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Articolo 21 - Editoriali
All'Italia serve un'alternativa democratica per costruire un Paese più democratico e civile
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di Nicola Tranfaglia

Siamo arrivati al nocciolo dei problemi di potere che caratterizzano l’autunno di Berlusconi.
Ieri a Sofia ha detto, con grande chiarezza, quello che vuole: se i giudici non sono eletti dal popolo, come vuole la Lega e a lui non dispiacerebbe, è necessario che i gradi di giudizio da tre diventino uno e che chi è assolto la prima volta non possa esser più processato.

Un sistema che in Italia, o meglio in Europa, non è mai stato adottato perché contrasta con le garanzie fondamentali di ogni cittadino ma che esiste negli Stati Uniti.

Berlusconi, tuttavia, non sopporta neppure la Corte Costituzionale che negli Stati Uniti esiste e impedisce con una certa puntualità che il Congresso adotti e applichi leggi contrarie ai principi costituzionali.
Insomma, dal discorso di Sofia emerge un disegno che si avvicina molto a quello che io ho definito il populismo autoritario e che, rispetto al perdonismo di Peròn in Argentina, rappresenta un indubbio irrigidimento del governo e una sorta di “virtuale dittatura” dell’esecutivo.

Non siamo più alla “dittatura della maggioranza” che  Berlusconi di fatto attuava nelle precedenti legislature: siamo ormai all’appello finale al popolo e all’abolizione di una giustizia non subordinata a chi ha il potere, in particolare al capo carismatico che lo controlla.

Ma Berlusconi non ha in parlamento una maggioranza che gli consenta di ottenere una simile riforma della giustizia che, senza la presenza di una Corte Costituzionale, sarebbe assai vicina al ripristino del Far West. Potrà ottenere, se Fini continua ad avere solo qualche decina di seguaci, una maggioranza assoluta neppure larga.
E dunque dopo i lavori parlamentari dovrà esserci un referendum di conferma o di abrogazione come accadde nel 2006.

Ma Berlusconi, consapevole dei suoi straordinari mezzi mediatici e delle divisioni ancora esistenti nelle opposizioni, pensa di poter vincere il referendum successivo e far approvare una riforma della giustizia che toglie le garanzie approvate nel 1948 per i giudici come per gli imputati. Ci riuscirà?

Io dico di sì, se il Partito democratico non si sbriga a superare le sue incertezze e a scegliersi un leader che ricostituisca una coalizione di centro-sinistra in grado di sconfiggere il capo della destra. Ma per sconfiggerlo bisogna spiegare agli Italiani che un’altra Italia è possibile.

Come quella che ha sfilato a Roma in una grande manifestazione contro il razzismo e l’omofobia dopo che la Camera, con l’aiuto dell’UDC, ha bocciato la proposta di una legge contro l’omofobia.
Ma se il PD scegliesse una politica di alleanza con l’Unione di Centro e respingesse quella con l’Italia dei Valori e le altre forze della sinistra saremmo di nuovo in una situazione difficile e tale da favorire la vittoria di Berlusconi.
Siamo davvero allo scontro finale tra il consolidamento del regime populistico e un’alternativa democratica nel nostro paese.

Ma che significa oggi in Italia alternativa democratica?
Diciamo innanzitutto applicazione e difesa della costituzione repubblicana per quanto riguarda i diritti e i doveri dei cittadini e i rapporti nella società contemporanea.
Quindi accordo sulla laicità dello Stato e sulla separazione tra Stato e Chiesa secondo regole che vengono dal liberalismo cavouriano.

E ancora, la necessità di una politica economica che ponga al centro, secondo lettera e spirito della carta costituzionale, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Quindi l’importanza fondamentale dell’istruzione, come dell’educazione civile degli italiani: noi dobbiamo risalire le classifiche europee ed essere tra i paesi più avanzati, come gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone, che puntano sulla ricerca scientifica e sulle università come al motore essenziale per la crescita e la ricchezza della comunità.
E dobbiamo liberarci del cancro mafioso che controlla molte regioni del paese e avanza, invece che decrescere e cedere il posto alla legge e alla civiltà.

Insomma dobbiamo far capire che una coalizione unitaria di centro-sinistra può costruire un’Italia più avanzata e civile, in grado di far sentire gli italiani cittadini consapevoli dei doveri e dei diritti, vicini ai popoli di tutto il mondo che progrediscono in Europa come in Asia. O riusciamo a far questo o Berlusconi continuerà a vincere e a consolidare il suo regime che è antitetico a quello di una democrazia moderna.
Saranno i prossimi mesi a dirci se gli italiani si sveglieranno o continueranno a preferire Berlusconi.
www.nicolatranfaglia.com
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