di Marco Travaglio*
Come ha scritto il 'New York Times', "i giornalisti italiani si dividono in due categorie: quelli che lavorano per Berlusconi e quelli che lo faranno". Infatti l'Antitrust ha subito aperto un'istruttoria per "abuso di posizione dominante": contro Google Mauro Masi
La stampa italiana ha pudicamente ignorato o relegato in microtrafiletti l'articolo di 'Time' che la definisce "inaffidabile" in quanto parla "a una ristretta élite e mette in secondo piano le notizie". Del resto, se avesse riportato quelle critiche, magari per discuterle, non le avrebbe meritate. Sarà un caso, ma negli ultimi mesi sono cambiati una ventina di direttori fra tv e giornali. Tutti, o quasi, per ordine o su auspicio del presidente del Consiglio. In febbraio Silvio Berlusconi aveva invitato i direttori del 'Corriere' e della 'Stampa', Paolo Mieli e Giulio Anselmi, a "cambiare mestiere". L'hanno prontamente cambiato. Enrico Mentana gli stava sulle scatole: costretto a lasciare 'Matrix' e licenziato da direttore editoriale di Mediaset, Mentana ha avuto un'offerta da La7, subito bloccata da un veto di Palazzo Chigi: non sia mai che un giornalista cacciato dal Cavaliere si accasi in un altro posto. Non deve proprio esistere, un altro posto. Vedi quel che è accaduto alla Rai, i cui vertici sono stati nominati, per comodità, direttamente a Palazzo Grazioli: il direttore generale Masi e i suoi quattro vice; i responsabili di Rai1 e Rai2 (Mazza e Liofredi), nonché del Tg1 e del Tg2 (Minzolini e Orfeo); ma anche di Rai Corporation (Magliaro), Radio Rai (Socillo), dei Gr (Preziosi) e di Gr Parlamento (Berti, ex ufficio stampa di Forza Italia). Ora, se tutto va bene, il premier piazzerà pure Minoli a Rai3 con la benedizione del suo ultimo sponsor, Agostino Saccà. Sistemata la concorrenza, ecco gli house organ: Feltri lascia 'Libero' a Belpietro e passa al 'Giornale' lasciato libero da Giordano che trasloca a Studio Aperto al posto di Mulè che va a 'Panorama' dove sedeva Belpietro. Signorini intanto raddoppia: oltre a 'Chi', che sta a Palazzo Grazioli come 'Rinascita' stava a Botteghe Oscure, dirige anche 'Sorrisi e Canzoni'. Domanda ingenua: ma 'Il Giornale' non è di Paolo Berlusconi? Le pazze risate.
Feltri, ormai privo di freni inibitori, ha confessato a Cortina che al 'Giornale' di Paolo l'ha assunto Silvio: "Il 30 giugno ho incontrato Silvio Berlusconi.
Ogni volta che lo vedevo mi chiedeva: 'Ma quand'è che torna al 'Giornale?''. E io: 'Sto bene dove sono'. Ma quel giorno entrò nei dettagli, fece proposte concrete e alla fine mi ha convinto". Completa il quadro 'Il Mattino', che è di Caltagirone, ma ha scelto come direttore Virman Cusenza, ottimo notista politico e nipote di Dell'Utri. Ora, sai che sorpresa, Dino Boffo lascia 'Avvenire': essendo vicino a Ruini, era troppo sbilanciato a sinistra. E si auspica un cambio della guardia anche all''Osservatore romano', altro covo dell'antiberlusconismo militante. Poi, certo, ci sono pure direttori non nominati né sponsorizzati dal premier: sono quelli denunciati dal premier. Come ha scritto il 'New York Times', "i giornalisti italiani si dividono in due categorie: quelli che lavorano per Berlusconi e quelli che lo faranno". Infatti l'Antitrust ha subito aperto un'istruttoria per "abuso di posizione dominante": contro Google.
* L'Espresso, 04 settembre 2009