di Bruna Iacopino
“A volte (anzi spesso) ritornano...” Non è il titolo di una nuova serie televisiva dedicata a zombie o vampiri, ma la lunga saga che vede come protagonista il ponte sullo Stretto di Messina ( la saga inizia nel 1866). Questa mattina il CIPE ha stabilito lo stanziamento di 8,8 miliardi di euro per la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche e per altri interventi medi e piccoli. Confermati, in questo pacchetto di stanziamento fondi, gli1,3 miliardi di euro destinati alla realizzazione del ponte, fermo restando, che ad oggi, il costo stimato ammonta a 6,3 miliardi. L'opposizione però non ci sta. L'opera, si era detto, non sarebbe pesata sulle tasche dei contribuenti perchè finanziata interamente da privati e ammortizzata grazie alla riscossione dei pedaggi. A dichiararlo era stato lo stesso Ministro Matteoli: “ A parte i lavori a terra – aveva dichiarto Matteoli a fine ottobre- tutta l'opera è costruita attraverso il project financing. Io mi arrabbio sempre quando mi chiedono, 'invece di fare il Ponte non si può realizzare un’altra opera ?'. Non abbiamo i soldi nel cassetto per poter scegliere, mentre il Ponte attraverso il project lo si fa".
Come rivelato dall'Espresso di qualche settimana fa, per ammortizzare completamente i costi, attraverso il pagamento dei pedaggi, ci vorranno circa sessant'anni. Sessant'anni di debiti che continueranno a pesare ancora una volta sui cittadini. Come se non bastasse non è detto che l'incremento del trasporto aereo e navale, che già negli ultimi anni ha visto una crescita considerevole non incrini ulteriormente il dato del traffico su ruote, vista anche la necessità ormai impellente di limitare le emissioni di idrocarburi nell'aria. Dubbi sul progetto vengono avanzati dai “tecnici”, uno fra tutti l'ingegnere Remo Calzona, tra i principali progettisti del Ponte sullo stretto di Messina ex coordinatore del relativo comitato scientifico, autore del volume intitolato "La ricerca non ha fine - Il Ponte sullo Stretto di Messina" (Dei - Tipografia del Genio civile, euron 80). Calzona nell'ambito di una serie di interviste rilasciate ai media nazionali non nasconde le sue perplessità per un progetto che definisce già obsoleto. «L'opera va migliorata perché non è ai tempi con la modernità e coi progressi fatti dalla scienza», così esordiva in un'intervista rilasciata il 7 marzo di quest'ano al Manifesto. “ Non so se riuscirà a soddisfare le esigenze dell'epoca contemporanea: alcuni problemi rimangono irrisolti, come l'impatto ambientale e la questione del vento, il cosiddetto galloping. L'opera è stata progettata negli anni '80 e da quel momento non ha subito modifiche sostanziali eppure la scienza è andata avanti, si è evoluta per combattere tutti quei fenomeni esterni capaci di recare danni.” continuava il professore. “ Fino a 10 anni fa sui ponti della Salerno-Reggio Calabria durante l'inverno si chiudeva il tratto stradale altrimenti i telonati si ribaltavano. Adesso con quello sullo Stretto c'è lo stesso pericolo, perché nel progetto non sono previsti gli alettoni. E sono trascorsi svariati anni. Certo si potrà rimediare ma spendendo ancora altri soldi.” Alla voce galloping sul sito www.ingegneriadelvento.net si legge : “ ...fenomeno di instabilità aerodinamica a cui sono soggette strutture snelle aventi sezioni non circolari. Essa consiste in oscillazioni di grande ampiezza dovute ad un carico di pressione oscillante per effetto dell'asimmetria dei flussi tangenziali che si instaurano sul corpo. Strutture sulle quali sono state osservate oscillazioni per Galloping sono ad esempio gli edifici alti, pali di illuminazioni e linee aeree di trasmissione ricoperte di ghiaccio...” Definizione tecnica che può meglio essere compresa facendo un esempio concreto: il crollo del Tacoma Narrows, ponte sospeso a campata unica, così come dovrebbe essere il ponte sullo Stretto di Messina.
Il rischio galloping va poi assommato agli studi sull'impatto ambientale, e sulla stabilità dell'opera, riflessioni che in questi anni hanno portato ad una prolificazione di studi e ricerche, come quello pubblicato nel 2006 sul giornale di geologia applicata e scaricabile anche on-line dal titolo: " Aspetti geologici e di stabilità per il Ponte sullo Stretto di Messina".
C'è infine dell'altro: l'ombra ineliminabile della malavita. A porre l'accento su questo aspetto è un giornalista calabrese, Claudio Cordova. Il titolo del pezzo già la dice lunga: “ L'ultima volta fu guerra di mafia”. Il riferimento è alla guerra di 'ndrangheta per il controllo della zona di Villa San Giovanni da parte di varie famiglie 'ndranghetiste. Ad avallare questa tesi voci autorevoli citate all'interno dell'articolo: quelle di Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, nel libro “Fratelli di sangue”, lo storico Enzo Ciconte in “Processo alla 'ndrangheta”, le sentenze del Tribunale di Reggio Calabria, “Ordinanza-Sentenza contro Albanese Mario + 190”, Reggio Calabria, 1998, il collabortaore di giustizia Filippo Barreca, e, per concludere “le dichiarazioni dello scorso 27 giugno, a Radio 24, di Giusy Vitale, prima donna capo del mandamento mafioso di Partinico (Palermo) e ora collaboratrice di giustizia: 'Tra Cosa Nostra e i calabresi, ci sono già stati contatti in vista dell’ipotesi della costruzione del Ponte sullo Stretto'...”