Articolo 21 - Editoriali
Ritorno all'EIAR
di Vittorio Emiliani
Qualche giorno fa, ironizzando, sottolineavo come la Rai stesse regredendo alla condizione dell'Eiar, l'Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, che gestì il monopolio radiofonico per conto del regime mussoliniano con quattro consiglieri nominati direttamente dal governo. Nel 1947 nacque la Commissione parlamentare bicamerale di Indirizzo e di Vigilanza con ruoli di garanzia. Nel 1952 nacque la Rai SpA con le azioni al 99,55 per cento in mano all'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) e la restante quota minima attribuita alla SIAE. In quel periodo il Ministero dell'Industria (poi delle Attività Produttive) aveva un ruolo. Anche se di secondo piano rispetto alle Poste. Tuttavia era la Commissione parlamentare bicamerale a vigilare sulla effettiva applicazione della convenzione fra Stato e Rai e del contratto di servizio. Con l'autoscioglimento dell'IRI nel 2002 si è molto indebolito, se non estinto, il rapporto fra Rai-Tv e Ministero dell'Industria. Ma il ministro Scaiola o non lo sa o finge di non saperlo e, senza neppure chiedere alla Commissione di Vigilanza le informazioni dovute, la salta a pié pari, accusa in proprio Michele Santoro e "Annozero" dei peggiori delitti e annuncia indagini, e magari sanzioni, dirette. Vedete che siamo tornati ai "bei tempi" dell'EIAR, cioè all'ente pubblico di Stato che dipende direttamente dal governo, dal suo capo, dai suoi ministri? Il governo si permette - anche grazie ai meccanismi della vergognosa legge Gasparri - di fare della Rai-Tv praticamente quello che vuole.
Contemporaneamente (e improvvidamente, a mio avviso) Vittorio Feltri riapre un altro fronte e propone sul “Giornale" che gli abbonati non paghino il canone Rai. Un'idea "rivoluzionaria": e se davvero tutta la Rai - con garanzie anti-trust - andasse sul mercato vivendo di pubblicità e senza più vincoli di sorta col governo in carica? Visto l'abisso in cui è stata sprofondata dai governi Berlusconi, sarebbe meglio per paradosso farne una concorrente diretta di Mediaset sul mercato degli spot, senza più limiti? Non credo che il Cavaliere e la sua famiglia ne sarebbero molto contenti. Certo, saremmo l'unico Paese europeo a non avere un solo canale finanziato col canone o con finanziamento pubblico diretto (vedi Spagna e Portogallo). Però pagare un canone per doversi poi sorbire i Tg1 di Minzolini e della Petruni e la Rai Uno invasa in prima serata da Carlo Conti e in seconda e oltre da Bruno Vespa è proprio una beffa delle più oltraggiose, delle più sanguinose. E il peggio, forse, deve ancora venire.
Contemporaneamente (e improvvidamente, a mio avviso) Vittorio Feltri riapre un altro fronte e propone sul “Giornale" che gli abbonati non paghino il canone Rai. Un'idea "rivoluzionaria": e se davvero tutta la Rai - con garanzie anti-trust - andasse sul mercato vivendo di pubblicità e senza più vincoli di sorta col governo in carica? Visto l'abisso in cui è stata sprofondata dai governi Berlusconi, sarebbe meglio per paradosso farne una concorrente diretta di Mediaset sul mercato degli spot, senza più limiti? Non credo che il Cavaliere e la sua famiglia ne sarebbero molto contenti. Certo, saremmo l'unico Paese europeo a non avere un solo canale finanziato col canone o con finanziamento pubblico diretto (vedi Spagna e Portogallo). Però pagare un canone per doversi poi sorbire i Tg1 di Minzolini e della Petruni e la Rai Uno invasa in prima serata da Carlo Conti e in seconda e oltre da Bruno Vespa è proprio una beffa delle più oltraggiose, delle più sanguinose. E il peggio, forse, deve ancora venire.
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