di Claudio Rossoni
Fa molta impressione (oltre agli attacchi a gruppi editoriali e a trasmissioni tv) sentir dare del terrorista in Parlamento a un giornalista. Marco Travaglio è un giornalista scomodo per molti, perché è un archivio sempre aperto ed è un archivio dove non si nascondono i documenti. Non ci sono armadi della vergogna, a meno che non si consideri vergogna tutto il materiale cui Travaglio mette mano con tempestività, cercando con passione e con ironia di aprire gli occhi agli italiani.
Al servizio di certe procure e di certi magistrati, dicono i detrattori. Procure e magistrati che non risulta abbiano a libro paga Marco Travaglio, come – è dimostrato – Marco Travaglio neppure in vacanza era a libro paga di qualche personaggio “storto”. (E poi chi darebbe alle Procure i mezzi per comperarsi un Travaglio, quando non gli bastano i soldi nemmeno per le fotocopie?)
In Parlamento è stato Fabrizio Cicchitto a usare il termine terrorista per definire Travaglio, cercando di rappresentarlo come colui che ha armato la mano dello sciagurato che ha fatto il tirassegno contro Silvio Berlusconi in Piazza Duomo a Milano. Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, non uno degli innumerevoli peones della maggioranza. Cicchitto, uno da cui, nonostante i suoi noti trascorsi col grembiulino della P2 addosso, nonostante abbia riconquistato visibilità facendo il pupazzo del ventriloquo in tutti i Tg, sarebbe lecito aspettarsi, quando parla dai banchi di Monte Citorio, qualche senso di responsabilità. Tra i molti eccitabilissimi fans dell’unto di Arcore potrebbe persino succedere che ce ne fosse uno portato a dare credito alle sparate dell’onorevole e a volerle tradurre in punizione esemplare.
Attenti! Un giornalista che scrive parole libere, non conformiste, è un cittadino che tiene viva la voce della democrazia. Un parlamentare gerarchicamente in posizione elevata che lancia messaggi pericolosi è un cittadino che la voce della democrazia tenta di soffocarla. Solidarietà, dunque, a Marco Travaglio. Non è necessario condividere al 100% quello che dice e scrive, ma è necessario rispettarlo e farlo rispettare.