di Lucia Massarotti
Gli piaceva definirsi solo un cronista e raccontare, con un certo divertimento, gli anni passati al Resto del Carlino.
Spesso ho sentito mio nonno, Enzo Biagi, ricordare le notti in redazione, il rumore delle rotative, il profumo delle bucce d’arancia che bruciavano d’inverno, le chiacchiere con i colleghi e un’atmosfera che oggi non esiste più.
Ma qualche volta ci siamo chiesti quale sarebbe stata la sua strada se Arnoldo Mondadori nel 1951 non avesse letto i suoi pezzi di giovane giornalista bolognese sull’alluvione del Polesine.
E’ nata così, ripensando a quei racconti, l’idea della nostra famiglia di istituire il premio Enzo Biagi per aiutare un giovane che abbia voglia di fare il mestiere del “nonno”, come tutti lo chiamavano anche nelle redazioni, con coraggio e libertà, ad emergere dalla realtà, magari un po’stretta, del giornalismo di provincia.
L’appuntamento non poteva che essere a Pianaccio.
E l’ormai noto borgo dell’appennino tosco emiliano sabato 13 giugno, per la prima edizione, ha indossato il suo vestito più bello e non ha deluso le aspettative.
Il cielo era blu come può esserlo solo da quelle parti, come diceva il nonno “il blu dei Della Robbia”, il primo sole d’estate ha illuminato i boschi e i pianaccesi hanno dato, come sempre, il meglio.
Da Paolo Maini, grande restauratore, ma soprattutto grande organizzatore, a Paolo Piacenti, funzionario della Banca di Credito Cooperativo Alto Reno, istituto che ha voluto partecipare al premio, che in un attimo ha riunito il coro montanaro, alle donne di Pianaccio, la vera anima dell’organizzazione. Ed è stato grazie a Matilde, Irene, Laura e Marina Gentilini se questa giornata è stata una vera, bellissima festa.
Così, sotto gli occhi commossi delle sorelle Biagi, che tanto hanno voluto questa giornata, sono stati premiati Francesca Lombardi, con il premio Enzo Biagi ,e Carlos Passerini ,con il premio della Banca di Credito Cooperativo Alto Reno, entrambi ventisettenni, una cronista della Gazzetta di Parma e l’altro del Giornale di Brescia,
da una giuria di grandi nomi: Sergio Zavoli, Loris Mazzetti, Stefano Jesurum, Rosaria Capacchione, Ferruccio De Bertoli, Bruno Manfellotto, Paolo Occhipinti e Giangiacomo Schiavi.
Nella piccola piazza incorniciata dalle montagne, in un’atmosfera quasi magica e fuori dal tempo, si sono seduti amici, parenti, paesani e giornalisti, tutti ad ascoltare il discorso del presidente Zavoli che ha parlato di libertà, democrazia e di giornalisti capaci di tenere “la schiena dritta”con l’attenzione e il ritmo di chi sta dettando un pezzo da prima pagina, mancavano solo i punti e le virgole e il fondo sarebbe stato pronto.
E poi, come nella migliore tradizione emiliana, tutti a cantare e ballare, tra una crescentina e un bicchiere di vino, fino a notte fonda. Con la speranza che questa giornata diventi un appuntamento fisso per chi ancora ha voglia di tenere la schiena dritta, di esprimere con coraggio e libertà le proprie idee, e perchè, anno dopo anno,ci siano sempre più giovani come Francesca e Carlos, che hanno lasciato un biglietto sulla tomba del nonno con scritte le sue parole “ ho scritto quello che potevo, non ho mai scritto quello che non volevo” e hanno aggiunto il loro timido e affettuoso “grazie”.