di Ambra Murè
Prima le tangenti intascate dal consigliere comunale di Milano Milko Pennisi, poi l’inchiesta della procura di Firenze sugli appalti truccati delle grandi opere dove, dopo i vertici della protezione civile e gli imprenditori, adesso emerge il presunto coinvolgimento di politici del centrodestra: dal ministro Altero Matteoli al coordinatore del partito Denis Verdini. Quest’ultimo indagato per concorso in corruzione. Infine il consigliere comunale di Cosenza Sergio Bartoletti (ex coordinatore provinciale del Pdl) in manette per truffa. Troppi nomi eccellenti del partito vengono in queste ore accostati a parole come corruzione e collusione. Una vera e propria bufera per il Popolo della Libertà, che rischia di trasformarsi in un boomerang da scontare in termini di consensi e voti. Comprensibile perciò l’ansia del premier Silvio Berlusconi che, non potendo mettere la mano sul fuoco per tutti i suoi uomini (come ha fatto e continua a fare per Guido Bertolaso), fa quello che ha sempre fatto: se la prende con i magistrati, accusandoli di voler riportare in vita il fantasma di Tangentopoli per condizionare l’esito delle elezioni regionali.
Poi però Milko Pennisi, beccato a farsi consegnare da un imprenditore 5 mila euro in un pacchetto di sigarette, dice: “Sì è vero: ho preso una tangente, ma la politica ha dei costi e si andava incontro a una campagna elettorale”. Davvero un fedele servitore del suo partito. Peccato che le sue parole sembrino appartenere a un’altra epoca: quella di Tangentopoli, appunto.
Con qualche differenza, però. Lo ha detto anche Gianfranco Fini: prima si rubava per il partito, oggi si ruba solo perché si è ladri. Ma non solo. Secondo l’ex magistrato Luigi De Magistris, oggi eurodeputato dell’Idv, sono cambiate anche “le tecniche e i meccanismi di corruzione”. Dalla valigetta di Mario Chiesa si è passati a qualcosa di più “moderno”: “Oggi – dice De Magistris - abbiamo le consulenze. Abbiamo le poste in bilancio nascoste. Abbiamo i conti all’estero. Abbiamo gli incarichi pubblici come prezzo della corruzione. Abbiamo addirittura il mercimonio del corpo femminile sempre più utilizzato come prestazione nell’ambito di un rapporto corruttivo”.
Eccola dunque la nuova faccia della corruzione. Quella che, secondo De Magistris, emerge bene dall’indagine della Procura di Firenze: “un sistema criminale che mette insieme pezzi importanti della politica (non solo del centrodestra, ma anche del centrosinistra), una parte di imprenditori professionisti e il crimine organizzato del terzo millennio”, popolato di colletti bianchi istituzionalizzati senza più coppole e lupare.
Se questo è il quadro, la domanda sorge spontanea: ci vorrebbe una Mani Pulite bis? “Ce ne sarebbe bisogno – dice De Magistris - ma non ci sono le condizioni. Perché in parte in questi anni la magistratura si è avvicinata al potere. E in parte manca la reazione degli imprenditori. Una volta gli imprenditori erano concussi, adesso invece chi vuole fare affari si siede attorno allo stesso tavolo di potere al quale, tranne alcune eccezioni, si sono sedute anche le forze politiche”. Della serie: si stava meglio quando si stava peggio.
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