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Articolo 21 - Editoriali
Milano, menato da tre bravi ragazzi
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di Elisabetta Reguitti

Menato da tre bravi ragazzi. E’ davvero un uomo fortunato Jean Claude il clochard svizzero che l’altra notte è stato  aggredito con violenza da tre ragazzi “normali”. Il 45 enne senzatetto è stato malmenato da tre ragazzi di buona famiglia che troppo annoiati dopo  una serata trascorsa nei  locali “fashion”  di Milano  hanno pensato bene di randellare l’uomo. Lo hanno  minacciato,  aggredito e picchiato con ferocia per due interminabili minuti usando  un manganello telescopico e un cacciavite.
Era quasi l’alba; Jean Claude stava camminando  lungo via Argelati.
All’improvviso  incrocia il primo dei tre (due hanno solo 20 anni mentre l’altro 24) che gli chiede una sigaretta. L’uomo  gli risponde di averne poche e  di non potergliene dare. Proseguendo il cammino però Jean Claude  si trova faccia a faccia con gli altri due che gli urlano di volere i suoi soldi.
Da quel momento si scatena il buio per Jean Claude: la furia  dei tre è senza controllo. Tentano di cacciargli un cacciavite nella gamba lo colpiscano con forza e senza pietà tanto da procurargli un trauma cranico e profonde ferite medicate più tardi al Policlinico.

Solo alcuni giorni fa in via Cantore, sempre a Milano  un uomo armato di una spranga aveva colpito Alfonso Mora che se ne stava rannicchiato in una cabina  telefonica diventata ormai il suo abituale rifugio e giusto un mese prima a Venezia un gruppo di giovani aveva bruciato  il giaciglio di cartoni di un barbone a due passi dalla chiesa dei Frari.
 “Erano giovanissimi: tre o quattro maschi e anche un paio di ragazze e li ho visti che spargevano un liquido per terra. Poi ho visto come una stradina di fuoco, e quell' uomo con le fiamme sul braccio che se le spegneva. Un orrore”. Aveva riferito un testimone. 

Un buon lavoro poi lo avevano fatto quei quattro giovani riminesi, incensurati e di buona famiglia, che per divertimento avevano cosparso di benzina e appiccato il fuoco a Andrea Severi di 44 anni mentre dormiva su di una panchina.
Mohamed Chamrami invece  è stato affogato nel lago di Garda  da alcuni  baldi giovani colpevoli di una “bravata”.  Tanto che uno dei genitori al  telefono aveva  rassicurato il  proprio figlio dicendo: “Non ti preoccupare non è grave quello che hai fatto” tanto Mohamed (soprannominato fantasma) era solo un senza fissa dimora,  immigrato e  magari pure irregolare.

A Roma poi un gruppo di ragazzetti  ha aggredito a pugni un immigrato cinese fermo con i sacchi della spesa alla fermata del bus senza dimenticare che a settembre dell’anno scorso  a Parma Bonsu Foster  studente italiano dalla pelle nera venne scambiato per un pusher;  picchiato a sangue da quattro agenti della polizia locale che gli urlavano “negro”.

Solo episodi isolati? Qualcuno li ha già assolti con il termine  “bullismo” rassicurando  tutti che non c’è niente di cui preoccuparsi perché tanto le vittime in fondo sono soggetti di poco conto:  senzatetto, ubriachi, sbandati e immigrati.
La violenza sui balordi perpetrata  da giovani, normali, bravi ragazzi di famiglia  non è un dolo bensì una colpa e per giunta lieve.

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