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Articolo 21 - Editoriali
Lettera da Bejing
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di Duilio Giammaria

La Cina è un puzzle di informazioni e segnali di difficile composizione. USA e Europa la guardano attraverso un binocolo che ha due lenti diverse: con un occhio guarda la questione della democrazia e dei diritti umani, dall’altra lente, la Cina appare come il soggetto forte il cui peso economico cresce ogni giorno di più.
Questo effetto di strabismo della leadership occidentale, trova da parte cinese un massiccio muro di difesa nazionalistica dell’autonomia del governo che si appoggia in modo abbastanza eloquente sui rapporti di forza economica.
La questione dei rapporti con la Cina diventa dunque ogni giorno più cruciale. La famosa profezia del 2015 anno in cui i rapporti USA-CINA sarebbero diventati la fonte di maggiore tensione internazionale, sembra avverarsi, con un po’ di anticipo.
La Cina rimane non solo il paese con la maggiore popolazione, ma anche quello che contiene forze etniche, sociali, culturali, di potenziale effetto centrifugo. Un paese in cui lo sviluppo sta aumentando in modo esponenziale le differenze sociali, che sembra non potersi permettere il dibattito su questioni esiziali come quella di “diritti umani” universali. Libertà di stampa e diritto di espressione dei singoli sono sottomessi ad una logica di un paese che invoca la cultura e consuetudine a far prevalere i bisogni collettivi anche a scapito delle libertà individuali.
Non è solo un’eredità del collettivismo maoista, ma di una profonda radice culturale, di una società millenaria in cui oggi la leadership comunista sembra rigenerarsi nel recupero della trazione confuciana.
Padre Matteo Ricci, il gesuita che 400 anni fa superò le diffidenze dell’impero Ming allora chiuso ermeticamente alle influenze straniere insegna che il dialogo, quando possibile, nasce da una profonda conoscenza della lingua ma anche della sensibilità di questo paese.
Pochi giorni fa l’inaugurazione di una mostra a lui dedicato al Capital Museum di Pekino è stata l’occasione per rinverdire la storia di questo personaggio sui cui testi ancora oggi i bambini cinesi imparano la geometria euclidea. Li Madou, il suo nome in cinese, è il simbolo di una complessa storia di rapporti tra occidente e oriente. Una storia ricca di suggestioni che ancora oggi possono indicare la strada di un dialogo possibile.

A Pekino Capital Museum “ Matteo Ricci”. La mostra è realizzata dalle Regione Marche.

 

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