nomine Rai fatte a casa del premier, le censure, l'intimidazione di autori, il conflitto d'interesse irrisolto, il monopolio pubblicitario, non sono degni di un grande paese europeo.